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Sposare la notte EP. V —
Partiamo dalla fine: la Statua della Libertà del 1886 a NYC, che troneggia all’ingresso della baia della “Grande Mela”, è ispirata alla Legge Nuova di Camillo Pacetti del 1810, posizionata sul Duomo di Milano, mia città natale. Durante la rapsodica egira dei film e sculture ambientali Sposare la notte (prodotta dalla Biennale di Venezia 2022), cammino profondo e produzione di cinema sperimentale del progetto, ho deciso di attraversare la “lunga notte italiana” in deriva psicogeografica: un film in episodi. Prima il disastro causato dalla disoccupazione industriale, dalla cultura dei consumi, dalla militarizzazione dello sguardo psicologico che ammanta i corpi tra Venezia e Palermo, tra sacro e profano; oggi, nel 2024, la “diaspora” italiana tra i porti del petrolio italiani e New York.
Memorie, stragi, paesaggio si fondono: ISTAT segnala che dal 2017 al 2022 1,2 milioni di giovani italiani sono emigrati, il sogno americano e il suo effetto ancora vivi tra la deglobalizzazione e la terza guerra mondiale.
Gaetano Greco, nato il 12 dicembre 1887, mio bisnonno, abbandonò invece la triste e martoriata campagna di Mazzarino (e una figlia di pochi mesi), dove il mio sangue scorre ancora, per emigrare nelle Americhe. Da qui il lavoro di Sposare la notte Ep. V: tre grandi vele 450x420x300 cm di tessuti speciali e un film che racconti questo viaggio umano; le vele, tra i loro filamenti preziosi, accolgono memorie di oltre 7800 tra italiani, irlandesi, tedeschi e di tutti i Sud del mondo le cui mani hanno fatto l’Impero degli Stati Uniti. Impero oggi in lentissima agonia, depresso e pieno di fentanil di sintesi cinese.
Una statua che migra, una carne di pietra, quella dello scultore Pacetti; i lavoratori che emigrano, che tornano, che bruciano come torce umane. Una nave affonda e rinasce, come nel film The Fog o come in Andrey Rublev; una vela che si incendia dinanzi alla Statua della Libertà, la fenice rinasce, i porti di Augusta, Marghera, Milazzo, Gela rivivono oltre la loro stasi cancerogena. Come cenciosi migranti, come cervelli in fuga incapaci di lottare insieme, oltre al lavoro. E dalle fiamme, ancora una volta si riparte dalle macerie.
Un’opera che si attiva come contro-cartolina italiana, come afflato e forza contro le pratiche governative che omologano il presente, che tende a eliminare le forze giovani, ripetendo guai e noie da tre secoli, per una Repubblica Italiana che sia davvero Costituzionale.
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Ha collaborato Simona Squadrito
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.