I (never) explain #45 – Carlo Zanni

7 Agosto 2019

Koh-i-N∞r, 2014 – 2’05’’ loop HD video

Koh-i-N∞r non è probabilmente il lavoro migliore che abbia mai fatto, né si tratta di un progetto che in qualche modo esemplifichi al meglio la mia ricerca, ma ha per me un valore molto profondo.
Koh-i-N∞r significa “montagna di luce” in persiano, e si può scrivere in vari modi. Io ho sostituito le due “o” di Noor con il simbolo dell’infinito, in quanto il mio video è un loop e parla del ciclo vitale che si rinnova continuamente.

Si tratta di un video lungo poco più di due minuti, interamente girato da me con il telefono che usavo in quel periodo. Gli elementi geometrici bianchi che danzano sullo schermo non sono poligoni ricreati al computer. Sono in realtà gli schermi di alcuni dispositivi elettronici portatili che avevo in giro in quei giorni, filmati singolarmente con diverse angolazioni in una stanza buia, e poi editati per comporre una coreografia.
Il video ha carattere ipnotico, almeno nelle mie intenzioni, e con la comparsa di due persone di generazioni molto lontane diventa una metafora del ciclo vitale: gli schermi luminosi -la ​​montagna di luce- sono la chiave di volta temporale e temporanea che illumina, in modo diverso, gli ultimi anni di vita dell’anziano e i primi del neonato.

La chiave di volta è una pietra lavorata che adempie a funzioni strutturali, posta al vertice di un arco o di una volta e ha una forma a cuneo. Koh-i-Noor oltre a significare montagna di luce è anche il nome di un celebre diamante bianco che è stato per molto tempo il più grande diamante conosciuto al mondo. Nella mio lavoro si tratta di una chiave di volta metaforica, luminosa, preziosa e a forma di diamante.
La persona anziana ripresa a fare degli strani versi infantili è mio padre, mentre il neonato è mio figlio, che al tempo aveva circa un anno. La montagna di luce potrei essere io o chiunque si trovi in una simile situazione (o ne abbia percezione).

Carlo Zanni – ViBo coin
Carlo Zanni – ViBo deny license

Ma quest’opera ha per me anche altri risvolti intimi e in qualche modo autobiografici. Koh-i-Noor è infatti la marca di una nota casa produttrice di matite. Le matite sono qualcosa che nella mia famiglia, per vari motivi, non è mai mancata. È in effetti una cosa abbastanza comune a tutti, ma qui mi riferisco non tanto agli anni dell’infanzia, ma piuttosto a quelli successivi, fino all’adolescenza e oltre. Ora ripensandoci bene, non so se questo possa essere stata una fortuna da ricordare e raccontare. È comunque qualcosa di primordiale, almeno nella mia esperienza.

Qualche mese fa stavo installando dei ganci per asciugamani nel bagno di mia cognata. In quel momento ho scoperto che Koh-i-Noor è anche una marca di arredo bagno, il che mi fa ridere e pensare che in fondo tutti questi percorsi mentali che esistono nell’opera sono sì importanti, perché le danno respiro, ma poi c’è sempre la vita là fuori con una certa dose di ironia che ti osserva e ti riporta alla realtà. Ora non faccio altro che pensare a chi avrà detto cose tipo: “…guarda questo che ha messo come titolo dell’opera il nome del mio porta carta igienica o dello scopino del water…”. Ma pensare questo significa anche pensare di avere un pubblico. Sono sempre più scettico a riguardo. Ma questa è un’altra storia.

La musica del video è un brano inedito di Moby ottenuto tramite la sua visionaria e generosa piattaforma mobygratis.com. A consigliarmela fu il montatore del video. A Koh-i-N∞r è stata concessa una licenza commerciale con l’accordo che il 20% dei profitti siano donati alla Humane Society degli Stati Uniti, un’organizzazione per la tutela e protezione degli animali supportata da Moby.

Per la vendita di questo video sto sperimentando il modello ViBo . Si tratta di un modello di vendita per la video arte e alcuni progetti new media che si basa su uno spettro, e che mi ha visto lavorarci per circa 7-8 anni (parte di questa ricerca è confluita in “Art in the Age of the Cloud”, un libro che ho pubblicato di recente con Diorama Editions ).

Alla base di tutto c’è la mia convinzione che un video debba essere venduto diversamente da un quadro o una fotografia, cosa che ahimé invece accade normalmente in fiere e gallerie in giro per il mondo (con pessimi risultati).

ViBo suggerisce che un lavoro basato su file possa essere distribuito sia in streaming, che venduto come download intorno ai 10 €; possa essere disponibile sia in versioni fisiche economiche che in preziose edizioni limitate accompagnate da una licenza dedicata. Esattamente lo stesso video venduto in formati diversi: l’opera rimane la stessa, ciò che cambia è come viene venduta e i suoi diritti associati.

Vibo XXL, ad esempio, l’ultima iterazione che ho sviluppato pochi mesi fa’, oltre a contenere una memoria con i files lossless, un libro e due stampe fine arts montate su alluminio, contiene anche un contratto e una licenza.

Questa licenza ti dà una serie di diritti che non hai quando compri il file a 10 Euro per esempio. Parlo sia di diritti di esposizione con crediti perpetui o temporanei legati alla proprietà dell’edizione, che di diritti di distribuzione digitale. Fondamentalmente puoi rivendere o dare gratuitamente un certo numero di copie del video.

Il ruolo del collezionista cambia e si trasforma, diventa una sorta di co-produttore e allo stesso tempo distributore del lavoro video che acquista. Il suo ruolo, la sua identità sono rinegoziati. Potrebbe sembrare una dicotomia, essendo la co-produzione all’opposto della distribuzione, ma ancora una volta, quando ci occupiamo di files dobbiamo ricordarci che tutto sta su uno spettro: l’opera, l’artista, il gallerista, il collezionista, e tutte le altre figure coinvolte nel processo.

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I (never) explain è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere a una selezione di artisti  di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare.
Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro o serie, dalla sua origine al processo creativo, dall’estetica al concetto.

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