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L’arte dell’osservazione di Joel Meyerowitz | Museo di Santa Giulia a Brescia

“Sono felice quando una fotografia offre lo spazio in cui si possa semplicemente entrare, passare del tempo a guardare, e decidere autonomamente cosa potrebbe essere interessante.” Joel Meyerowitz

“Mi lega a Joel una lunga amicizia e, a memoria, lavorando assieme ricordo una sua frase che mi ha colpito: ‘La fotografia è l’arte dell’osservazione, si tratta di trovare qualcosa di interessante in un luogo magari ordinario. La fotografia ha poco a che fare con le cose che vediamo, mentre ha tutto a che fare con il modo in cui le guardiano’. Ritengo che le cose del mondo sono sempre le stesse. A cambiare siamo noi, siamo noi che decidiamo come metterle in scena, decidiamo come guardarle.” Appassionato e coinvolto, Denis Curti racconta la mostra di Joel Meyerowitz A Sense of Wonder. Fotografie 1962-2022al Museo di Santa Giulia a Brescia fino al al 24 agosto 2025 – partendo da quella che è l’essenza della poetica del fotografo che più di altri ha contribuito a ridefinire il concetto di Street photography. La mostra, un’ampia retrospettiva – la prima vera antologica mai organizzata in Italia –  ripercorre l’intera carriera di Meyerowitz, lungo sei decenni di attività, dagli anni Sessanta del secolo scorso ai nostri giorni.
“Ciò che mette in campo Joel, con la sua ‘attitudine’ fotografica”, continua Curti, “è il proprio punto di vista. La responsabilità morale, sociale e politica di prendere posizione nei confronti del mondo. Lo conosciamo come lo street photographer, come il fotografo che ha introdotto il linguaggio del colore, spiegandoci che il colore non è una tecnica, ma un linguaggio, un modo di guardare il mondo, un modo di presentarci la società contemporanea. Ma è anche il fotografo che, senza prenderne le distanze dalla ‘fotografia di strada’, capisce che per le sue narrazioni, per questo suo modo di ‘guardare’, ha bisogno di tempo e di spazio; di una luce misurata, ed è per questo che passera dalla sua mitica Leica, di cui è ambassador e testimonial in tutto il mondo, al grande formato. Sente la necessità di mettere la macchina  fotografica sul cavalletto e andare a cercare quel preciso punto di vista.”
La mostra, che comprende oltre 90 immagini organizzate per capitoli tematici, ripercorre la lunga carriera di Meyerowitz, enucleando molti dei temi che ha toccato, approfondito e rivelato con la sua capacità d’immedesimazione e d’immersione totale in ciò che il suo occhio ha notato e il suo obbiettivo ha tradotto in immagini.  Questa mostra ha il merito di espandere la visione che abbiamo del fotografo, allargando enormemente il bacino del sua visione, grazie ad immagini inaspettate, situazioni dove si evince un umore ‘hopperiano’ – visioni cariche di atmosfere sospese e silenziose – ma potemmo citare anche De Chirico così come il grande cinema di Wim Wenders. 

© Joel Meyerowitz, View-of the Site from the World Financial Center Looking East, New York City, 2001 – 1920
Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini
Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini

Strutturata come un film, per capitolo, episodi, narrazioni, grazie ad un accuratissimo allestimento, le varie serie fotografiche mostrano un fitto dialogo tra immagini anche molto diverse tra loro, in luoghi differenti, situazioni lontane, atmosfere inconsuete. 
Senza seguire un ordine cronologiche, l’esposizione si sviluppa come un flusso di immagini che presta più attenzione alle emozioni e alle sorprese, a comporre delle storie sì vere, ma che grazie al ‘montaggio’ – sempre per alludere alle tecniche del cinema – rivelano delle vicende intense, mostrano l’essenza stessa del reale. 

Divisa in dieci capitoli, la mostra si apre con Elemental: una raccolta di immagini del drammatico evento dell’11 settembre 2001 a New York dove Meywrowitz immortala la distruzione, il caos, la metropoli sventrata da uno degli accadimenti più tragici degli ultimi decenni. “Pensai, non posso impedirmi di scattare fotografie. Niente fotografie significa nessuna traccia di uno degli eventi più rilevanti mai accaduti in America. Era necessario lasciare una testimonianza delle conseguenze. Sapevo che era qualcosa che potevo fare. Così feci”.
Segue il capitolo dedicato ai ritratto, dove il fotografo, cadenzando fotografie in posa a estratti di realtà più casuali e immediati, rivela una grande sensibilità nel mostrare le sfaccettate e ambigue personalità dell’essere umano. “Quando osservo qualcuno con attenzione, la sua personalità emerge, a prescindere da ciò che cerca di mostrare o nascondere”.
Intenso e rivelativo il capitolo Cites (2008 – 1976), dove, nell’arco di tre decenni, Meyerowitz ci mostra la sua abilità di cambiare registro e sensibilità. Particolarmente coinvolgenti gli scatti dedicati a NY dove, in ogni fotografia compare Empire State Building, ripreso da angolazioni e distanze diverse: mutano le scene, la stessa città, la luce e gli eventi casuali e caotici della metropoli, ma c’è sempre la presenza di questo edificio in stile Art Decò, tra i simboli di riferimento della città con i suoi 443 piani. 

“Ero così convinto di essere, e di rimanere per sempre, un fotografo di strada, e che la vita nell’ambiente urbano fosse tutto ciò di cui avevo bisogno per osservare e riflettere, che non avrei mai potuto immaginare di prendere in mano un banco ottico”.
Irrequietezza o voglia di allontanarsi dalla sua confort zone, nel capitolo The World upside down, Meyerowitz mostra la sua rara sensibilità nel mostrare parti di realtà sospese, ribaltate, dove l’ambiguità intrinseca ai luoghi, come spiagge solitarie o notturni al limite della visibilità, marine infinite o isolati cottage in riva al mare, appaiono come spazi sospesi, surreali. 

Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini
© Joel Meyerowitz – Los Angeles Airport, California
Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini

Indubbiamente le foto più coinvolgenti della mostra sono quelle del capito Letting go of the catch 1978 – 1968. E’ in questo decennio che emerge fortemente l’influenza di Robert Frank.
Scrive Curti nell’approfondito testo in catalogo: “Il metodo di Frank lo spinge a stabilire un dialogo con l’enorme potenziale narrativo della fotografia, e lo indirizza anche verso la profonda necessità di contrapporre forma e contenuto, intelletto e narrazione. Mentre Frank continua a lavorare quasi esclusivamente con sfumature monocromatiche, Meyerowitz si vota al realismo del colore, convinto che solo attraverso un sapiente dosaggio di luci e ombre e cromie elettrizzanti sia possibile interpretare e cogliere appieno la complessità del mondo moderno.”

Meyerowitz si immerge nella densità della Grande Mela. A differenza di tanti altri fotografi che in quegli anni si riversavano nel Sud-est asiatico per immortalare la guerra in Vietnam, lui sceglie di fotografare le esistenze che invece di prendere posizione contro i conflitto, lo rimuovono, non gli danno peso. E’ dell’idea che le storie interessanti emergono maggiormente nell’ordinario, non nelle situazioni estreme e fuori dal comune. La profonda crisi dell’identità degli Stati Uniti in quel caldo decennio, emerge dalle sue immagini mediante un perfetto equilibri tra forma e contenuto, tra etica ed estetica. “Meyerowitz diventa il regista di un nuovo tipo di commedia sociale e si presenta come un autore capace di sintetizzare in immagini lo spettacolo quotidiano della teatralità umana.” (G. Curti, dal catalogo Joel Meyerowitz. A senso of Wonder – Fotografie 1962 – 2022, Skira)

La mostra si chiude idealmente con una serie di immagini degli anni ’80 dove il fotografo, allontanatosi ‘dalla strada’ rivolge l’obbiettivo verso la natura, come nel ciclo di scatti realizzati a Cape Cod, sulla costa atlantica del Massachusetts. Queste opere si distinguono per il respiro ampio e per la contemplazione meditativa dei luoghi, in cui l’uomo e la natura s’incontrano in una sintesi visiva capace di comunicare un senso di assoluto. 
In una saletta dedicata alla proiezioni, troviamo il focus dedicato ad alcuni dei 365 autoscatti, mai proposti in Italia, che Meyerowitz si fece, giorno per giorno, durante il lockdown del 2020. Intimismo e rivelazione esistenziali connotano questi autoritratti del fotografo, da solo o con la moglie, che suscitano tenerezza ed empatia. 

© Joel Meyerowitz, Central Park, New York City, 1966
© Joel Meyerowitz, March 30, 1978: White House Diving Board Palm Tree
Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini
© Joel Meyerowitz, New York City, West 46th Street and Broadway, 1976
Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini
Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini
Joel Meyerowitz, Sense of Wonder Fotografie 1962-2022 – Brescia, Museo di Santa Giulia – Installation view – Foto lberto Mancini