I (never) explain #27 – Luca Trevisani

"Non abbiamo un codice o una tradizione che ci connette con qualsiasi immagine preistorica, senza letteratura, senza indizi, ecco perché ho deciso di interrogare e intervistare e interrogare la grotta e la sua immagine ed è il fantasma che coinvolge la tecnica fotografica cianotipo, un vecchio processo fotografico pre industriale sviluppato con reazioni chimiche semplici ed elementari."
12 Gennaio 2019
Luca Trevisani - Making of

Luca Trevisani – Making of

Luca Trevisani - Making of

Luca Trevisani – Making of

Da tempo ho iniziato a interessarmi al complesso delle grotte dell’Addaura, e alle immagini che custodisce. Si tratta di un complesso di tre grotte naturali poste sul fianco nord-orientale del monte Pellegrino, a Palermo, in Sicilia. L’incredibile importanza del sito è determinata dalla presenza di incisioni rupestri databili fra l’Epigravettiano finale e il Mesolitico.
Si tratta, a ben vedere, del primo reperto rupestre di nostra conoscenza in cui, circa quattordici mila anni fa, l’uomo disegna per la prima volta un rito, rappresenta lo stare assieme, la società, il convivio. Che si tratti dell’incisione di un rito apotropaico, di sciamanismo erotico, o di un clamoroso falso storico, poco cambia: queste iscrizioni sono un mistero molecolare che non possiamo comprendere, sono la cartografia del desiderio di essere uomini, sono un futuro collettivo da ricordare.
Chiunque le abbia fatte, siano antiche come Noè o recenti plagi matissiani, le immagini dell’Addaura parlano della nostra relazione con l’ambiente, l’habitat e la società; chiamano in causa ogni possibile definizione di natura, sono un’analisi vivente della nostra idea di futuro e di progresso, e ci costringono a ragionare in una scala temporale diversa.

Dal 1997 le grotte non sono più aperte al pubblico e nessuno può vedere questo tesoro. Non potevo accettare che questo monumento rupestre rimanesse sconosciuto ai più, così nel 2016 ho deciso di lavorare per farlo conoscere. In due anni di vita palermitana gli ho dedicato un film, delle foto e un ciclo di sculture, ma tutto è iniziato con la semplice idea di riprodurre le incisioni a grandezza naturale, in scala 1:1, come per farne delle cartoline enormi, come per poterla portare in giro, come per metterle le gambe e le ali, stamparla su grandi lenzuoli di carta per metterla in viaggio, farla diventare file digitale per scioglierla nel mondo.

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018

Le grotte dell’Addaura ci mettono davanti a qualcosa che non possiamo comprendere, a immagini fuori dalla storia, prive di una tradizione visiva che ci guidi alla loro comprensione; per questo ho scelto prima di tutto di interrogare e intervistare questi fantasmi replicandoli con stampe cianografiche, sviluppate con reazioni chimiche semplici e elementari.
L’ho fatto pensando che la chimica è forse l’unica cosa che ci unisce a questi nostri antenati, la vita molecolare della materia è la stessa che si svolgeva a quei tempi. Inoltre, il cianotipo è una stampa fotografica a contatto che si sviluppa e si realizza grazie all’energia del sole e all’acqua del mare, che ancora incorniciano le grotte, come quattordicimila anni fa. Era necessario trasformare le incisioni per distillarne il succo, trasfigurarle per farlo vivere, mi sono fatto ventriloquo per farle parlare.

Il cianotipo e i suoi errori di sistema e le sue scoperte casuali mi sembravano l’unico modo saggio per scardinare e scacciare lontana ogni sciocca idea di progresso, che potrebbe malauguratamente accompagnarci mentre guardiamo queste iscrizioni. Ho intrapreso un combattimento giocoso, distaccato e ironico con queste immagini. Sono partito da una scansione di un calco che venne realizzato negli anni Cinquanta, custodito al Museo Salinas di Palermo. Da li, da questo negativo digitale realizzato nel 2016, ho stampato decine e decine e decine di repliche. Era l’estate del 2017, mi trovavo in residenza al Museo Belvedere, a Vienna, stampavo all’aperto sul terrazzo in legno del mio studio, immerso nel verde dell’Augarten, e lì decisi che il titolo sarebbe stato Addaura Belvedere.

Luca Trevisani - Making of

Luca Trevisani – Making of

Luca Trevisani - Making of

Luca Trevisani – Making of

Per ogni immagine servivano tre, quattro minuti di esposizione alla luce del sole, e mentre i raggi UV facevano il loro dovere, accedeva che le foglie degli alberi vicini o altri elementi non richiesti andassero ad arricchire le immagini, creando ombre, segni, interventi. All’inizio il blu del cianotipo comandava, stampavo timidamente studiando le ricette come un bravo scolaro, ma poi, un po’ per noia un po’ per irrequietezza, sempre incapace di restare fedele alla linea, ho iniziato a inventarmi strade spurie per provare a ricostruire un’immagine a colori, una sorta di quadricromia ottenuta virando il cianotipo usando sostanze acide e basiche naturali, bagnando e bagnando le stampe con succo di limone, bicarbonato, carbonato di sodio, pessimo vino rosso con tanto tannino, thè e Nescafè e caffè, urina… e chi più ne ha più ne metta. Ad ogni passaggio le grandi carte si indebolivano, si tagliavano, soffrivano, e anche ora che sono state restaurate e incollate su tela, tese su telai da scenografia teatrale, avvicinandovi potete vedere le abrasioni e le cicatrici della lotta necessaria per imprimere questa ossessione sulla cellulosa.
Se volete vederle da vicino siete i benvenuti, ma non dovete prendere un volo per Palermo, lì trovereste i cancelli chiusi: dovete prendere un treno per Genova, e camminare fino a Palazzo Ducale, perché Addaura Belvedere è in mostra sotto la lanterna, da Pinksummer fino a fine gennaio del 2019.

In un complesso di grotte vicino a Palermo, tra il porto e Mondello, sotto il Monte Pellegrino, si trova un vasto e ricco complesso di incisioni, datato tra il tardo Epigravettiano e il Mesolitico.

Non abbiamo un codice o una tradizione che ci connette con qualsiasi immagine preistorica, senza letteratura, senza indizi, ecco perché ho deciso di interrogare e intervistare e interrogare la grotta e la sua immagine ed è il fantasma che coinvolge la tecnica fotografica cianotipo, un vecchio processo fotografico pre industriale sviluppato con reazioni chimiche semplici ed elementari.

La chimica è forse l’unica cosa che ci unisce con i nostri antenati.

Luca Trevisani - Making of

Luca Trevisani – Making of

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018 Ferro ammonio citrato, potassio ferricianuro, acqua, carbonato di sodio, bicarbonato di sodio, succo di limone, the verde, caffè su carta intelaiata, fodera in cotone 250 x 150 cm - Veduta mostra Pinksummer, Genova - Photo Alice Moschin

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018 Ferro ammonio citrato, potassio ferricianuro, acqua, carbonato di sodio, bicarbonato di sodio, succo di limone, the verde, caffè su carta intelaiata, fodera in cotone 250 x 150 cm – Veduta mostra Pinksummer, Genova – Photo Alice Moschin

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018 Ferro ammonio citrato, potassio ferricianuro, acqua, carbonato di sodio, bicarbonato di sodio, succo di limone, the verde, caffè su carta intelaiata, fodera in cotone 250 x 150 cm - Photo Alice Moschin

Luca Trevisani Addaura Belvedere 2018 Ferro ammonio citrato, potassio ferricianuro, acqua, carbonato di sodio, bicarbonato di sodio, succo di limone, the verde, caffè su carta intelaiata, fodera in cotone 250 x 150 cm – Photo Alice Moschin

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Ha collaborato Irene Sofia Comi

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