Testo di Giuseppe Amedeo Arnesano —
Le sale neoclassiche del Museo di Villa Pignatelli a Napoli, accolgono le trentatre opere di Elisa Sighicelli che raccontano un immaginario fotografico di rara bellezza. Con la mostra Storie di Pietròfori e Rasomanti, titolo letterario che si ispira al romanzo di Julio Cortàzar “Storie di cronopios e di famas”, si apre il secondo capitolo del progetto itinerante realizzato dopo l’intervento a Palazzo Madama di Torino.
Il raso, il marmo e il travertino sono dei supporti non convenzionali attraverso i quali l’artista entra in dialogo, utilizzando la fotografia come display, con lo spazio, la luce, le architetture e le opere della collezione di Villa Pignatelli, portando a termine un’ampia e scrupolosa operazione site specific.
Elisa Sighicelli ci racconta: “Ho fotografato i fanali delle carrozze, le specchiere antiche della sala da ballo, utilizzando la capacità trasformativa e evocativa della fotografia, lontana da uno scopo documentaristico. L’ossidazione delle specchiere antiche mi ha fornito un filtro attraverso il quale osservare l’architettura in modo inedito e pittorico, destabilizzandola e dissolvendola, da neoclassica e ordinata, in un’immagine oscura e fantasmatica. I fanali delle carrozze mi hanno incuriosito perché sembravano delle scatole magiche che contengono microcosmi dissolti in riflessi metallici. Entrambe le serie di fotografie sono stampate su raso lasciato libero di muoversi per rendere al meglio l’impressione di fluidità dei riflessi del metallo e del vetro e la loro brillantezza. Il fondamento del mio lavoro attuale è infatti la corrispondenza tra il soggetto delle fotografie e il supporto su cui sono stampate. In un mondo contemporaneo saturo di immagini virtuali, mi interessa restituire la materialità delle immagini e la loro tangibilità in uno spazio reale”.
Nel percorso espositivo i lavori dell’artista introducono il fruitore all’interno di un mondo figurativo sospeso, nel quale le visioni della Sighicelli appaiono come suggestioni oniriche, rarefatte e allo stesso tempo minuziose, definite e fortemente materiche. Queste inedite composizioni fotografiche, nascono da una ricerca analitica che l’artista innesca non solo nei luoghi oggetto di indagine, ma in particolare da uno studio e un’attenzione per i dettagli e i materiali pregiati, che si tramutano in raffinate narrazioni palpabili.
“L’origine del mio lavoro” – prosegue la Sighicelli – “è una ricerca intorno al linguaggio artistico e fotografico, ai temi della rappresentazione e alle modalità di percezione della realtà. Mi interessa trasformare dei dettagli quotidiani o consueti in perturbanti o immaginifici. A queste immagini cerco di conferire una fisicità tangibile, in bilico tra realtà e raffigurazione. Mi interessa lavorare con la materialità della fotografia, cercando soluzioni formali per estendere lo spazio della rappresentazione nello spazio reale dello spettatore e viceversa in un gioco tra la due e le tre dimensioni. Negli ultimi tre anni ho cercato di sviluppareulteriormente questa ricerca facendo coincidere il soggetto della fotografia con il materiale stesso su cui è impressa. Ad esempio ho stampato delle fotografie di dettagli di statue antiche di marmo direttamente su marmo. Le venature del marmo si fondono con la fotografia, rendendo indistinguibile il supporto dall’immagine, confondendo le venature reali della pietra con quelle fotografate. La fotografia non è più l’immagine di un oggetto di marmo ma diventa marmo essa stessa”.
Le sue sono immagini vigorose, impressionate su estesi teli di raso che impreziosiscono e amplificano il dato spaziale e quello oggettuale con illusionistici effetti luminosi, visibili nelle opere con i lampadari regali e in quelle con i dettagli degli specchi ossidati. Tessuti sul raso le ampolle e i vetri blu e bianchi di Murano, caratterizzati da riprese macroscopiche, creano forme fantastiche e soggetti di natura vegetale, dai quali si dipana un delicato riverbero di luce che dialoga con lo spazio espositivo. In mostra spiega Elisa Sighicelli: “Due stanze sono dedicate a fotografie di dettagli di vetri di Murano antichi appartenenti alla collezione di Villa Floridiana, anch’esse stampate su raso. La morbidezza e lucentezza del tessuto creano un effetto di liquidità che richiama proprio le caratteristiche di riflessione e la viscosità del vetro, evocando una dimensione sensoriale e pittorica. Queste opere, partendo dalla tradizione della natura morta, suggeriscono la profondità attraverso la relazione degli oggetti nello spazio ma ne confondono anche i piani spaziali e di realtà”.
Storie di Pietròfori e Rasomanti è un percorso espositivo intenso ed elegante che dall’interno dell’ambientazione architettonica, conduce lo spettatore a vagare e meravigliarsi anche all’esterno del Palazzo, fino a riscoprire gli scorci più suggestivi di alcuni monumenti napoletani, come il bugnato piramidale della Chiesa del Gesù Nuovo; in questo caso continua l’artista: “Non mi interessa documentare l’architettura ma usarla come possibilità di un set in cui gli spettatori possano proiettare i propri pensieri. L’opera a soggetto più architettonico in mostra a Villa Pignatelli è la fotografia del bugnato della chiesa del Gesù Nuovo di Napoli ed è stampata su travertino poroso per restituire la fisicità del soggetto e creare un cortocircuito tra le due e le tre dimensioni”.
Nelle ultime sale le candide pose di alcune statue greco- romane, provenienti dal Museo Archeologico di Napoli, da Villa Floridiana e dalla Centrale di Montermartini a Roma, si aggiungono agli scatti scelti da Elisa Sighicelli. In questo passaggio i miti e gli eroi della scultura classica con il loro gesti, attributi e atteggiamenti mutano e si adattano alla bidimensionalità e al puro cromatismo del marmo, dal quale emerge una sintesi figurativa che esalta le pose e restituisce ai corpi ambigui gli incarnati naturali, le volumetrie, la porosità e le venature delle differenti tipologie dei blocchi marmorei adoperati per le opere. “Mi interessa investigare la scultura antica per porre questioni contemporanee sull’origine della rappresentazione e sulla relazione tra l’oggettivazione del corpo e il desiderio. Alcuni lavori in mostra suggeriscono come la violenza sia parte dell’origine della tradizione figurativa occidentale. Ad esempio la fotografia stampata su travertino Untitled (7056) presenta il dettaglio di una scultura antica romana in cui un satiro sta cercando di violentare una ninfa. Untitled (8990) e Untitled (9015) sono fotografie di dettagli del Toro Farnese nella collezione del MANN di Napoli che rappresenta il supplizio di Dirce. Per vendetta due uomini hanno legato la donna ad un toro selvaggio che la sovrasta”.
Dopo la mostra napoletana il terzo e ultimo atto del progetto di Elisa Sighicelli sarà presentato al Castello di Rivoli presso Villa Cerruti. “Queste tre mostre” – conclude l’artista- “hanno la stessa impostazione, nel senso che sono tutte ispirate ai luoghi dei musei, Palazzo Madama, Villa Pignatelli e Collezione Cerruti, ma non sono un progetto unico. Sono accomunate da una riflessione sull’atto del vedere, sul ruolo e sulle possibilità della fotografia nella relazione tra rappresentazione e realtà, tra immagine e materialità”.