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Intervista di Laura Rositani —
Dopo quasi dieci anni di attività a Parigi e in prossimità del primo anniversario della sede veneziana, la galleria Alberta Pane prosegue il suo lavoro attraverso proposte sempre più internazionali a sostegno dei giovani talenti contemporanei. Progetto implementato dall’interscambio con altri galleristi ed esponenti dell’arte contemporanea, come ad esempio l’iniziativa Venice Galleries View di cui è stata promotrice e che ha ospitato, nella giornata di sabato 17 febbraio le seguenti gallerie: A plus A, Alberta Pane, Beatrice Burati Anderson, Caterina Tognon, Ikona, Marignana Arte, Massimodeluca, Michela Rizzo, Victoria Miro.
Alberta Pane ci racconta anche della mostra tuttora in corso, La Ginestra: una collettiva in corso fino al 5 maggio 2018 che ospita le opere di Ismaïl Bahri (Tunisia, 1978), Charbel-joseph H. Boutros (Libano, 1981), Paul Hage Boutros (Libano, 1982), Christian Fogarolli (Italia, 1983) e Marco Godinho (Portogallo, 1978).
Seguono alcune domande alla gallerista —
Laura Rositani: Credi che la collaborazione sia la chiave per poter dare un valore aggiunto anche alla città? Dovendo tirare le somme di un percorso così ben avviato, com’è stato questo ritorno a Venezia?
Alberta Pane: Penso che la collaborazione tra gallerie sia un’idea vincente e una possibilità per noi di evolvere verso un nuovo modo di lavorare. L’organizzazione di eventi in comune permette di unire le forze per ottenere dei risultati di comunicazione sicuramente più significativi ed ampi. Inoltre, facilita il confronto e il nascere di nuove idee. Anche lo scambio tra gallerie internazionali è molto importante perché permette di essere presenti in più territori e di far veicolare e diffondere maggiormente il lavoro degli artisti, basti pensare a tutte le iniziative di associazione e scambio tra gallerie che stanno nascendo in Europa e nel mondo. Per quanto riguarda Venezia le ragioni per federarsi sono ancora più evidenti perché è una città spesso associata all’arte contemporanea quasi solo esclusivamente per la Biennale di Venezia ed i Musei, fare rete e far sapere che esistono anche le gallerie che implementano la proposta culturale è importante. Il ritorno a Venezia è fantastico, amo Venezia con i suoi pregi e difetti e non mi stanco di ripeterlo.
LR: La nuova sede di Dorsoduro rispecchia anche, dal punto di vista architettonico, quelle che sono le volontà del nuovo progetto: si tratta infatti di una ex falegnameria appartenente alle sorelle Pensa, il cui padre era solito realizzare a sua volta opere per la Biennale, in particolare per il Padiglione della Francia.
La sua natura intrisa di arte e artigianato è accompagnata da volumi particolari: possono essere considerati come validi spunti per l’eterogeneo gruppo di artisti rappresentati dalla galleria? Molti dei quali lavorano proprio con la spazio, con le grandi installazioni e con la performance..
AP: Assolutamente sì, lo spazio della galleria è fondamentale; lo spazio in generale per gli artisti è importante, e in particolare per gli artisti che lavorano con me. Alcuni di essi, infatti, lavorano con la scultura e l’installazione.
Nella prossima mostra Luciana Lamothe presenterà un’opera di grandi dimensioni pensata appositamente per lo spazio; Marie Lelouche un progetto interattivo mentre Esther Stocker una nuova installazione. I soffitti alti e i volumi articolati permettono di presentare progetti ambiziosi ed è quello che stiamo cercando di fare.
LR: “La Ginestra” è la terza mostra nello spazio espositivo veneziano e propone un collettivo di artisti di livello internazionale. Ciascun artista ha proposto una propria riflessione sul tema attraverso una varietà di supporti e di materiali che delineano una natura densa di eterogeneità ma che si coordina in un pensiero generale, lontano dall’idea dell’oggetto auto-referenziale, fine a sè stesso, ma legata ad un’idea di insieme. è una giusta percezione?
AP: E da molto tempo che volevo fare una mostra facendo lavorare gli artisti su una poesia e La Ginestra, in particolare, mi è sembrata quella giusta. Ci tenevo molto a mettere insieme questo gruppo di artisti dal cui lavoro trapela una componente “romantica” molto forte. La mostra si deve leggere nel suo insieme e le opere sono state proposte dagli artisti dopo la lettura del componimento di Leopardi. Per noi italiani è forse anche quasi scontato il pensiero leopardiano ma per artisti internazionali scoprirlo è stata una vera rivelazione. Mi ha fatto molto piacere cogliere il loro entusiasmo e la loro capacità di elaborare la profondità di pensiero con opere altrettanto intense.
LR: Il titolo “La Ginestra” della mostra è mutuato da uno degli ultimi componimenti di Leopardi, considerato come il suo testamento poetico. Partendo da un imput datogli dalla visione del fiore cresciuto alle pendici del Vesuvio, Leopardi inizia un’aspra critica al suo tempo che definisce un “secolo superbo e sciocco” e invita a una riflessione collettiva in merito alla condizione umana e al suo bisogno di riscatto. Un concetto che si pone come antitesi dell’individualismo e che vede nell’unione e nella collaborazione una soluzione univoca, spingendoci verso una visione antroponcentrica dell’uomo come fautore del proprio destino. Questo concetto potrebbe essere condiviso nella tua visione dell’idea di una galleria in comunicazione con “l’altro”?
AP:L’idea di condivisione e collaborazione è un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore. Volevo che trapelasse un concetto di umanità, che venisse riscoperto un sentimento di fratellanza ed uguaglianza. L’unione rappresenta uno spiraglio di sollievo in risposta alla forte tristezza di questo momento storico e in una condizione che ci vede tutti accomunati dal medesimo destino. Desideravo che si tornasse a sentire l’arte e non solo ad ammirarla. Anche l’iniziativa stessa Venice Galleries View è esemplificativa del mio pensiero, di quanto siano importanti questi interscambi tra le varie gallerie. Ciò che Leopardi aveva delineato come unica soluzione è ancora oggi profondamente condivisibile e necessaria.