Un racconto politico della storia dell’emigrazione verso il nuovo mondo. La mostra coinvolge anche artisti come Gerardo Brentari, Diego Gelosi, Arianna Marcolin, Francesca Marconi, Cristina Nuñez e i Raqs Media Collective.
Prologo:
Come affermava Schopenhauer bisogna squarciare il “velo di Maya” per conoscere la vera realtà nascosta dietro l’illusione del grande telo. Una dichiarazione che riguarda anche il contraddittorio mondo dell’arte, che si muove tra connessioni politiche ed economiche, tra il White cube e il politicamente corretto. Lasciando poi il vero significato dell’opera alle dinamiche di mercato.
Katasterismòs, ovvero l’atto di trasformare un oggetto celeste o una figura mitologica in una costellazione nel cielo notturno, è una rappresentazione fenomenica ampia e veritiera della realtà storica osservata attraverso il velo.
Siamo nel prònao dove risuona il calibrato e pieno rintocco dell’installazione α, ιγ, λζ: 1, 13, 37 di Diego Gelosi che propone un rimando ai numeri stellati e alla possibilità di comprendere il reale. Questa propensione si manifesta in un preciso momento, quando il suono meccanico si arresta, e, proprio in quell’istante accade l’inaspettato.
Arianna Marcolin compone, con la cenere prodotta dalla stufa a legna della sua casa d’infanzia, la frase “viaggio interminabile”, un riferimento sentimentale che, pur essendo materialmente effimero, possiede una longevità concettuale. La frase esplora l’infinità e il concetto di tempo, mettendo in discussione la relatività e l’intangibilità della morte. Con The Course of Love, opera presentata nel 2019 alla Setouchi Triennale, i Raqs Media Collective (Manifesta 7, Documenta 12) raccontano poeticamente gli enigmi amorosi, immaginati dalla prospettiva di un bambino. Questi temi sono parafrasati attraverso un lungo viaggio che fa galleggiare, e infine arenare, una barca ideale costruita sopra una zattera reale. La cometa Hale-Bopp, fotografata da Cristina Nuñeza a Erice, vicino a Trapani, nel 1997, riunisce cielo e terra in un unico e ripetibile momento, creando un’esperienza che è al contempo magica e scientifica. Questo fenomeno astronomico umanizza e personalizza ciascuno di noi, a partire dalle esperienze personali dell’artista.
Francesca Marconi, con il progetto Cartography of the Horizon/Map the New World. Libya-Italy, Morocco-Spain e The Travel of Mamadou Saliou (2020, stampa 2025), espone un trittico fotografico realizzato durante un processo condiviso con un gruppo di richiedenti asilo in Lombardia. Nel trittico, composto da fotomontaggi di mappe stellari e dai sentieri dei migranti nei loro viaggi, Marconi riflette sull’idea di nazione, sull’identità collettiva e sull’esercizio del potere.
Infine con Omaggio alla pittura Gerardo Brentari propone un’installazione pittorica con al centro una maglietta sulla quale è rappresentato l’incontro di boxe del 22 febbraio 2003, quando Mike Tyson mise al tappeto, con un pugno in faccia, Clifford Etienne, soprannominato “The Black Rhino”.

Testo critico – Rinascere dall’abbandono
di Giuseppe Amedeo Arnesano
È come abitare la battaglia, vivere nella macchina attoriale per disarticolare il corpo, ricostruire il pensiero e riscrivere la storia. Il progetto espositivo Katasterismòs, allestito da spazio Spuma sull’isola della Giudecca, parte dal film Sposare la notte Ep.V di g. olmo stuppia. L’opera filmica, legata agli episodi I, II, III e IV di Sposare la notte, è una riflessione chiastica sul senso della lotta e sulle contraddizioni dell’epoca contemporanea, narrate attraverso l’idea del viaggio che, partendo da Porto Marghera, vicino a Venezia, giunge fino al Duomo di Milano per poi arrivare a Manhattan. La traversata compiuta da g. olmo stuppia, intrapresa dai tre protagonisti del film, è una sequenza vivida e surreale di immagini, segnata da un incessante flusso lirico di riferimenti teorici e archetipi che portano alla luce una realtà ancora più frammentata e complessa di quella in cui viviamo.
Lo spazio architettonico che accoglie Katasterismòs funge da cassa di risonanza per un intenso itinerario che travalica il tempo e le stagioni, rievocando luoghi di mare come Venezia e approdi di terra come Palermo, per poi seguire oltre oceano una rotta conclusasi in una brillante vampata di fuoco e fiamme, a poche miglia a largo di Ellis Island, nella baia di New York. L’ampia sala amplifica e custodisce con cura parole, ricordi, odori, gesti e suoni, dando forma a un turbinio esplorativo condensato in immagini, sculture e sequenze composite, rappresentate come estensioni potenziali e tangibili di un’attitudine esperienziale, artistica e poetica, profondamente immersiva e stratificata.
Nel percorso espositivo, articolato in quattro sezioni concepite come leggere quinte teatrali scandite da luci e ombre, gli orizzonti geografici della storia indagati da Stuppia si mescolano, traducendosi in una combinazione esistenziale e politica.
La mostra riprende, tra passato e presente, l’esperienza migratoria verso le Americhe avvenuta tra l’Ottocento e il Novecento e nei primi anni del Duemila. In questo nomadismo forzato, raccontato attraverso le dinamiche di spopolamento territoriale, alimentate da una crisi culturale ed economica sempre più profonda, emerge con chiarezza l’enorme influenza della dottrina neoliberista e l’assenza di opposizioni antagoniste al sistema dominante.
Katasterismòs è un’opera episodica concepita quasi come un percorso iniziatico, tipico delle narrazioni mitologiche come: dall’uscita dalla luce e da tutto ciò che è conosciuto, al passaggio nelle tenebre, fino alla caduta “raffigurata nella replica decapitata della Statua della Libertà” per giungere infine alla catarsi, riscoprendo la rinascita in una nuova forma di coscienza collettiva.

Siamo in un momento di transizione e, soprattutto, di contrapposizione, poiché l’arte, il pensiero e l’azione non devono mai limitarsi a rassicurare, ma piuttosto a risvegliare dal sonno delle certezze, per rimettere in discussione il presente e illuminare nuovi sentieri. Al tempo stesso, l’incedere ragionato e istintivo dell’esposizione, guida il pubblico nella decostruzione dell’idea tradizionale di confine e nazione, suggerendo che il viaggio non è soltanto una questione geografica, ma anche una forma di resistenza. Questo concetto emerge con forza nella stanza centrale, dove sono installate due grandi vele (420 x 400 x 380 cm), cucite a mano da g. olmo stuppia all’ombra della Statua della Libertà. Opere totemiche e architetture mobili realizzate da una moltitudine di stoffe e tessuti ricamati unendo insieme, vecchie fotografie, lettere e documenti di emigrati (con tessuti di Orsini Collezioni). Dalla mitologia del viaggio all’idea di romanzo, in Katasterismòs emerge una solida struttura corale costruita attorno a tematiche e metodologie che riflettono la condizione del nostro tempo che, in dialogo con le opere di Gerardo Brentari, Diego Gelosi, Arianna Marcolin, Francesca Marconi, Cristina Nuñez e i Raqs Media Collective, portano all’attenzione quel concetto di “molteplicità” espresso da Italo Calvino tra le pagine del libro Lezioni americane (1988).
Ed è proprio nella quinta lezione, quella sulla “molteplicità”, che si anima quell’energia globale di connessione e relazione tra persone, storie, idee e mondi diversi, accomunati da prospettive e narrazioni intrecciate. Katasterismòs incarna la forza e il valore della molteplicità, spingendo lo spettatore a interrogarsi sul rapporto tra pensiero politico, azione e realtà – gli stessi interrogativi che pervadono l’animo dei protagonisti nella traversata. L’intera operazione invita a riscoprire la libertà come sogno, necessità e responsabilità, per ritrovare con entusiasmo quel fervore identitario e comunitario e trasformare l’abbandono in opportunità, senza mai chiudersi in una visione unica e definitiva.
Katasterismòs in esposizione dal 21 febbraio al 31 marzo 2025. La mostra è aperta da mercoledì a domenica dalle 16.00 alle 20.00 presso SPUMA Space for the Arts Giudecca 800/R, 30133 Venezia (Venice Art Factori- ORSINI Collezioni)
Cover: g. olmo stuppia Sposare la notte Ep.V 2024 Videoproiezione, 4096×2160 pixel, DCI 4k, 10’20’’, DCI 4K Sonoro_ Stereo. Odore acre, foto di Sofia Guzzo

