ATP DIARY

Il buio nella mente

Katja Noppes Lorenza Boisi Elena Von Hessen Enza Galantini Paolo Gonzato Luca Monterastelli Dacia Manto Angelo Mosca Giovanni De Francesco Se il comunicato stampa non c’è, mi lamento, se il comunicato stampa c’è, mi lamento lo stesso. Lungo e dettagliato...


Katja Noppes
Lorenza Boisi
Elena Von Hessen
Enza Galantini
Paolo Gonzato
Luca Monterastelli
Dacia Manto
Angelo Mosca
Giovanni De Francesco

Se il comunicato stampa non c’è, mi lamento, se il comunicato stampa c’è, mi lamento lo stesso. Lungo e dettagliato il CS della mostra alla galleria Uno + Uno, Una luce rischiara l’oscuro scrutare. La morte non sa leggere.
Frammenti di un mio discorso confuso. Ragiono sui testi del CS.
Il Buio nella mente (titolo del bellissimo film di Chabrol – ne consiglio la visione). Il soggetto /artista è ‘estraneo a se stesso’, non si appartiene più ed è estraniato da sé. L’artista tenta di catturare l’isolamento di una condizione mai apparentemente sua. Andiamo avanti: l’artista, perso, affranto, desolato e desolante, metabolizza l’imponderabile, sublimando il suo stato (di non ‘essere’, forse), attraverso il fare artistico. Che, si badi, è avvolto nella totale oscurità psicoanalitica tanto da diventare un fare gestuale, istintivo, spesso dilettantesco, spesso casuale, spesso incontrollato, spesso folle. “Gli artisti in mostra” spiega il curatore Marco Tagliafierro, “esprimono la loro alterità intraprendendo vari filoni di ricerca e assecondando varie istante espressive, per esempio investigando le possibilità espressive della materia o intraprendendo percorsi speculativi molto spesso esclusi dal dibattito contemporaneo”.
Se il comunicato stampa non c’è, mi lamento, se il comunicato stampa, c’è, mi lamento lo stesso.
A prescindere dall’oscurità delle spiegazioni dei singoli lavori, nel complesso la mostra, direi elegante e ben installata, presenta dei lavori ben relazionati gli uni con gli altri. L’aspetto più interessante è un ritorno alla manualità e all’utilizzo dei materiali. Detto più semplicemente, un ritorno al così detto ‘sporcarsi le mani’. Ho apprezzato i piccoli quadri di Angelo Mosca, Un’insana combinazione di istinto e ragione, e di Lorenza Boisi, Love&Hate are drowning. Quest’ultima, di cui apprezzo la pittura molto gestuale, liquida, istintiva, rappresenta due mani, due lati, due modi di essere, due modi dell’essere…Inaspettata l’opera di Paolo Gonzato che, per la prima volta (che io sappia) si cimenta con la terracotta. Peccato per il titolo: Karaoke paradise (?). Curiosa la scultura di Enza Galantini che modella un busto informe con del sapone di Marsiglia. Abbastanza oscura (ma forse è intenzionale) l’opera di Giovanni De Francesco. Scaffale di meraviglie e curiosità l’opera di Katja Noppes che raccoglie, a suo modo, “un archivio di tracce biologiche, degli atlanti dell’epidermide.” Un pò dispersiva l’opera di Dacia Manto la cui opera Morpho deidamia – sorta di ‘paesaggio matematico’ – raggruppa cera, paraffina, spoglie di cicala, fibre sintetiche, materiali organizi, carta, disegni ecc. Troppo modaiola l’opera di Luca Monterastelli: di quest’artista dovrei conoscere meglio il lavoro. Mi fermo ad un banale pregiudizio.

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Valentina Ciuffi, il gallerista di 1+1, Paolo Gonzato
Dacia Manto, Marco Tagliafierro, Carlo Prada e Giovanni De Francesco, Lorenza Boisi
CAMONI_ATP-DIARY_250x500