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In difesa dell’idea meno buona. William Kentridge a Spoleto 

“If the good doctor can’t cure you, find the less good doctor”.
William Kentridge, veduta della mostra Pensieri fuggitivi a cura di Saverio Verini, Palazzo Collicola, Spoleto, 2025. Courtesy: l’artista e Lia Rumma Gallery Milano/Napoli. Foto: Giuliano Vaccai

Testo di Francesca Campli

Questo proverbio africano è il punto di partenza per conoscere The Centre for the Less Good Idea, ultimo progetto dell’artista William Kentridge. Fondato a Johannesburg nel 2016 insieme a Bronwyn Lace, il Centro è un’officina creativa che sostiene progetti artistici interdisciplinari, sperimentali e collaborativi, rivolto ad artisti non solo locali ma provenienti da tutto il continente africano e da diverse parti del mondo (alla fine del 2025 saranno stati coinvolti 2500 artisti). 

È lo stesso Kentridge che all’inizio di luglio ha presentato questo progetto con una lezione al Teatro Caio Melisso Carla Fendi, nel cuore pulsante di Spoleto, all’interno del ricco programma della 68° edizione del “Festival dei due mondi”: Finding the less good idea si è rivelata non la classica lecture, ma una vera e propria performance, nella quale l’artista -affiancato dall’attore Andrea Fabi, incalzati dalle improvvisazioni al pianoforte di Neo Muyanga, co-direttore del Centro – ha dato voce e corpo, ma anche immagine e suono, a questa “idea meno buona” che guida i progetti sviluppati nella scuola. È una proposta che sceglie un nuovo punto di vista, rivalutando la “frammentazione che esiste in ogni lavoro di ricerca”: fugaci sprazzi di idee, ipotesi scartate, errori e pensieri dubbiosi vengono recuperati e diventano il materiale per creare nuove connessioni, per avanzare nella ricerca di significato. Kentridge resta fedele e coerente al suo percorso e linguaggio artistico e ci propone un ulteriore approfondimento sul valore dell’arte: prediligendo strumenti tradizionali, con una confermata attenzione verso la Storia passata – in particolare del suo paese, il Sudafrica- e preservando un sapore analogico e artigianale nelle immagini e forme che crea, non tralascia di confrontarsi sempre con le criticità e le incertezze del tempo presente. Nell’attenzione mostrata verso queste “idee meno buone” che si incontrano nel percorso di ricerca, è palese anche un atto di resistenza verso le certezze che solitamente si prediligono e guidano il nostro agire. 

William Kentridge, Chiesa di San Francesco Saverio, Palermo Cash Book Drawing I, 2023. Indian ink, Charcoal and Coloured pencil on found paper, 62,5 × 87 × 5 cm. Courtesy dell’artista e Galleria Lia Rumma Milano/Napoli. Foto: Danilo Donzelli.
William Kentridge, veduta della mostra Pensieri fuggitivi a cura di Saverio Verini, Palazzo Collicola, Spoleto, 2025. Courtesy: l’artista e Lia Rumma Gallery Milano/Napoli. Foto: Giuliano Vaccai

C’è una rivalutazione di ciò che appare provvisorio, si propone di dare il beneficio del dubbio a ciò che è sconosciuto, perseguendo così un atteggiamento che “non è anti-intellettuale, ma intende studiare come può cambiare e ampliarsi l’idea intellettuale”. In questo processo il pubblico non è spettatore passivo ma si fa complice nell’ “elaborazione di significato che si va plasmando”: ed ecco come la performance incontra il mondo -oggetto del suo studio- a metà strada.

Il contributo di William Kentridge al Festival non si esaurisce qui. Troviamo il suo lavoro all’interno della collettiva Unhappen Unhappen Unhappen – Pepper’s Ghost Dioramas a cura di Bronwyn Lace e Guy Robertson nella quale vengono presentati in anteprima quattro diorami realizzati da Anathi Conjwa, Micca Manganye, Sabine Theunissen e dallo stesso Kentridge negli spazi dell’Ex Battistero della Manna d’Oro. In un allestimento alquanto suggestivo escono dalla penombra di quattro nicchie queste “scatole magiche” che restituiscono suoni, immagini e linguaggi differenti. Scegliendo soggetti e tematiche originali ogni volta, ciascun artista ha sfruttato lo strumento del Pepper’s Ghost, antica tecnica teatrale di età vittoriana, tra le più ricercate nel Centre di Johannesburg. Maria Teresa Venturini Fendi, Presidente della Fondazione Carla Fendi che con i Mahler & LeWitt Studios sostengono questo progetto, sottolinea la meraviglia che queste opere suscitano: “Non credevo che nello spazio miniaturizzato di un diorama fosse possibile racchiudere così tanti mondi. Kentridge e gli artisti di The Centre for the Less Good Idea danno vita a narrazioni connesse al presente e al passato, animate da suoni, voci, canti, immagini. Storie complicate e dolorose che spesso scaturiscono dai traumi dell’apartheid e del colonialismo, ma che hanno sempre un lato ludico e sorprendente che permette di andare oltre.” 

William Kentridge, veduta della mostra Pensieri fuggitivi a cura di Saverio Verini, Palazzo Collicola, Spoleto, 2025. Courtesy: l’artista e Lia Rumma Gallery Milano/Napoli. Foto: Giuliano Vaccai

In ultimo – ma non di minore importanza, piuttosto inviterei a non perderla assolutamente – la personale dedicata all’artista sudafricano allestita a Palazzo Collicola. Pensieri Fuggitivi è una mostra a cura di Saverio Verini, direttore dei Musei Civici di Spoleto con la co-produzione del “Festival dei due mondi” e la collaborazione del William Kentridge Studio e della galleria Lia Rumma, un’occasione per scoprire e ritrovare cinquanta tra le opere realizzate negli ultimi venticinque anni da questo straordinario artista. Sculture in diversi materiali (che il maestro lavora in modo da rendere difficilmente riconoscibili), collage, disegni di diverse dimensioni, installazioni, un universo di forme e personaggi che si inseriscono fluidamente nelle stanze del piano nobile del Palazzo, tra le opere e il mobilio settecentesco della collezione permanente. Con puntuale attenzione le opere di Kentridge sono state affiancate agli affreschi di soggetto religioso, alle nature morte, ai mobili laccati, agli arazzi, accendendo relazioni inattese nel contrasto così come in bizzarre coincidenze di sguardi e soggetti o nella scelta di materiali. Il pensiero che sottende alle opere di questo artista 

ci viene incontro, animato da una vitalità inarrestabile, riconoscibile già nelle tracce di carboncino che sembrano quasi schizzare fuori dalle pagine dei suoi taccuini, posizionati in ogni stanza come sassolini disseminati a costruire un percorso. Il segno a volte raggiunge la forma, si fa disegno e arriva lì dove le parole e le espressioni linguistiche non riuscirebbero a tradurre l’idea. Sembra quasi inevitabile che da grafico si faccia animato – qui è presentato solo uno dei numerosi video realizzati, Fugitive Words, titolo d’ispirazione alla mostrae l’affiancamento di questi linguaggi -disegno, video, musica- riesce nel modo più poetico e coinvolgente a restituire le inarrestabili possibilità creative che l’arte può raggiungere. 

Cover: William Kentridge, Fugitive Words, 2024. Still da video

William Kentridge, veduta della mostra Pensieri fuggitivi a cura di Saverio Verini, Palazzo Collicola, Spoleto, 2025. Courtesy: l’artista e Lia Rumma Gallery Milano/Napoli. Foto: Giuliano Vaccai
William Kentridge, veduta della mostra Pensieri fuggitivi a cura di Saverio Verini, Palazzo Collicola, Spoleto, 2025. Courtesy: l’artista e Lia Rumma Gallery Milano/Napoli. Foto: Giuliano Vaccai
William Kentridge, veduta della mostra Pensieri fuggitivi a cura di Saverio Verini, Palazzo Collicola, Spoleto, 2025. Courtesy: l’artista e Lia Rumma Gallery Milano/Napoli. Foto: Giuliano Vaccai
William Kentridge, veduta della mostra Pensieri fuggitivi a cura di Saverio Verini, Palazzo Collicola, Spoleto, 2025. Courtesy: l’artista e Lia Rumma Gallery Milano/Napoli. Foto: Giuliano Vaccai