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I (never) explain #51 – Filippo Marzocchi

Crouch, Bind, Set, 2019 Lo sport è spesso visto per i suoi aspetti più sani, forma i ragazzi sia a livello fisico che psicologico, è uno strumento sociale in quanto forma di aggregazione comunitaria, dove si insegna la cooperazione e...

Filippo Marzocchi, Crouch, Bind, Set, Filippo Marzocchi, sound performance, CCA Andratx, Maiorca, 2019

Crouch, Bind, Set, 2019

Lo sport è spesso visto per i suoi aspetti più sani, forma i ragazzi sia a livello fisico che psicologico, è uno strumento sociale in quanto forma di aggregazione comunitaria, dove si insegna la cooperazione e la competitività, a vincere e a perdere. Ci sono però alcuni aspetti nel mondo dello sport professionistico altrettanto forti che ho voluto approfondire in questa performance.

Di per sé gli incontri sportivi sono delle battaglie sportive tra due squadre o individui, ma anche battaglie economiche. Dagli anni ‘60 in poi si parla di mercato dello sport, essendo diventato una delle prime forme di intrattenimento del nostro secolo: le squadre sono oggi delle vere e proprie società per azioni e gli scontri oltre che sul campo sono giocati dai dirigenti. Oltre alla passione, uno degli scopi principali è quindi anche la proiezione di un’immagine di successo, che può portare ad altri benefici in attività extra sportive.
Allo stesso modo i giocatori combattono per la vittoria e per incrementare le loro carriere, mentre i tifosi soddisfano la passione e il senso di identificazione nei propri colori. Spesso le tifoserie delle squadre sono legate da un credo politico o da una classe sociale.
Anche per questo lo sport è stato ed è utilizzato come oggetto di pubblicità da brand e propagande, soprattutto da politiche populiste e nazionaliste. Basti guardare alle vittorie della Nazionale azzurra durante gli anni Trenta: due mondiali e un’olimpiade delle quali Mussolini si servì per alimentare l’ideale dell’uomo nuovo italiano. È stato interessante per me scoprire che durante il fascismo del ventennio, il rugby era stato esaltato e utilizzato come strumento per l’educazione dei giovani balilla, proprio per le sue caratteristiche di sport duro e di combattimento.

Filippo Marzocchi, Crouch, Bind, Set, Filippo Marzocchi, sound performance, CCA Andratx, Maiorca, 2019

In Crouch, Bind, Set ho cercato proprio di lavorare su un’idea di estetica combattiva, anche il titolo infatti, che corrisponde ai tre comandi chiamati dall’arbitro per dare i tempi alla mischia, ha un tono marziale.
Il rugby si presta facilmente a questo immaginario perché lo scontro fisico è evidente e la natura del gioco – o meglio l’obiettivo primario – è il guadagno territoriale: ogni metro è fondamentale per raggiungere l’obiettivo. 
Per questo mi sono permesso di usare il rugby, per la sua immagine aggressiva e allo stesso tempo prestante.
A Dan (Daniele Guerrini) ho chiesto di lavorare su un ambiente sonoro che andasse in quella stessa direzione. Abbiamo infatti selezionato suoni che andavano da mitragliatori di videogame, derapate di macchine da corsa o sirene d’allarme. 
Poi mi sono servito delle tracce create per sonorizzare le linee di corsa dei trequarti. Questi ultimi, giocando attraverso il rugby, creavano un ambiente dinamico e rarefatto.
Il punto era creare una performance che mostrasse la performance sportiva come estetica della vittoria, esaltando la figura dell’eroe-giocatore, attraverso la tensione e l’agonismo che si crea tra due squadre che si scontrano fisicamente.
Allo stesso tempo ho voluto depotenziare questo processo togliendo l’obiettivo finale della vittoria e l’elemento della contesa nella mischia, il pallone.

Un po’ come dare una risposta negativa e un po’ pessimista sull’inutilità continua di questa corsa dove vince il più forte, Crouch, Blind, Set mostra quindi un meccanismo interrotto, dove si può vedere l’azione performante, lo sforzo e la tensione, i movimenti e la tecnica dei giocatori. Il tutto fine a se stesso. 

Filippo Marzocchi, Crouch, Bind, Set, Filippo Marzocchi, sound performance, CCA Andratx, Maiorca, 2019

Ha collaborato Irene Sofia Comi

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I (never) explain è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere a una selezione di artisti  di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare.
Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro o serie, dalla sua origine al processo creativo, dall’estetica al concetto.