NUMEN
Il progetto di cui ho deciso di parlare è arrivato dopo anni di estrema pulizia e rigore nei miei lavori. Il gesto dell’autore era stato velato il più possibile, dirompendo con la sua evidente natura primordiale frutto di una manualità infantile, i suoi colori vivi, il suo essere al limite, non etichettabile.
Il processo di creazione è partito dall’ideazione di una serie di modellini in argilla, con chiari rimandi alle architetture sacre, durante la residenza BoCs Art a Cosenza nel luglio 2019.
Queste costruzioni rappresentano degli altari, inni alla sacralità della natura, da cui è nato il titolo NUMEN: dal latino nūmĕn, – minis: cenno/moto del capo (inteso come segno di comando degli dei), potenza divina, impulso, inclinazione.
La suggestione proviene da un termine coniato dallo storico delle religioni e teologo Rudolf Otto, contenuto nel suo testo Il Sacro (1917): il numinoso, che egli descrive come mysterium tremendum e fascinans.
Si tratta di un sentimento che si prova di fronte a un evento che ha a che vedere con la natura e la sacralità.
Il mysterium rappresenta l’incontro con il sacro nascosto; è l’influsso di una presenza invisibile che causa un particolare cambiamento nella coscienza, razionalmente indeducibile e concettualmente inesplicabile. In esso il divino si manifesta come il non rivelato, “l’assolutamente altro”, che incute timore e al tempo stesso rapisce, che sconvolge e confonde con il suo essere perturbante.
Nel corso dei mesi successivi il lavoro è andato evolvendosi all’interno del progetto di residenza IN PRATICA, ideato da FARE, in partnership con VIAINDUSTRIAE e The Blank Contemporary Art.
Nelle settimane di permanenza a Foligno ho lavorato a una serie di illustrazioni di altari/templi e a modellini di piante in plastilina. Entrambi sono successivamente stati raccolti in un quaderno progettuale, accompagnati da brevi pensieri molto criptici che volevano mantenere l’idea d’illeggibilità alla base del progetto.
Durante il periodo di residenza a Bergamo invece mi sono dedicato alla realizzazione fisica, in argilla ad essicazione all’aria, di queste costruzioni sacre e di un possibile ambiente che le accogliesse.
All’open studio finale la scala degli oggetti era ancora troppo piccola per poter dare un’idea di grandezza e soprattutto per poter destare un certo timore o senso di reverenza di fronte a questa natura antropogenica innalzata a idolo.
Per la mostra Estate Autunno a State Of a Milano ho finalmente deciso di sviluppare in grandezza il lavoro, realizzando la prima opera “conclusa” dall’inizio della ricerca.
In NUMEN #1 il sentimento del numinoso, totalmente indecifrabile nel suo essere sublime, traspare dall’ibridazione tra materiali naturali e sintetici, in particolare polvere di terracotta, plastilina, polistirolo e resina. L’unione destabilizzante di materiali diversi tenta di tradurre l’idea di mysterium, concetto ricavato dall’ambito naturale senza che attinga la realtà, che permea il significato di numinoso. La plastica si insinua nel reale, cercando di mimare alcune delle sue proprietà, sconvolgendolo. Questo aspetto ambiguo fa riflettere sull’agire umano all’interno dell’era geologica in cui ci troviamo, ossia l’Antropocene, e sullo smarrimento della visione sacrale della natura.
L’altare in fin dei conti santifica una natura plasmata e modellata dall’uomo e mostra in questa maniera come alla base del significato della serie stessa vi sia una contraddizione interna.
In occasione infine della mia prima personale, La cerimonia dei misteri, a spazioSERRA ho deciso di sviluppare un’ambiente all’interno dello spazio espositivo. Il rigore della disposizione delle tre costruzioni architettoniche in ceramica, l’arco, la sorgente e il tempio con la cascata, viene spezzato dalla collocazione irregolare delle piante in plastilina che vanno a creare una natura surreale, lussureggiante e a prima vista giocosa delineando in realtà un paesaggio tra l’infernale e il vulcanico che nel corso della mostra andrà a impossessarsi della serra.
L’idea di evoluzione, di continuo mutamento fa proprio parte del ciclo della natura, ma in questo caso è proprio l’intervento dell’uomo a determinarla, inducendo l’ambiente a espandersi.
Il 18 gennaio inoltre vi sarà il compimento di questa caerimonia tramite una polifonia di loop e voci a cura di Niccolò Cruciani, che tenterà di portare lo spettatore in una dimensione rituale ancestrale. Si tratterà di un crescendo che vedrà l’ibridazione elettro-acustica tra voci umane e suoni sintetizzati emessi da diffusori indipendenti.
I miei prossimi mesi saranno dedicati alla ricerca: da un lato sull’architettura sacra e i riti, dall’altro sull’ampliamento del mio erbario artificiale grazie al confronto con archivi botanici, enciclopedie ed esperti del settore.
Mi piacerebbe esplorare questo progetto a lungo, fino ai suoi limiti, integrando diversi materiali e nuove tecniche di produzione, sono convinto ne abbia le piene potenzialità.
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.