La mostra di John Stezaker da kaufmann repetto presenta le sue più recenti serie di opere, caratterizzate da un nuovo interesse verso il colore, insieme a un nucleo di rari collage Photoroman degli anni ‘70.
Nell’onirico Spells, silhouette di attrici ritagliate da pubblicità di film degli anni ’50 sono sovrapposte a illustrazioni di storia naturale dello stesso periodo, principalmente di invertebrati acquatici. La tecnica del collage inverte drasticamente le funzioni narrative delle fonti originali, apportando un sostanziale cambio di prospettiva. Le stelle del cinema – immortalate in pose affascinanti e vagamente erotiche secondo gli standard hollywoodiani dell’epoca – sembrano come liberate da prescrizioni estetiche codificate per trasfigurarsi invece in personaggi accattivanti, quasi mitici. La simbiosi con le strane e meravigliose creature marine, sospese all’interno dei corpi femminili come in un magico mondo acquatico, è pervasa da richiami archetipici, che spaziano da racconti di metamorfosi nei miti e nelle favole antiche, al metaforico ‘mutamento marino’ de La tempesta di Shakespeare, alla rappresentazione della sessualità femminile uncanny del surrealismo, come nel Lobster Dress di Elsa Schiaparelli e Salvador Dalí.
La riflessione sull’identità ibrida affrontata in Spells sottende anche la serie Double Shadows, un altro insieme recente di opere presentato in mostra, dove due ritagli di attori sono sovrapposti fondendo silhouette maschili e femminili in figure di ombre grottesche e spiazzanti. Il doppelgänger, motivo ricorrente nella pratica dell’artista, come nelle opere precedenti della serie Dark Stars, rimanda a racconti nordici di mondi sotterranei, in opposizione all’atmosfera più ottimista e onirica di Spells. Dice l’artista: “Queste due serie sono interpretabili come una riflessione sulle diverse rappresentazioni del cinema – un mondo di ombre d’inganno e d’intrappolamento psicologico, e uno spazio di magia e d’incantamento dell’altro”. Questa ambigua fascinazione non vale solo per la sua riflessione sul cinema, ma incarna il suo rapporto verso il medium fotografico in generale.
Gettando luce sui primi anni della carriera di Stezaker, la mostra milanese presenta inoltre un insieme di opere dalla serie Photoroman. Viaggiando in Italia negli anni ‘70, l’artista scoprì i fotoromanzi, un peculiare genere editoriale a lui ancora sconosciuto. Si tratta di romanzi fotografici a basso costo che proponevano storie melodrammatiche, ridotte a trame semplificate di amore e sesso narrate attraverso immagini stereotipate impaginate alla maniera dei fumetti. Attratto dalla stravagante stranezza di questi canoni a lui culturalmente estranei, l’artista ha usato queste riviste nei suoi collage Photoromans dei tardi anni ’70, dove sono stati messi in atto molti degli interessi formali e fenomenologici che sono al centro della sua pratica lunga cinque decenni. (da CS)