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La conversazione | before di Silvia Bächli al Museo Morandi di Bologna

I lavori creati per l’occasione rientrano stilisticamente nella pluriennale pratica astratta dell’artista, giocata sulla definizione del gesto pittorico come traguardo di un processo di risemantizzazione degli stimoli esterni

Testo e intervista di Matteo Carli 

Chiamati ad origliare come Harry Caul, l’investigatore privato interpretato da Gene Hackman nel celebre film La conversazione di Francis Ford Coppola. Certo non ascoltiamo di nascosto e nessuno ci paga per farlo, entriamo dalla porta principale all’esposizione di Silvia Bächli al Museo Morandi di Bologna, ma lo facciamo comunque in punta di piedi, come se non volessimo interrompere il discorso avviato tra l’artista svizzera e Giorgio Morandi. 

La mostra, curata da Lorenzo Balbi e rientrata nel programma di Art City 2025, vede a confronto cinque opere inedite di Bächli con otto nature morte appartenenti alla collezione permanente del museo, selezionate dalla stessa artista. Il titolo before, come spiega Balbi, «rimanda a una dimensione temporale e processuale condivisa da entrambi gli artisti. Morandi, con i suoi pigmenti grezzi e le tracce a matita sul tavolo, preparava meticolosamente i suoi “attori” – bottiglie e oggetti quotidiani – prima di fissare una composizione definitiva. Allo stesso modo, Bächli dedica un lungo periodo al “prima” del suo lavoro: sposta, osserva e ricompone i suoi elementi nello spazio, cercando il giusto equilibrio prima di finalizzare un’opera. Questa fase preliminare, apparentemente invisibile, è fondamentale per il processo creativo di entrambi». Un dialogo che comincia, dunque, nel silenzio della tela bianca, prima ancora che s’inizi a parlare pittoricamente, ma che si fa ancora più intenso nella pratica. 

Before, Silvia Bächli Veduta della mostra before di Silvia Bächli Foto di Valentina Cafarotti

I lavori creati per l’occasione rientrano stilisticamente nella pluriennale pratica astratta dell’artista, giocata sulla definizione del gesto pittorico come traguardo di un processo di risemantizzazione degli stimoli esterni, sul lavoro come «un avvicinamento a qualcosa che non conosco esattamente e che scopro solo nel fare», spiega la stessa Bächli in un’intervista rilasciata a Markus Stegmann nel novembre 2022. Se però spesso risulta complesso risalire al principio dell’astrazione, in questo caso l’origine estrattiva è esplicita, fornita dal confronto stesso, e nutre la conversazione pittorica: sorpresa dallo scoprire tracce di colori brillanti nelle nature morte morandiane, Bächli coglie i pigmenti inaspettati, per espanderli sul piano pittorico in campiture monocromatiche o bicromatiche. Un azzurro leggerissimo, un verde intenso, un acceso giallo ocra, si accostano ai bianchi, grigi e marroni, attori feticci di Morandi al pari dei suoi oggetti da composizione conservati nella casa-studio di Via Fondazza. Nascono così i Farbfeld, vere e proprie riflessioni pittoriche sul «cosmo tutto personalità» morandiano, come lo definì Carlo Ludovico Ragghianti, in cui Bächli parte dal pittore emiliano per incontrarlo a metà strada, senza rinunciare a niente di sé, in una ricerca dell’essenzialità che conserva i tratti poetici della sua arte.

Una conversazione sospesa tra poli opposti, eppure tangenti. Before and after: nella preparazione paziente, nel processo creativo come flusso continuo, nei modi differenti d’indagare il reale, nel traguardo della forma, unica vera ragion d’essere.

Cover: Before, Silvia Bächli Veduta della mostra before di Silvia Bächli Foto di Valentina Cafarotti

Before, Silvia Bächli Veduta della mostra before di Silvia Bächli Foto di Valentina Cafarotti