Il mondo alla rovescia di Roman Ondàk

26 Febbraio 2011


E’ stata un’ex discoteca, una sala biliardi, una pizzeria e, perfino, un salone di bellezza. Ora, questo spazio a dir poco sfortunato, è diventato la Fondazione Galleria Civica di Trento. In questi giorni ospita la bella mostra Eclipse dell’artista slovacco, Roman Ondàk. L’astuto direttore Andrea Viliani, è riuscito ad elaborare con l’artista un progetto ad hoc per questo spazio le cui caratteristiche sono tutto fuorché meritevoli di ospitare l’arte contemporanea. Ma si sa che “è difficile rovinare una buona idea” e devo dire che Ondàk è riuscito pienamente a realizzare un percorso espositivo semplice ed intenso. La prima opera che consentiva di ‘entrare’ pienamente nel suo progetto è Untitled 1998: il restringimento del corridoio di accesso allo spazio espositivo. Rivestendo e riducendo uno spazio già di per sé poco invitante, con pannellatura di finto muro, Ondàk ci presenta fin da subito l’entità della sua poetica: compiere pochi e semplicissimi mutamenti. Sottrarre, ribaltare, estrarre o tagliare, piccole fette della realtà per porre interrogativi sulle nostre percezioni. Lieve e quasi modesto, l’artista scelte oggetti banali e invisibili del nostro quotidiano, come un letto, un pavimento, una maniglia, delle prese elettriche, un divano, per accentuarne la portata immaginifica. Carico di un potere quasi animista, l’artista investe degli oggetti banali e famigliari di una forte presenza visionaria. Alcuni esempi: un cubo di 50 cm fatto con del parquet, due maniglie di una porta e di una finestra (titoli: Leave The Door Open e Went Out the Window), ritagli di giornali, quattro angoli di un letto (a cui l’artista associa nord, sud, est e ovest), alcuni angoli di un guardaroba legati assieme da un sottile filo di cotone, dei ragazzi che si spogliano, ribaltano gli abiti e si rivestono. A questa serie di opere, dove è evidente la riduzione ai minimi termini del gesto artistico, Ondàk si confronta con l’opposto, con il gigantismo e l’impossibile: sogna di portare il ‘fuori’, dentro; immagina tutto ciò che sta sopra, sotto. E sempre con audacia, la terra diventa cielo, il soffitto si apre e sviluppa un tetto con tanto di pesanti assi di legno e camino. Siamo davanti alla grande opera Eclipse, il progetto che Ondàk pensa appositamente per l’ex-pizzeria nella sala sotterranea. Spettacolare e divertente, astuta e coinvolgente, quest’opera è una grande opera e lui è un grande artista.

Andrea Viliani, Direttore della Civica, Roman Ondàk e Elena Lydia Scipione, curatrice
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