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I (never) explain #77 – Matteo Cremonesi

Sculpture / Dark Printer Office Sculpture / Dark Printer Office è la prima fotografia di una serie dall’omonimo titolo. Un’ immagine e una serie che seguono a distanza di tre anni un altro progetto fotografico, (chiamato sempre “Sculpture / Printer...

Matteo Cremonesi, Sculpture / Dark Printer Office, 2018, photo printing on dibond (wood framed), measures variable, Ed 1/3 + AP. Courtesy the artist and Gallleriapiù.

Sculpture / Dark Printer Office

Sculpture / Dark Printer Office è la prima fotografia di una serie dall’omonimo titolo. Un’ immagine e una serie che seguono a distanza di tre anni un altro progetto fotografico, (chiamato sempre “Sculpture / Printer Office”) di cui questa serie é per molti versi una sorta di verifica e prosecuzione. Entrambi infatti hanno per soggetto una semplice stampante d’ufficio.

In qualche modo tutto il mio lavoro ha inizio con una sorta di spavento, l’accorgersi, nel farsi di un’immagine, che quanto sto per realizzare è una riproduzione di cui ho già fatto esperienza, di cui conosco già le tonalità, il verso, le attitudini.
A partire da questa capitolazione dell’esperienza visiva per la quale non ci sono immagini “nuove”, nè ci sono eventi o narrazioni da riportare, il mio lavoro si configura in un ascolto di ciò che conosciamo e vediamo quotidianamente, una placida registrazione del costantemente presente, vicino, apparentemente irrilevante. Un’esplorazione del circostante che, avvalendosi di una logica seriale, va trovando negli assetti formali presentati da alcuni oggetti di genere il suo principale soggetto d’indagine.

L’indifferenza estetica, la tendenza all’anonimo e alla “mobilità” degli oggetti stessi che possiamo ritrovare, mai dissimili in diversi ambienti e in diversi luoghi, mi interessano in quanto riguardano tanto un ambito dell’esperienza privata, intima; quanto l’universalizzazione tecno-capitalista che a seguito dei processi di globalizzazione ha uniformato e disciplinato le esperienze estetiche, imponendo la necessità di un ragionamento sul problema della soggettività etica e politica nella cultura contemporanea.

L’osservazione di questi “territori” o oggetti attraverso il mezzo fotografico, così come le fasi di selezione, registrazione, ripetizione, differenziazione e composizione, sono le componenti procedurali che informano profondamente il pensiero e la pratica sottesa di serie fotografiche ed immagini quali Sculpture / Dark Printer Office, e più in generale tutta la mia pratica artistica.

Matteo Cremonesi, Sculpture / Dark Printer Office, 2018, photo printing on dibond (wood framed), measures variable, detail, Ed 1/3 + AP. Courtesy the artist and Gallleriapiù.
Matteo Cremonesi, Sculpture / Dark Printer Office, 2018, photo printing on dibond (wood framed), measures variable, detail, Ed 1/3 + AP. Courtesy the artist and Gallleriapiù.

Nel mio lavoro la prima immagine di una serie fotografica costituisce una sorta di punto d’arrivo della ricerca visiva sul soggetto e ha sempre un valore importante, costituendo un riferimento per lo sviluppo delle immagini successive. Per molti versi le immagini successive soffrono il tentativo di proseguire quell’attenzione, rinnovando di volta in volta gli elementi raccolti in quella prima istanza.

Individuare e concretizzare un modo, un tono, una particolare qualità della luce, un grado di apertura e chiusura dell’inquadratura, un grado di partecipazione all’immagine dello sfondo, la sua definizione e la sua perdita attraverso la direzione della messa a fuoco, sono qualcosa che una volta definite per la prima immagine, si continuano a ripetere e riprendere nel resto della serie. Come in una sorta di continua reiterata verifica di quella prima impressione ed esperienza.

La ricerca di questa “prima immagine” equivale alla ricerca di una postura adatta a cogliere le impressioni maturate sul soggetto nel corso della sua frequentazione, uno stare assieme al soggetto che talvolta, come in questo caso, dura parecchi mesi. Cogliere la monotonia della forma, seguirne le pieghe, i movimenti, le tensioni. Rilevare e ritrovare la superficie, percorrerne il verso, sostenere l’impressione per scoprirla ancora simile nei giorni e nelle settimane. Raccogliere impressione dopo impressione i caratteri utili a tratteggiare le forme generiche di un’istanza, è questo il mio modo di ricercare l’immagine.

Un procedere che lascia siano questi incontri con il soggetto a suggerirmi il comportamento più adatto ad avvicinarlo e comprenderlo in una descrizione.
A fianco a questo “stare” in attesa dell’immagine, prima di tentare delle prove fotografiche sono solito usare il disegno per crescere un pensiero cognitivo sul soggetto. Si tratta di esercizi semplici e ripetitivi, nei quali riportando a memoria il soggetto posso rilevare quali parti di questo hanno saputo produrre un’impressione e quali invece sono cadute nella dimenticanza.

Ciò che emerge da questo continuo rivedere, i segni e le forme che sopravvivono a questo lavorio di uno sguardo pigro e paziente, divengono gli elementi guida per concepire l’immagine.
Nell’osservare le fotografie non ci troviamo davanti ad azioni: tutti gli elementi rappresentati sono trovati e colti in una staticità che consente all’immagine di abitare un grado di respirazione tonale basso, imperturbabile. In Sculpture / Dark Printer Office, a differenza di tutte le altre immagini e serie fotografiche, questa “mancanza di azione” é un qualcosa che ho deciso di mettere in discussione.

Matteo Cremonesi, Studio Sculpture / Dark Printer Office, 2018, drawing on paper, A4 studio. Courtesy the artist.
Matteo Cremonesi, Studio Sculpture / Dark Printer Office, 2018, drawing on paper, A4 studio. Courtesy the artist.

In questo lavoro infatti la ricerca di equilibrio fra quanto è visibile e quanto non lo è emerge più che da una delicata oscillazione fra messa a fuoco e sfocatura, dall’utilizzo della stessa mancanza di luce, su cui é intervenuta, per descrivere la forma del soggetto, l’intermittente illuminazione prodotta dal passaggio delle automobili i cui fari, dalla strada vicina, arrivavano attraverso una finestra – ora più intensamente, ora meno intensamente – sino al soggetto. L’evento costituito dall’ “arrivo” della luce prodotta dal passaggio delle automobili descrive sul soggetto immobile un’azione, un movimento che diviene l’evento per mezzo del quale il soggetto si rivela e si mostra.

Un accadimento che, fermato attraverso la fotografa, proietta l’immagine in un dialogo capace di intercettare e vestire elementi ritmici e formali propri di prassi linguistiche quali la pittura ed il cinema.

Questo lavorare nel buio, in attesa di un momento capace di rivelare la forma intuita, ripetendo molte volte l’attesa e la registrazione degli stessi elementi per trovare ogni volta un’ immagine il cui peso è sempre simile ma differente, ha reso la realizzazione di questo lavoro un’ esperienza complessa e altra, tanto da portarmi a maturare attenzioni e sensibilità insospettabili oltre che a rendere maggiormente fisica e manifesta la tensione che sempre coesiste fra soggetto, sguardo e tempo.

Una volta guadagnata la prima immagine e fatta seguire a questa la ricerca delle immagini successive sino a realizzare una serie, sono solito realizzare delle verifiche postume sulle immagini raccolte, mettendole in relazione a immagini di serie precedenti o ancora, introducendo queste ad una collaborazione formale con ricerche e soggetti-studi che hanno accompagnato la stessa ricerca di un’impressione sul soggetto.

Tutto questo procedere per ripetizioni, verifiche, pause, riletture e associazioni, rappresenta una modalità trovata lungo il mio percorso per definire un territorio poetico all’interno del quale l’immagine diviene attitudine e comportamento.

Matteo Cremonesi, Collage/Drow, 2019 Photo printing, drawing on paper, stales, Mousse magazine, 32 x 23cm, unique edition. Courtesy the artist and Gallleriapiù.
Matteo Cremonesi, Collage/Drow, 2019 Photo printing, drawing on paper, stales, Mousse magazine, 32 x 23cm, unique edition. Courtesy the artist and Gallleriapiù.

Ha curato la rubrica Irene Sofia Comi

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I (never) explain è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere a una selezione di artisti di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare.
Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro o serie, dalla sua origine al processo creativo, dall’estetica al concetto.