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I (never) explain #164 | Beatrice Pediconi

Beatrice PediconiDiario di un Tempo Sospeso, 202043 emulsioni trasferite su carta per acquerelloCm 22,5×19 approx (ciascuna); dimensione totale: variabile Nell’arco di più di cinquant’anni, per l’esattezza 29.771 giorni, On Kawara ha creato dipinti, disegni, libri e registrazioni che esaminavano il tempo cronologico e la sua funzione come misura dell’esistenza umana. L’artista inizia a realizzare i “date […]

Beatrice Pediconi -Diario di un Tempo Sospeso © Beatrice Pediconi Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia Ph. Dario Lasagni

Beatrice Pediconi
Diario di un Tempo Sospeso, 2020
43 emulsioni trasferite su carta per acquerello
Cm 22,5×19 approx (ciascuna); 
dimensione totale: variabile

Nell’arco di più di cinquant’anni, per l’esattezza 29.771 giorni, On Kawara ha creato dipinti, disegni, libri e registrazioni che esaminavano il tempo cronologico e la sua funzione come misura dell’esistenza umana. L’artista inizia a realizzare i “date paintings” il 4 gennaio del 1966 a New York City – la città in cui sceglie di trasferirsi in pianta stabile a partire dal 1964 – continuando a dipingere ovunque si trovasse fino al 2013, un anno prima della sua scomparsa. Quando vidi per la prima volta la sala dedicata a On Kawara con esposti dei lavori della serie “Today / Date Paintings” – circa duemila tele che riportano la data del giorno in cui sono state realizzate – ne fui colpita profondamente. Iniziai così a riflettere su come cambia la percezione di un’opera quando viene legata a una data precisa oppure a un periodo particolare della nostra vita. 

Nel Marzo 2020 sono rientrata in Italia per un breve soggiorno. Improvvisamente, il mondo si è fermato, e mi sono trovata bloccata a Roma per sei settimane e un giorno, senza la possibilità di rientrare a New York – città in cui vivo ormai da molti anni. Priva del mio studio, e ospite in casa di una parente, ho iniziato a lavorare su carte per acquerello di piccolo formato, spinta dall’esigenza di scandire i giorni del lockdown occupando il vuoto di un tempo dilatato e riflettendo sul concetto di appartenenza. È nato così Diario di un Tempo Sospeso. Come nelle pagine di un diario, ciascuna carta mi ha accompagnata in questo nuovo percorso; ogni segno è stato il testimone giornaliero di un vissuto anomalo, durante il quale in molti, come me, si sono ritrovati in una condizione precaria e instabile, immersi in una profonda incertezza. 

Diario di un Tempo Sospeso comprende 43 disegni su carta per acquerello, ciascuno di dimensioni leggermente diverse l’uno dall’altro al fine di creare un sottile disturbo percettivo, che si manifesta solo trovandosi in posizione frontale rispetto all’intera composizione. Utilizzando strisce di emulsione fotografica per tracciare un segno sulla carta, Diario di un Tempo Sospeso è realizzato tramite una tecnica non convenzionale che combina la gestualità del disegno con materiale fotografico di scarto. 

Beatrice Pediconi, Diario di un Tempo Sospeso, 2020 (dettaglio)

Dopo aver ritagliato in strisce sottili delle Polaroid appartenenti ad alcuni dei miei lavori precedenti, le inserisco all’interno di una vasca con acqua bollente per poter separare l’emulsione dal supporto fotografico originario. In seguito a questo distacco, recupero i filamenti di emulsione e li trasferisco su carta cotone, continuando a lavorare all’interno di una vasca piena d’acqua: si origina così una ricerca che rifiuta di rientrare in una categoria ben precisa, permettendomi di disegnare con la fotografia. L’acqua è il medium attraverso cui questo processo si manifesta rendendo il disegno impossibile da controllare completamente. 

L’intera installazione a parete prende forma a seconda dello spazio circostante, adattandosi in maniera variabile. All’interno della Collezione Maramotti Diario di un Tempo Sospeso è disposto su una grande parete di circa dieci metri, tra la zona espositiva temporanea e la collezione permanente. Ho deciso di raggruppare i primi 42 disegni in successione cronologica, lontani un centimetro l’uno dall’altro, e ho posizionato l’ultima carta a un metro e mezzo di distanza dalle altre. 
La mia idea era quella di poter immaginare un diario srotolato come un leporello a rappresentare il senso di sospensione e costrizione di quei giorni; a distanza dagli altri, il quarantatreesimo disegno, anticipazione della tanto attesa “nuova libertà” piena di aspettative per il futuro. 
La disposizione orizzontale delle carte ci costringe a un movimento di percorrenza ritmica scandito dal susseguirsi delle “pagine” di un diario della memoria. La scelta dei colori, la dimensione dei piccoli disegni, l’esilità dei segni riflettono la condizione in cui mi trovavo: poco materiale a disposizione con cui lavorare, l’impossibilità di trovarne altro e l’incertezza della durata del confinamento. 

Diario di un Tempo Sospeso è dunque il risultato di una metamorfosi, le sue carte abitate da storie rimosse e trasformate da stratificazioni nascoste diventano un mezzo di rappresentazione in bilico tra passato e presente, al fine di lasciare un segno come prova della nostra esistenza. Rimangono sottili filamenti, tracce filiformi e fluttuanti a testimonianza di un’esperienza personale e di una memoria collettiva caratterizzate da stati d’isolamento, divisione, perdita insieme a una forte speranza di recupero e trasformazione.  

Beatrice Pediconi -Diario di un Tempo Sospeso © Beatrice Pediconi Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia Ph. Dario Lasagni
Beatrice Pediconi -Diario di un Tempo Sospeso © Beatrice Pediconi Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia Ph. Dario Lasagni

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Nel tempo hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi