Tra le decine di inaugurazioni ed aperture bolognesi in occasione della 50esima edizione di Arte Fiera e di ART CITY Bologna 2024, c’è una mostra che merita un’attenta visone. Il LabOratorio degli Angeli ospita, fino al 10 febbraio, un intervento site-specific di Atelier dell’Errore (AdE) dal titolo “IDOLO” a cura di Leonardo Regano. Spazio connotato e vissuto, l’antico ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli – oggi adibito a laboratorio di restauro – si fa cornice per un intervento del collettivo fondato dall’artista Luca Santiago Mora. Studiata per aderire in modo originale allo spazio, l’installazione dell’Atelier dell’Errore sintetizza e amalgama diverse linguaggio espressivi che vanno dal disegno al video, dalla fotografia alla scultura.
Seguono alcune domanda al curatore Leonardo Regano —
Elena Bordignon: Mi racconti come hai scoperto l’Atelier dell’Errore? Come ti sei relazionato ad un progetto così particolare ed entusiasmante?
Leonardo Regano: Ho conosciuto il loro lavoro in uno dei primi eventi promossi dalla Collezione Maramotti, a Reggio Emilia. Credo fosse il 2016. Il progetto per il LabOratorio degli Angeli è stato per me l’occasione concreta di entrare in contatto con Luca Santiago Mora, fondatore dell’Atelier dell’Errore, che mi ha aperto le porte di questo mondo meraviglioso. Se mi chiedi come ci si può relazionare a un progetto così particolare, non posso che risponderti che lo si può fare nell’unico modo possibile: ci si mette in ascolto e ci si lascia trasportare da questo flusso di energia anarchica, libera e geniale che è l’Atelier dell’Errore.
EB: La mostra che l’Atelier presenta al LabOratorio degli Angeli, ha come titolo IDOLO, e si apre con i due Dioscuri, Castore e Polluce. Mi racconti come avete deciso di relazionarvi con la mitologia?
LR: Tutto il loro lavoro ha definito un mondo-altro, popolato da strani animali che incutono terrore e fascino. Morbosamente li osserva per capirne l’anatomia e la ferocia. L’Atelier dell’Errore ha dato una forma all’informe energetico (ed emotivo) su cui si regge, e ha creato “la vita”. La Grande Cellula Madre che è in mostra è proprio l’inizio di questo percorso. E come in tutte le origini, il riferimento alla mitologia è necessario per spiegare quello che non si comprendere con la razionalità. Castore e Polluce segnano idealmente l’ingresso della mostra, con una collocazione del tutto naturale per loro: come entità che la tradizione definisce protettrici, quale ruolo migliore dargli se non quello di guida ideale per questa mostra? Ma in mostra si incontrano anche altri esseri mitologici, profeti e sibille pronti a guidare la mente verso una realtà complessa e articolata, non conforme.
EB: Le opere scelte si relazionano strettamente con lo spazio dell’antico ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli, oggi adibito a laboratorio di restauro. Mi racconti come dialogano spazio e opere?
LR: Nello spazio del laboratorio di restauro diretto da Camilla Roversi-Monaco in società con Andrea Del Bianco, per la prima volta il dialogo si fonda su un all-over, per tornare al concetto di non-formalità che definisce questo processo creativo. AdE ha inglobato nella sua azione l’intero spazio, non volendo concentrarsi su un unico aspetto. In questo loro grande site-specific tornano i richiami ad alcune delle opere presenti – a quelle in restauro e alle decorazioni parietali – all’architettura dell’ex Chiesa, ai materiali da lavoro, alla vita quotidiana. Merzbau (Montagna sacra) sintetizza proprio questo processo di inclusione e restituzione sotto una nuova formula. Lo spazio è poi richiamato nelle corrispondenze tra le singole opere il luogo del loro allestimento.
EB: Al centro dello spazio c’è una grande opera, Idolino rosso (2019). Quale significato ha questa grande scultura-aracneiforme?
LR: Idolino rosso è un’opera presentata per la prima volta in una mostra, e attorno alla quale abbiamo mosso la nostra prima idea progettuale. Rappresenta una creatura immaginifica, una rara traduzione scultorea del bestiario creato dall’Atelier realizzata in AdETEX, un tessuto rosso espressamente creato tendendo sulla tela del nastro adesivo da lavoro.
Ha delle dimensioni contenute, in realtà, che sono state riattualizzate per lo spazio che va ad ospitarla. Le sue lunghe zampe richiamano la forma dei grandi aspiratori che contraddistinguono lo spazio da lavoro del laboratorio di restauro. In cima al Merzabau, l’IDOLINO estende il suo dominio sull’intero ex Oratorio.
EB: Oltre alla mostra ci sarà una performance. In cosa consiste e come ‘attiva’ le opere in mostra?
LR: L’intera mostra è scenario di questo evento, che avverrà nelle giornate di sabato 3 e domenica 4 febbraio. “IDOL” è una performance pensata per due personaggi oracolari, Pizia/Cassandra e Tiresia, interpretati da due performer dell’Atelier dell’Errore, ovvero, Nicole Domenichini e Matteo Morescalchi che recitano un testo nato da un cut-up dai primi trenta “Cantos” di Ezra Pound che incontrano citazioni dell’opera “Psalm III” di Allen Ginsberg e testi originali dell’AdE. Una resta quasi immobile, l’altro si sposta estremamente rapido e bendato portando il caos. Se nelle loro precedenti operazioni loro trovavano riparo in una Tenda Oracolare costruita ad hoc, qui invece la grande Merzbau/Montagna Sacra sarà il loro antro divinatorio.