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Apparso giovedì 11 febbraio all’indirizzo www.momentum-journal.com, il progetto artistico di Gianandrea Poletta e Bianca Stoppani si presenta così: la m di Momentum si staglia su un’ammaliante superficie verde fosforescente. Cliccando sulla m comprare una parola, Focus. Scendendo verso il basso – il verde diventa avorio – si incontrano un testo di Andrew Norman Wilson e una serie di fotografie della performer Mara Cassiani. Agli angoli dello schermo, quattro simboli: una m, il Phanteon, un alieno e un libro aperto. Basta esplorare il sito per rendersi conto di come questo progetto, realizzato nel corso di un anno – da febbraio 2015 – sia attentamente studiato in ogni suo dettaglio, a partire da un editoriale che illustra con efficacia e precisione l’intento dei suoi creatori. Ma chiediamo direttamente a loro: che cos’è Momentum?
GAP & Bianca: Momentum è un progetto artistico, dedicato all’arte e al suo potere di impattare sulla realtà. È stato sviluppato come un quaderno online, dove abbiamo raccolto i contributi di artisti e curatori che sono stati coinvolti. Realizzeremo quattro numeri, a cadenza semestrale. Il primo numero è intitolato Focus ed è diviso in cinque capitoli che abbiamo chiamato “movimenti”, pubblicati a cadenza settimanale. Giovedì uscirà il quarto movimento che consiste in una selezione di poesie di Andrea Magnani.
ATP: Anche se ogni riflessione può essere considerata autonoma mi sembra acquisti valore soprattutto se accostata alle altre. Come avete gestito il materiale che avete ricevuto?
GAP & Bianca: Come hai notato, abbiamo disegnato un’esperienza organica dove i contenuti si compenetrano e si sostengono vicendevolmente. Accedendo al sito infatti ci si immerge immediatamente nel primo movimento, come se si aprisse un quaderno di appunti. Per lo stesso motivo, autore e titolo sono mantenuti ai lati dello schermo, così da permettere al lettore e alla lettrice di concentrarsi sui contenuti e di compiere un percorso unico, senza interruzioni. Inoltre Momentum è un progetto bilingue, in italiano e in inglese, per garantirne la fruibilità all’estero. Questo ci ha dato la possibilità di raccogliere i materiali nella loro forma originale e di lavorare sulla traduzione che per noi è stata un’esperienza bellissima.
ATP: Perché avete deciso di chiamarlo Momentum?
GAP & Bianca: È stata una scelta molto importante per noi. Nel 2015 la parola momentum è diventata virale in molti contesti, soprattutto nel mondo del business e dell’imprenditoria. Viene usata metaforicamente per indicare l’energia che si deve fornire ad un’attività imprenditoriale per farla crescere. In inglese il primo significato è legato all’espressione di una forza fisica e in particolare all’impeto di un corpo in movimento, sebbene la parola provenga dal latino m?mentum dove significa movimento, moto, impulso. Sicuramente, in entrambi i contesti, c’è una relazione diretta con l’idea di impatto sulla realtà.
ATP: Cliccando sulla m in copertina appare la parola Focus, perché?
GAP & Bianca: Come dicevamo prima, abbiamo fatto molta ricerca per approfondire il termine momentum. È interessante il fatto che non esista ancora una definizione del termine al di fuori del suo uso nel linguaggio della fisica. Trattandosi di una parola con un uso gergale–adoperata tra l’altro da una nicchia di persone che condividono una certa visione e modalità, quasi atletica, nei confronti del proprio lavoro – è spesso usata con molta libertà. Solo in seguito abbiamo scovato un video su Youtube, amatoriale e molto poco popolare, in cui viene enunciata una formula per ottenere il momentum. Il primo fattore della formula è il focus – la concentrazione – ed è per questo che abbiamo deciso di intitolare così il primo numero di momentum .
ATP: In base a quale criterio avete scelto gli artisti che hanno contribuito al progetto?
GAP & Bianca: Il criterio fondamentale è l’aderenza allo statement iniziale. Abbiamo scelto persone che condividono quell’obiettivo con noi, il cui lavoro dipende dallo stesso desiderio. Abbiamo sviluppato un discorso con ciascuna persona coinvolta, con lo scopo di trovare materiale inedito della loro ricerca che potesse fungere da paradigma del loro approccio. Così Andrew Norman Wilson ci ha proposto un racconto che è stato alla base poi di una sua recente mostra. Mara Cassiani ci ha dato la documentazione dello spin-off di una delle sue performance, Sam Korman una riflessione sul karaoke come produzione di spazio politico. Andrea De Stefani ha condiviso con noi una parte del suo archivio fotografico, Michele D’Aurizio ci ha raccontato qualcosa di molto personale; Andrea Magnani ci ha dato accesso ad un suo quaderno di poesie, Alessandro Agudio ai titoli di alcune sue opere – realizzate e non -, mentre Massimo Grimaldi all’embrione fotografico di un progetto che sta sviluppando in questo periodo.
ATP: Del progetto mi entusiasma soprattutto l’armonia con la quale i testi, le immagini e la grafica dialogano tra loro. È chiaro come tutto si struttura intorno a un’idea centrale molto chiara e definita. Come avete gestito il rapporto tra testi e immagini e che funzione ha l’immagine all’interno del testo – o il testo intorno all’immagine?
GAP & Bianca: Abbiamo usato un formato editoriale come supporto per un progetto artistico, e non viceversa. Le ricerche degli artisti, delle artiste, dei curatori coinvolti hanno numerosi punti in comune sia teorici che estetici. Per questo è stata progettata un’interfaccia che permette di scorrere i contenuti senza separazioni: volevamo rendere percepibile un senso di unità e di coerenza. Testi e immagini hanno per noi la stessa importanza, e infatti, per quanto possibile, la distinzione anche in questo caso è stata riassorbita. Per questo l’abbiamo pensato come un quaderno di appunti: perché è una raccolta di idee, di riflessioni, come se fosse un quaderno di un ricercatore multidisciplinare o una to-do-list di una giovane imprenditrice, e viceversa.