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“Al Mart, nel museo che ospita la maggior collezione di Fortunato Depero, laddove il Futurismo aveva aperto il proprio sguardo oltre la disciplina specifica dell’arte, nel guardare la pubblicità, investire il mondo di forme e immaginazione, ecco arrivare la mostra su Armando Testa e soprattutto sul suo genio creativo”. Introduce la mostra Gianfranco Maraniello, curatore assieme a Gemma De Angelis Testa di Tutti gli ‘ismi’ di Armando Testa ospitata al Mart di Rovereto fino al 15 ottobre 2017 . “Gli ‘ismi’ di Armando Testa sono l’attenzione continua e la comprensione delle dinamiche più profonde che lui ha dedicato sia all’arte moderna che contemporanea. Nel corso di una carriera lunga cinquant’anni non ha mai trascurato l’attenzione alla genialità, alla creatività e alla capacità di creazione degli artisti.”
Dall’introduzione di Maraniello si evince come tutta la produzione creativa di Armando Testa fosse permeata, intrisa d’arte: nelle sue opere, nelle pubblicità, nelle produzioni filmiche sono evidenti i riferimenti ai protagonisti del ‘900, da Mondrian a Malevič, al movimento Fluxus, John Cage, alle sperimentazioni della fine degli anni ’60. Riferimenti, annotazioni, influenze che si colgono sia nella produzione come designer e pubblicitario, sia nelle sue opere scultoree e pittoriche.
Nata come celebrazione della sua nascita, cent’anni fa, la mostra mette a fuoco gli universi visivi, i temi ricorrenti e le maggiori utopie di questo maestro a tutto tondo, celebrato come il più illustre e amato pubblicitario italiano del secolo. Come non provare dell’affetto – per lo meno tra i meno giovani – per l’ippopotamo azzurro che ha animato la pubblicità dei pannolini, o per le simpatiche figure di Carmencita e Caballero per il caffè Paulista di Lavazza.
Comunicatore geniale, antesignano di molte soluzioni pubblicitarie, sperimentatore e ‘avanguardista’, Armando Testa è raccontato nelle sale dedicate all’arte contemporanea del Mart, mediante le narrazioni, i riferimenti visivi, i temi formali, ma soprattutto sulla sua originale e insuperata capacità di costruire mondi.
Intervallando l’intero progetto espositivo mediante gli illuminanti aneddoti dello stesso Testa, voce narrante dell’intera esposizione, la mostra parte proprio dagli ‘ISMI’ messi in evidenza nel titolo: Futurismo, Astrattismo, Surrealismo… grandi artisti del ’900 sono fonti alle quali Testa attinge in una vorace e costante ricerca della comprensione della vita moderna. Lampanti i riferimenti al Bauhaus, per esempio, o gli omaggi a Mondrian e Malevič in molte sue opere legate alla pubblicità ma anche strettamente legate al suo percorso come artista.
Il dare rilievo alle influenze artistiche sulla sua opera è motivato dalla volontà di capire come l’arte gli ha offerto delle analogie di metodo, delle logiche di rappresentazione che, adattate, gli hanno dato la possibilità di sviluppare un linguaggio fruibile sia alle pretese intellettuali dei conoscitori dell’arte, sia a persone meno avvezze al mondo artistico. Da qui il suo nuovo modo di fare pubblicità, formula perfetta ed equilibrata tra rappresentazione e simbolo, ma anche tra forme e contenuti.
Mediante 150 opere tra sculture, manifesti, video, pubblicità, spot televisivi, bozzetti, quadri e installazioni, la maggior parte delle quali provenienti dalla collezione personale di Gemma De Angelis Testa, la mostra ci accompagna alla scoperta di quelli che sono i topoi ricorrenti nella sua lunga carriera, come quello degli animali, quello delle dita, o quello ispirato al cibo, tema a cui l’artista si dedicò fin dalla fine degli anni Sessanta, precorrendo ancora una volta i tempi.
Quasi come fosse un viaggio indietro nel tempo, i protagonisti più celebri dei mondi di Testa ci accompagnano alla scoperta del suo incontenibile talento: dall’“uomo moderno” che campeggia negli allegri manifesti della Facis, al logo del vermut Carpano Punt e Mes, passando per i già citati ippopotamo Pippo, Carmencita e Caballero e dagli sferici extra terrestri del pianeta Papalla per Philco. E ancora: elefanti Pirelli, rinoceronti Esso, caroselli in bianco e nero e pubblicità più recenti. Animali veri o immaginari, personaggi inventati, figure surreali rese immortali dal suo tocco di genio, indelebili come fossero parte di un’iconografica – già classica – contemporanea.