La nuova sede del Contemporary Cluster ospita la personale di Jonathan Vivacqua (1986), OIL VOID, presentando opere realizzate nel 2024, appositamente per questo spazio che lo ospita per la prima volta.
Affascinato fin da bambino da tutto ciò che si trova nei cantieri, dall’insieme dei materiali che accatastati in disordine sono pronti per diventare qualcos’altro, dalle linee delle travi che sembrano danzare nell’aria, Vivacqua lavora sia con la scultura che con il mezzo pittorico, ponendo la sua attenzione all’uso di materiali “non convenzionali”. La sua storia familiare lo ha portato a frequentare i cantieri, ad avere un contatto diretto con i materiali edili nelle sue diverse accezioni e questa esperienza ha influenzato e definito la sua ricerca artistica.
Visitando la mostra netta è la percezione che l’artista ami la materia, con cui gioca, sperimenta, osa; sembra avere con essa un rapporto leggero, non conflittuale ma confidenziale.
Presenta lavori in cui crea con i moduli, compone, sovrappone, costruisce, alterna pieni e vuoti. Ama lavorare con le grandi dimensioni, spesso ha realizzato opere destinate a spazi aperti, e le ripropone anche nella galleria romana.
Sembra quasi giocare con i materiali e come se volesse ingannare chi guarda, propone sculture che a un primo sguardo sembrano pesantemente ancorate al suolo, come Pettine, o saldamente appoggiate alla parete, come Fulmine e poi ad uno sguardo ravvicinato si rivelano essere composte da moduli di leggero polistirolo del tipo usato per realizzare il cappotto termico, mimetizzato solo dal colore nero.
Come Ingranaggio, che stupisce per il suo dinamismo a fronte di una forma che si impone nello spazio, dalle dimensioni importanti, ma anche lei è di polistirolo.
Sperimenta anche nella pittura, utilizza l’olio motore esausto, materiale inusuale, denso e viscoso, lo unisce a pigmenti e ossido di ferro per realizzare opere evocative, come la serie Soundless, quasi un magma che si solidifica sulle superfici.
Ancora, si confronta con colate di cemento mescolate a ossido di ferro, la serie Polvere Cosmica, ottenendo effetti che sembrano immagini stampate, che invitano a toccarle per percepirne la reale matericità.
Muovendosi tra le opere dell’artista si ha la sensazione di assistere ad una fusione, una crasi seduttiva tra pittura e scultura, con l’utilizzo di tecniche sperimentali direzionate a creare una nuova sintassi scultorea come sottolinea la curatrice Angelica Gatto.
Estremamente suggestiva è Stillness, una scultura spiraliformecomposta da profili di acciaio sovrapposti, una struttura autoportante che crea un vortice di energia, a dispetto del titolo, dai bagliori cangianti, sorprendentemente leggera, quasi pronta a spiccare il volo, saturando lo spazio della sala.
L’opera di Vivacqua è una originale ricerca fatta di curiosità, di sperimentazione, ma anche di studio e competenza tecnica, come dimostrano i due Studi esposti all’ingresso della mostra.
Un’artista che, come afferma lui stesso, ha la necessità di assorbire lo spazio per creare…e che vede in ogni materiale un modo diverso di presentarsi…bisogna trovare quello di ciascuno, per farlo diventare qualcosa che trasmette emozione …
La mostra sarà aperta fino al 13 dicembre 2024.