I (never) explain #66 – Diego Marcon

Il lavoro ritrae un bambino malato che respira faticosamente in un letto.
19 Aprile 2020
Diego Marcon, Il malatino, 2017 Film 16mm, colore, senza sonoro, loop Fotogramma Courtesy l’artista, AMACI ed Ermes-Ermes, Vienna

“Il malatino” è un breve film progettato come loop, in cui il primo e l’ultimo fotogramma coincidono, generando un movimento circolare e continuo.

Il lavoro ritrae un bambino malato che respira faticosamente in un letto.

Il film è realizzato con la tecnica dell’animazione tradizionale.

Il soggetto è stato anzitutto disegnato a matita su fogli per l’animazione. I fogli per l’animazione sono fogli di grammatura molto leggera che permette di vedere i tratti di più disegni sovrapposti. Questi fogli inoltre possiedono tre fori lungo un lato, così da consentire a ogni disegno di mantenere la stessa posizione una volta inserito su una peg bar fissata a un piano.

In questa prima fase di progettazione, del soggetto sono stati definiti solamente i contorni. Ogni cinque disegni, i nuovi fogli venivano scansionati e le scansioni aggiunte alle precedenti su una timeline in un programma di video editing, così da testare e controllare l’andatura dell’animazione. Una volta conclusa la serie di disegni (in totale 72), ho scattato una prima versione del film in pellicola 16mm per essere sicuro che il movimento del soggetto risultasse fluido.

Una volta definita la totalità dei disegni che compongono il frammento che costituisce il loop, ognuno dei 72 fotogrammi è stato ricopiato con inchiostro nero permanente su altrettanti fogli di celluloide trasparente. Anche questi sono fogli per l’animazione che possiedono tre fori lungo uno dei quattro lati, sempre per fare in modo che i fotogrammi rimangano a registro fra loro.

Una volta terminata la ricalcatura dei contorni di ogni fotogramma, con un comune smalto opaco sono stati preparati i colori per ogni elemento del soggetto. Ad esempio capelli, incarnato, palpebre, labbra, gola, lingua, pigiama, e così via.

Ogni disegno è stato quindi riempito con i colori, stesi a grande quantità, in modo da creare uno strato spesso e uniforme. I disegni sono stati riempiti sul retro, in maniera tale che le linee nere sul lato frontale del foglio rimanessero nette, chiare e ben visibili. Qui e lì alcune linee sono state poi ripassate con dell’altro inchiostro nero, qualora lo strato di colore rivelasse piccole imperfezioni nella stesura dei contorni.

Diego Marcon, Il malatino, 2017 Immagini di lavorazione Courtesy l’artista

I disegni sono rimasti un po’ di tempo in fila ad asciugare. Una volta asciutti sono stati capovolti e poggiati su dei fogli bianchi di formato A3, puliti con dei panni antistatici e impilati con attenzione, poi messi da parte.

Ho montato la titolatrice della Bolex. Si tratta di uno strumento pensato per i cineamatori di qualche anno fa, che permetteva loro di realizzare in casa piccole animazioni, rudimentali effetti speciali e titoli per i loro filmini. Sostanzialmente la titolatrice è un piano d’appoggio su cui è montata una stecca su cui si può installare una cinepresa Bolex e due luci. Le luci illuminano così in maniera omogenea il piano di appoggio, su cui viene disposto un disegno alla volta per essere scattato.

Preparato il set di luci e il tavolo per mantenere i disegni in bolla con la cinepresa e a registro fra loro, ho caricato la cinepresa con un rullo di 30.5 metri di pellicola 16mm Kodak 200T e attaccato uno scatto flessibile alla camera, perché è bene che durante le riprese niente si muova. Poi ho iniziato a scattare.

Ogni disegno è stato scattato due volte e l’insieme dei disegni quattro volte di fila. In questo modo il frammento che costituisce il loop è sostanzialmente formato da quattro ripetizioni dei 72 disegni e questo soprattutto evita che, essendo il processo piuttosto analogico, un’eventuale imperfezione non si mostri ciclicamente nello stesso punto ripetendosi in un tempo molto breve.

Il girato è stato sviluppato in laboratorio e scansionato, per poi essere ristampato su pellicola positiva 16mm.

Il lavoro viene installato sempre in film e presentato con una proiezione di formato relativamente piccolo (circa 60 centimetri di base).

Durante il processo di realizzazione de’ Il malatino mi hanno assistito in un primo momento Sara Ravelli (progettazione e test) e successivamente Gabriel Stöckli (coloratura e riprese).

Diego Marcon, Il malatino, 2017 Immagini di lavorazione Courtesy l’artista
Diego Marcon, Il malatino, 2017 Film 16mm, colore, senza sonoro, loop Veduta dell’installazione, PAC – Padiglione Arte Contemporanea, Milano Foto: t-space studio Courtesy l’artista, AMACI ed Ermes-Ermes, Vienna

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Ha collaborato alla rubrica Irene Sofia Comi

Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites