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José Yaque — Alluvione d’Arno

[nemus_slider id=”64376″] Testo di Matteo Innocenti Know-how/Show-how una geografica di relazioni per Sistemi di visione / Sistemi di realtà è un progetto distribuito tra più annualità che pone a centro tematico e operativo la messa in rapporto tra artisti di provenienza internazionale e le qualità sociali, politiche, economiche di un preciso territorio – la zona […]

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Testo di Matteo Innocenti

Know-how/Show-how una geografica di relazioni per Sistemi di visione / Sistemi di realtà è un progetto distribuito tra più annualità che pone a centro tematico e operativo la messa in rapporto tra artisti di provenienza internazionale e le qualità sociali, politiche, economiche di un preciso territorio – la zona toscana del Valdarno inferiore che si sviluppa dalle propaggini di Firenze e per gran parte in Pisa. Per l’inizio del 2017 il giovane artista cubano José Yaque – tra gli invitati a rappresentare la propria nazione alla prossima biennale veneziana – a seguito di un periodo di residenza, necessario alla conoscenza delle circostanze e all’avvio di una collaborazione con un’azienda locale che si occupa di smaltimento dei rifiuti industriali e del trattamento degli scarti di lavorazione, ha sviluppato un progetto espositivo che attraverso opere passate e specifiche rende testimonianza dei processi qui avvenuti (tra cui vi sono anche il dialogo con la comunità degli abitanti e con gli studenti delle accademie regionali di Belle Arti).

Alluvione d’Arno, il titolo della mostra, è di per sé una dichiarazione di adesione al contesto di ospitalità, alla sua storia quanto al suo presente; con le parole dell’artista «la mia pratica è un tentativo di rispondere ad una chiamata, che sta sempre alla base del mio operare.» Il fiume è un elemento concreto e simbolico che permea la ricerca di Yaque già dagli esordi, per l’attrazione verso l’incessante fluire che nel tempo ha coinvolto tanti altri artisti e pensatori. Nel particolare, considerando che il divenire non prevede esclusione né negazione ma costante rinnovamento, l’uomo può tentare di “doppiare” tale movimento nell’ambito della tecnica: invece del percorso chiuso che va dall’utilizzo alla cessazione delle cose – dinamica principale nella creazione dei rifiuti – un percorso circolare di recupero. Ciò si fa evidente in due installazioni. Una interna, che dà il nome all’esposizione, si compone di un cumulo percorribile di calzature sparse; sottratte almeno temporaneamente alla definitiva distruzione o mutazione di forma, sono state mischiate come a formare una più grande memoria collettiva – considerando che gli oggetti mantengono nella loro consunzione la traccia delle persone che le usarono (tra i rimandi vi è anche quello all’ampio numero di migranti presenti nella zona). All’esterno invece vari detriti composti s’intrecciano agli alberi del parco di accesso alla Villa; Devenir appare come uno scenario post catastrofe, richiamo insieme alla responsabilità del nostro comportamento verso l’ambiente e alla bellezza imprevedibile, ogni volta capace di rigenerarsi, dello stesso.

José Yaque – Alluvione d’Arno exhibition view  Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno, 2017  Photo by Ela Bialkowska, OKNOstudio
José Yaque – Alluvione d’Arno exhibition view Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno, 2017 Photo by Ela Bialkowska, OKNOstudio

Quest’ultima soluzione formale di incagliamento e di fasciatura ritornava come distintiva in un’omonima serie di disegni a carboncino del 2013, qui esposta: a emergere era il confronto conturbante tra la potenza della crescita naturale, persino invasiva, e alcune architetture quali musei e gallerie d’arte. La potenza non controllabile del mondo fisico da cui l’essere umano è insieme avvantaggiato e travolto, in quanto agente attivo e passivo, ritorna in forma fotografica nel “dittico” Cuerpo sull’Arno I e II (si potrebbe anche ipotizzare un riferimento al sentire romantico: i due scatti in bianco e nero paiono echeggiare rispettivamente i dipinti Le Radeau de la Méduse di Théodore Géricault e Das eismeer di Caspar David Friedrich).

Anche i ponti assumono un significato specifico; hanno a che fare con il progresso delle civiltà e con la loro abilità edificatoria, permettono stabilità però, al pari di ogni costruzione, non possono mirare all’indistruttibilità. Così molte immagini fotografiche raccolte a S.Croce sull’Arno che riguardano l’evento calamitoso dell’alluvione del 1966 sono state riprodotte a disegno dall’artista nel gruppo Hasta las almas se disuelven en las aguas; il ponte era stato oggetto anche di precedenti opere a pittura, realizzate con una tecnica inusuale che prevede l’avvolgimento dei colori nel nylon fino alla loro essiccazione, affinché sulla superficie si formino tracce simili a quelle che gli agenti atmosferici determinano sul suolo della terra.

Complessivamente la ricerca di José Yaque, nei suoi esiti formali ed espressivi, dimostra correttezza, coerenza e robustezza; buon auspicio, gli manca adesso il passaggio di maturazione verso una cifra più personale, quanto possa identificarlo con incisività ancora maggiore.

José Yaque — Alluvione d’Arno
Know-how / Show-how — Una geografia di relazioni per Sistemi di visione / Sistemi di realtà
a cura di Ilaria Mariotti
Fino al 2 aprile 2017
Villa Pacchiani Centro Espositivo, Santa Croce sull’Arno

Alluvione d’Arno  2017  mixed material space dimensions  Photo by Ela Bialkowska, OKNOstudio
Alluvione d’Arno 2017 mixed material space dimensions Photo by Ela Bialkowska, OKNOstudio
Cuerpo sull’Arno I 2016,  photographic print, 100 x 150 cm Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana
Cuerpo sull’Arno I 2016, photographic print, 100 x 150 cm Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana