ATP DIARY

I (never) explain #85 – Gabriele Garavaglia

Inner Resistance (2019) — Inner Resistance (2019) è un intervento presentato in occasione del secondo invito agli Swiss Art Awards 2019, il più antico e importante dispositivo di sussistenza per gli artisti attivi in Svizzera.  Il mio progetto è una...

Gabriele Garavaglia Inner Resistance (2019) Tutte le foto Ph. James Bantone

Inner Resistance (2019) —

Inner Resistance (2019) è un intervento presentato in occasione del secondo invito agli Swiss Art Awards 2019, il più antico e importante dispositivo di sussistenza per gli artisti attivi in Svizzera.  Il mio progetto è una risposta diretta alla mail di invito: ho immaginato il mio ritorno come una sorta di sinistra persistenza (una persecuzione) e simultaneamente mi interessava sviluppare alcune opere realizzate anni prima; opere che simulano una graduale trasformazione (deterioramento) del volto.
Wrong Day, Fook Moon, Work Sucks, Headache, e poi Inner Resistance. In questo caso, come nei precedenti, è stato importante connettere  l’artista al proprio doppio, un personaggio che lo rappresenta a livello psicofisico, facendo di questa decomposizione l’output finale del processo creativo.

Nel estate del 2018, l’edizione precedente del premio apriva con un intervista ai partecipanti, che si concludeva con: “SAA: What did you learn from art? GG: Inner Resistance”. Mi sembrava sensato ripartire da li!

Tra i vari mostri della narrativa lo Zombie è uno delle figure più utilizzate, questo per via del suo valore metaforico e significato socio-culturale. L’idea moderna di Zombie ha  radici nella mitologia polare sviluppata durante il commercio di uomini dal continente africano, schiavi in America e nel resto del mondo. Il racconto di questa figura viene in seguito ripreso prima in modo  più fedele dalla letteratura, poi interpretato dal cinema, che inizialmente ne fa un anti-eroe tragico, icona anonima di resistenza e collasso sociale, come si vede ad esempio in “La notte dei morti viventi” (Geroge A. Romero, 1968).
Tenendo conto di questo adattamento, Inner Resistance è la versione zombie di un artista che si aggira per gli spazi interni ed esterni della fiera di Basel. Come scritto dalla giuria in seguito alla vittoria: “La proposta di Gabriele Garavaglia non è una performance ma piuttosto un’interferenza nella nostra percezione”.

Gabriele Garavaglia Inner Resistance (2019) Tutte le foto Ph. James Bantone

Mi interessava l’idea di living-image (in questo caso walking-image) traslata in un contesto di new-performativity, in cui apparentemente tutto coesiste intersecandosi sullo stesso piano. Mi ha influenzato Dominque Gonzales Foster e il concetto di vague perfomance cosi come l’idea di holodek: una stanza chiusa che contiene un territorio olografico, fatto di luoghi, personaggi e oggetti simulati, generatori di storie che non potrebbero esistere altrimenti. In precedenza ho descritto il funzionamento del mio lavoro utilizzando il collage Temporary Hyper Context, riferendomi alla possibilità di modificare ambienti esistenti potenziandone la capacità narrativa per un periodo limitato di tempo.

Per realizzare Inner Resistance ho preso in prestito una serie di tecniche che appartengono al cinema. In particolare SFX make-up (o trucco prostetico) per modificare l’aspetto del volto, collo, mani e avambracci. Volevo ottenere il risultato più realistico possibile così da poter rallentare la percezione di realtà. Nella press release si legge: “Con i suoi lavori il deepfake irrompe nella realtà, il falso diventa un fatto inconfutabile”. Così ho deciso di investire l’intero budget di produzione nel far arrivare in citta una crew di make-up artists da Londra, che in precedenza hanno lavorato sul set di Game of Throne, Harry Potter, World War Z, ecc. La durata della sessione di trucco è stata di 7 ore, sono stati eseguiti vari processi di modificazione che vanno dall’applicazione di protesi alla aerografia del corpo. L’abito su misura, scelto e assemblato da Balenciaga ad hoc, completava la trasformazione. Come un’uniforme, connota la creatura definendone il carattere e l’appartenenza sociale.

Inner Resistance non fa altro che evocare questa presenza. Ho provato a immaginare e incorporare la psicologia della creatura. Lo zombie era presente ed assente allo stesso tempo, un essere pre-verbale, instancabile, impacciato e forse pericoloso, asociale ma comunque in grado di ricordare pattern comportamentali che provengono da una vita precedente. Niente di più che un istinto motorizzato. L’unica vera azione compiuta in modo sistematico e inesorabile è stata una lenta e mortale camminata.

Alcuni mesi dopo, a pochi chilometri di distanza, Eliza Douglas esegue una performance nelle vesti (contraffatte) di uno zombie attonito davanti ad un televisore: la contaminazione ha avuto inizio.

Gabriele Garavaglia Inner Resistance (2019) Tutte le foto Ph. James Bantone
Gabriele Garavaglia Inner Resistance (2019) Tutte le foto Ph. James Bantone

Ha collaborato alla rubrica Irene Sofia Comi

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere a una selezione di artisti di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare.Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro o serie, dalla sua origine al processo creativo, dall’estetica al concetto.