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I (never) explain #55 – Alek O.

Alek O. – Il GiardinoArtissima 2018, Torino A luglio dell’anno scorso sono stata invitata da Ilaria Bonacossa, la direttrice di Artissima, a pensare un progetto per la fiera. Doveva svilupparsi in 4 giornate di lavoro negli spazi espositivi, e doveva essere indirizzato a un pubblico di solito estraneo a queste manifestazioni: dei ragazzi fra i […]

The day before the opening – Artissima 2018 in partnership con Juventus, Torino – courtesy Alek O.

Alek O. – Il Giardino
Artissima 2018, Torino

A luglio dell’anno scorso sono stata invitata da Ilaria Bonacossa, la direttrice di Artissima, a pensare un progetto per la fiera. Doveva svilupparsi in 4 giornate di lavoro negli spazi espositivi, e doveva essere indirizzato a un pubblico di solito estraneo a queste manifestazioni: dei ragazzi fra i 6 e gli 11 anni. Il tutto con la collaborazione della società calcistica Juventus.

The day before the opening – Artissima 2018 in partnership con Juventus, Torino – courtesy Alek O.

Le fiere d’arte, come d’altronde le fiere in generale, sono spazi in cui si concentrano tanti operatori dello stesso settore. E’ facile immaginare che posti del genere non sono pensati per ospitare dei ragazzi.

Di norma la fiera è organizzata come un accampamento: è composta da tanti isolati collegati da arterie principali e secondarie, lunghi corridoi che portano da uno stand all’altro. In contrasto con la fluidità della fiera, lo spazio dedicato al progetto doveva invece essere accogliente, e fare dimenticare il disagio che la fiera può suscitare nei non addetti ai lavori. Uno spazio in cui fermarsi anziché transitare velocemente. *

Work in progress Il Giardino, 2018 – Artissima 2018 in partnership con Juventus, courtesy Alek O. – photo credit Matteo Torsani

Nei giorni prima dell’apertura, nel hangar della fiera c’è un grande via vai di installatori, elettricisti, moquettisti. Sono giorni molto intensi per quelli che vi partecipano: tutto deve essere pronto per il giorno dell’inaugurazione, e il tempo è poco. Questo retroscena è anche molto affascinante: gli stand sono ancora in divenire, e un corridoio visto al mattino può essere irriconoscibile la sera stessa. Centinaia e centinaia di opere vengono scaricate dai trasportatori. Galleristi e assistenti spostano ‘un po’ più a destra’, ‘un po’ più in alto’ quadri già appesi. Artisti finiscono gli ultimi dettagli di un’installazione. Le aspettative elettrizzano l’aria.

Nel mio progetto per Artissima volevo riprendere questa energia, creando una continuità con ciò che succede prima di una fiera. I ragazzi sono stati invitati alla costruzione di uno spazio in evoluzione giorno dopo giorno. Questo spazio si ispirava esplicitamente all’idea di giardino, e come questo cambiava continuamente. Il giardino è uno spazio di rottura con gli spazi costruiti, così il nostro “Giardino” diventava un elemento di contrasto con la griglia della fiera.

Detail of the installation – Artissima 2018 in partnership con Juventus, Torino – courtesy Alek O.

Il primo giorno lo spazio che si presentava ai ragazzi era apparentemente vuoto, con una moquette soffice, delle pareti azzurro pastello, e grandi cuscini in terra. In realtà, l’azzurro delle pareti era quello del blueback, il colore stampato di norma sul retro dei manifesti delle affissioni pubblicitarie stradali. Questo fondo permette di sovrapporre una affissione su un’altra senza lasciare trasparire l’immagine del manifesto sottostante. Il colore di questi fondi è molto suggestivo, e cambia lievemente a seconda dello stampatore che ha prodotto il manifesto.

Anni fa, per la mostra “Altri tempi, altri miti”, alla 16a Quadriennale di Roma, avevo recuperato tanti manifesti pubblicitari destinati al macero. Incollandoli gli uni agli altri avevo creato un grande foglio con diverse sfumature di azzurro, a mo’ di ‘murales’. Tagliando parti di questa superficie, e ribaltando la carta verso l’avanti, svelavo i colori dei poster rimasti nascosti. Cosi diverse sagome colorate, sovrapponendosi al fondo, formavano una composizione geometrica.

Come alla Quadriennale anni prima, dei poster pubblicitari – questa volta della Juventus – attaccati al contrario ricoprivano integralmente le pareti dello spazio del Giardino.

Alek O., Il Giardino, 2018 – Artissima 2018 in partnership con Juventus – photo credit © Perottino-Piva-Bottallo

Con i manifesti della Juventus, e delle forbici, i ragazzi hanno fatto nascere uno spazio nuovo dentro alla fiera. Attraverso tagli e pieghe sulla carta hanno creato delle composizioni spontanee, libere e multicolori, inventando un ambiente che simulava quello vegetale, con la sua crescita progressiva, e una certa confusione nella stratificazione dei materiali. Alla fine ha preso forma una grande installazione ambientale, fortemente immersiva.

Nel Giardino i ragazzi hanno seguito l’approccio comune a tanti artisti: dato un materiale, hanno sperimentato il suo potenziale, e tentato di renderlo migliore attraverso l’invenzione. Il risultato della loro esperienza era di fatto un’installazione d’arte contemporanea. 

Al quarto giorno l’installazione era densa e completa, ma in qualche modo aveva esaurito il suo interesse. La sera appena chiusa la fiera il Giardino è stato smantellato. Sostanzialmente non ne è rimasta che l’esperienza di ognuno di quei ragazzi, e qualche foto.

Alek O., E’ già mattino, 2016 – courtesy 16a Quadriennale d’Arte, Rome

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere a una selezione di artisti  di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare.
Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro o serie, dalla sua origine al processo creativo, dall’estetica al concetto.