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KORA, dopo tre anni dalla sua fondazione | Intervista con i direttori

Con Paolo Mele e Claudio Zecchi, tracciamo un bilancio a metà percorso del progetto "Borgo del Contemporaneo”, dopo tre anni della sua apertura.

Il occasione dell’anniversario del quarto anno dalla sua apertura, abbiamo intervistato il direttore, Paolo Mele e il direttore artistico Claudio Zecchi di KORA: il centro polifunzionale dedicato al contemporaneo con sede a Castrignano de’ Greci, nella Grecia Salentina, a pochi chilometri da Lecce.  Nella lunga conversazione che segue, abbiamo cercato di fare il punto su alcune questioni fondanti di KORA: obbiettivi raggiunti, l’importanza delle residenze come strumento di indagine sul territorio; il lancio e l’importanza del progetto digitale  Kora Extended e la relazione di KORA con temi quali la sostenibilità e i cambiamenti climatici.
Il 4 luglio scorso, KORA ha inaugurato
la mostra SELVATICA, a cura del collettivo IUNO (Cecilia Canziani, Ilaria Gianni, Giulia Gaibisso). 

Il prossimo luglio KORA festeggia il quarto anno dalla sua apertura come luogo di produzione e ricerca multidisciplinare sul contemporaneo. Dopo questo lasso di tempo, mi raccontate come si sono trasformate le vostre ambizioni? Quanti progetti sono stati realizzati e quali obbiettivi avete raggiunto?

Sono stati anni straordinariamente intensi in cui sono successe cose inaspettate che hanno superato anche le nostre aspettative. Oggi Kora è un centro che racchiude in sé un museo, una biblioteca, un bar, spazi multidisciplinari che ospitano residenze mostre. Per non tralasciare l’importante lavoro sulla musica contemporanea che oggi ci vede come soggetto triennale riconosciuto dal Ministero nell’ambito dello spettacolo dal vivo con la rassegna Ogni Altro Suono. È aumentata la nostra collezione, così come il patrimonio librario, ospitiamo centinaia di artisti e ricercatori l’anno, consolidando un ruolo importante nel Sud Italia. Tutto questo senza fondi strutturali, ma con la sola abilità e un po’ di fortuna nel saper intercettare fondi e risorse. Lo spazio è ancora un cantiere aperto, con tanti lavori in corso che, quando ultimati, ci consentiranno di dare vita a nuove progettualità e sfruttare al meglio le potenzialità del bellissimo contenitore che ci ospita.
Tuttavia i processi a base locale richiedono un tempo lungo per consolidarsi ed essere accettati dalla comunità e sulla partecipazione c’è sempre tanto da lavorare.

Ex Situ, Luigi Coppola , 2023

Sostenete che uno degli aspetti più ‘vitali’ del progetto KORA siano le residenze d’artista: “la bussola attraverso cui proviamo ad orientarci per indagare le istanze del territorio, costruendo relazioni e sinergie.” In modo concreto come riuscite a trasformare una residenza in strumento di indagine per il territorio? Mi fate degli esempi concreti?

Ramdom nasce nel 2011 con una masterclass in residence biennale dal titolo Default. L’obiettivo della masterclass, ancora oggi uno dei nostri principali progetti, è quello di indagare attraverso l’invito di artisti e guests internazionali che coniugano un approccio teorico e laboratoriale, alcune tracce di ricerca a noi care come i temi della rigenerazione culturale, l’indagine sulle terre estreme e la produzione culturale nei territori marginali.

A questo tipo di approccio ne abbiamo affiancato nel tempo un altro che oltre alla ricerca tiene conto della produzione. In questo caso gli artisti vengono per un periodo di tempo variabile (una finestra di almeno due mesi), propongono un tema di ricerca e sviluppano il progetto. Lo staff di Ramdom (curatore, bibliotecaria, produzione, amministrazione) segue l’artista in tutti gli aspetti fino al momento della presentazione dell’opera, del corpo di opere o della mostra. Nella quasi totalità dei casi, oltre che alla ricerca su un tema specifico del territorio, gli artisti producono l’opera a livello locale. Questo significa creare una micro economia circolare che permette di fidelizzare i rapporti con tutti quei fornitori che nel tempo hanno collaborato e ancora collaborano con noi.
È questo il caso di Muna Mussie che ha continuato un ciclo di lavori di arte pubblica sul tema dell’Oblio indagando, per la residenza a Castrignano de’ Greci, la perdita della lingua grica con una performance collettiva il cui risultato finale è stato un tessuto sul quale è stata ricamata la scritta Channo (Io perdo). Matteo Nasini è partito dal vento come elemento naturale e peculiare delle coste del Mediterraneo per realizzare dei bassorilievi in pietra leccese scolpiti con una macchina a controllo numerico in collaborazione con una ditta locale (Bianco Cave).
In chiave strettamente concettuale, altri artisti hanno lavorato invece sulla memoria e il racconto del territorio. È il caso di Giuseppe De Mattia con i suoi Fatterelli, Driant Zeneli con Short Fairy Tales for Adults (Brevi favole per adulti), Matteo Pizzolante con Sapeva le forme delle nuvole e Bekhbaatar Enkhtur con Oasis.

Céline Condorelli, Deux ans de vacances, Installation view, Frac Lorraine, 2020, Photograph by Fred Dott

Oltre alle residenze, vorrei che mi raccontaste in cosa consiste Kora Extended, il progetto digitale che avete sviluppato assieme all’artista Emilio Vavarella?In generale, essendo una realtà la cui peculiarità è essere lontana dalle grosse città, l’aspetto della digitalizzazione e, in generale, un’attitudine aperta al digitale, può essere un aspetto decisamente potenziale per KORA. Mi raccontate il vostro punto di vista in merito?

Nonostante il Salento siamo ormai conosciuto e visitato da tanti, la nostra posizione resta sempre marginale e poco accessibile, purtroppo limitando lo spazio della fruizione e della partecipazione.
Kora Extendend ci consente di allargare l’interazione con il pubblico ampliando le possibilità relative alla fruizione delle opere, delle mostre già fatte (oggi fruibili a 360 gradi) ma anche fare un’esperienza virtuale dello spazio e allestire le opere della collezione creando da parte del visitatore la propria mostra e ‘giocando’ con le opere della nostra collezione. Kora_Extended sarà inoltre il luogo dove sperimenteremo la possibilità di invitare artisti a realizzare mostre nate appositamente per il digitale e produrre nuove opere per la collezione.
La sfida è quindi quella di potenziare gli strumenti di mediazione affrontando il linguaggio dell’arte contemporanea in modo accessibile cercando, però, di non abbassare mai il livello della proposta culturale.

Uno dei temi tra i più importanti e sentiti di oggi è la ‘sostenibilità’. Come questo tema taglia trasversalmente i progetti sviluppati da KORA? Avete delle prospettive di sviluppo su temi come la sostenibilità e i cambiamenti climatici?

Kora_Zero, così abbiamo chiamato il nostro progetto sulla sostenibilità, si pone come obiettivo quello di rendere appunto sostenibile l’intera filiera delle nostre attività e progetti, a partire dallo spazio che gestiamo, Kora – Centro del Contemporaneo, per poi proseguire con gli appartamenti utilizzati per le residenze, la movimentazione delle attrezzature e degli allestimenti, gli spostamenti del personale e degli ospiti, continuando infine con attività di sensibilizzazione rivolte ai nostri utenti e alla comunità.
Come abbiamo più volte detto l’operato di Ramdom si caratterizza per le sue attività di progetto in ambiti remoti e difficilmente accessibili attraverso l’invito e la scelta di portare artisti, curatori, designer, operatori culturali, ricercatori a lavorare nell’estremo lembo di Puglia, in quelle cha abbiamo ribattezzato terre estreme. Ma l’organizzazione di mostre, residenze artistiche, concerti e conferenze in un territorio in cui i trasporti pubblici non garantiscono l’accessibilità a spazi e luoghi del territorio extra cittadini (fuori Lecce) e le aziende specializzate in allestimenti museali ed artistici sono pressoché inesistenti, diventando attività che hanno importanti ricadute sull’ambiente per la quantità di emissioni di Co2 e la produzione di scarti e rifiuti.
Attraverso questo progetto proviamo, dunque, a rendere quanto più possibile sostenibile la filiera delle attività e dei servizi che offriamo, estendendo anche l’offerta ad altri soggetti partner e non. 

Mi raccontare progetti futuri che avete in cantiere?

Il prossimo 4 luglio inaugureremo la mostra SELVATICA, a cura del collettivo IUNO (Cecilia Canziani, Ilaria Gianni, Giulia Gaibisso) con cui continua il lavoro di ricerca e produzione artistica che RAMDOM sviluppa in Puglia. Selvatica cerca di restituire attraverso lo sguardo di artiste il modo in cui oggi l’alleanza con il selvatico, l’inaddomesticabile, l’animale restituisce  al mostruoso il suo volto. La mostra sarà visitabile fino al 18 gennaio 2026, gratuita e accessibile per tutti.

In generale, il 2026 sarà per noi un anno cruciale: si chiuderà il primo quinquennio di programmazione e si aprirà il secondo. Nel primo quinquennio abbiamo operato come una Kunsthalle attraverso residenze, o progetti espositivi in senso stretto, che potessero valorizzare la nostra visione, il nostro operato e che ci dessero un posizionamento sul territorio. Senza scordare il lavoro fatto attraverso la biblioteca che ci ha permesso di lavorare con associazioni locali e scuole.

Il lavoro fatto rispetto alle arti visive è stato, in questo senso, più articolato perchè oltre al territorio ha dovuto tener conto di una scala più ampia: quella nazionale e internazionale. Questo è avvenuto attraverso i progetti Italian Council di Celine Condorelli, Luigi Coppola e Lucia Veronesi che hanno avuto, questi ultimi due in particolare, una ricaduta anche sul territorio in termini più concettuale, nel caso di Ex Situ di Coppola o di produzione nel caso de La desinenza estinta di Lucia Veronesi.
A questo si è aggiunto il lavoro sulla produzione delle opere e l’implementazione della collezione. Questa aspetto del lavoro continuerà anche nel prossimo quinquennio ma, oltre alle opere fisiche, proveremo a produrre anche opere native digitali per la piattaforma di Kora_Extended.
Nel prossimo quinquennio, quindi, il cuore del programma artistico sarà il museo. Inaugureremo la prossima primavera una mostra sulla collezione e sarà la prima presentazione pubblica. Lavoreremo attraverso un approccio curatoriale e allestitivo che provi a risemantizzare il significato delle opere prodotte per contesti specifici allargandone così il significato e la portata concettuale. Lavoreremo sull’aspetto di mediazione attraverso il coinvolgimento delle scuole, delle associazioni e delle comunità locali.
Continueremo ad ospitare artisti in residenza attraverso partnership internazionali o finanziamenti ad hoc; ospiteremo musicisti nell’ambito di Ogni Altro Suono, progetto multidisciplinare di concerti, residenze, performance e laboratori che attraversa l’idea di festival come possibilità di sperimentare l’incontro di suoni, luoghi, discipline e identità differenti, ricercando nuovi significati e strategie all’interno di aree marginali e periferiche.
Continueremo, infine, a sviluppare progetti di cooperazione internazionale come già oggi avviene, per allargare in nostro network internazionale. 

Cover: Kora Extended, Ramdom, Studio Zero, 2024

Kora Extended, Ramdom, Studio Zero, opera Driant Zeneli, The Ostrich and the Ladybug, 2024
Kora Extended, Ramdom, Studio Zero, 2024