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I (never) explain #181 – Marco Mandorlini

In maniera spontanea facevo più attenzione e capivo che cosa poteva offrire un territorio rurale. Fino a poco tempo prima consideravo questi posti noiosi, senza aspettative di vita ma, proprio in questi anni così cupi, è nata una bellissima riconciliazione

Bruciare la mosca 

Tutto è iniziato con il Covid, nel 2019. Dopo la sessione degli esami di Febbraio sono tornato nel mio paese natale e mi sono trovato costretto a rimanere in questa piccola frazione di campagna del sanminiatese di nome Corazzano (PI), luogo dal quale a 19 anni sono voluto “scappare” per fare le mie esperienze a Bologna, dove tuttora studio. Durante quel periodo, nonostante le restrizioni, essendo in campagna ho sempre fatto come volevo: andavo a correre, pescavo nel fiume dietro casa e facevo passeggiate nei boschi. Vista la situazione generale ero fortunato. 
In maniera spontanea facevo più attenzione e capivo che cosa poteva offrire un territorio rurale. Fino a poco tempo prima consideravo questi posti noiosi, senza aspettative di vita ma, proprio in questi anni così cupi, è nata una bellissima riconciliazione che mi ha portato a riscoprire, con una curiosità accesa, tutte le caratteristiche che appartengono a questo piccolo luogo rurale. 
Ero molto interessato a tutti gli elementi storici e culturali, alla routine lenta di ogni persona, agli attrezzi da lavoro ormai datati e alla cura di ogni contadino nel fare il proprio orto, caratteristiche inesistenti ed opposte alla città.
Questo ha segnato l’inizio del mio percorso di ricerca artistico. 
La mia formazione in grafica d’arte mi rendeva timoroso e restio nel provare a realizzare un’opera che non fosse una stampa. Un grande aiuto è stato iniziare a raccogliere oggetti di qualsiasi tipo, facendo lunghe passeggiate nei dintorni, come casse per la verdura, damigiane, canne di bambù… In questo modo sono riuscito a familiarizzare e a scoprire i materiali di questo ambiente. 
Con il passare del tempo mi sono reso conto che un nuovo punto d’inizio poteva essere guardare indietro al mio passato e provare a raccontare le storie grazie all’aiuto di “reperti”, enfatizzandoli e rielaborandoli.

Nell’estate del 2020, durante una passeggiata, sono arrivato alla Pieve di S. Giovanni Battista, posta sulla collina che sovrasta il paese. Ho notato che su un prato c’era un’enorme macchia nera. Mi sono avvicinato e ho visto che erano carboni di legni, canne di bambù e agli. Mi sono subito ricordato perché c’era questo residuo di falò. I carboni erano lì in seguito alla festa dei “Fuochi di S. Giovanni Battista”, che si svolge nella notte dell’equinozio d’estate, detta anche nel mio paese “bruciare la mosca”. Una celebrazione che ha una storia antica risalente ai tempi pagani che, con l’arrivo del cristianesimo, fu accostata alla figura del santo Giovanni Battista. 
Nel corso dei secoli in tutta Europa, negli ambienti rurali, sono nate usanze, credenze, riti e superstizioni con la speranza che potessero proteggere i territori da qualsiasi avversità.
Fin da piccolo ho sempre partecipato a questa festa: ad ogni bambino, intorno a questo enorme focolare, veniva data una lunga canna di bambù con un aglio legato in cima, così da poterlo cuocere e questo emanava un odore pungente. 
Il giorno seguente la mia scoperta sono tornato subito alla Pieve con dei sacchetti ed ho raccolto più carboni possibili, pensando che potessero essermi d’aiuto nella realizzazione di un lavoro ispirato a questa tradizione. 

La realizzazione del lavoro poi è nata in una maniera totalmente casuale… lavando la macchina di mio nonno, soprannominato Piecche, che ho ereditato. All’interno del cruscotto ho trovato un santino raffigurante S.Giovanni Battista con annessa la sua preghiera. Da lì la formalizzazione del lavoro è nata in maniera naturale, riproponendo il santino. In quel periodo ero ancora molto legato alla grafica d’arte e così ho deciso di creare un’ edizione di 24 stampe serigrafiche, del medesimo formato del santino originale, caratterizzandole con questa colorazione di grigiore di sfondo dovuta all’inchiostro calcografico fatto da me e ottenuto dai carboni trovati. Grazie a questo lavoro sono riuscito, con il passare del tempo, ad indirizzare in maniera continuativa un ciclo di lavori realizzati dal 2022 al 2024. 

Marco Mandorlini ha fatto parte della residenza Nuovo Forno del Pane Outdoor Edition 2024 promossa dal MAMbo, Bologna

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.