CANZONE PER SORDI —
Full fathom five thy father lies;
Of his bones are coral made;
Those are pearls that were his eyes:
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a sea-change
Into something rich and strange.”
The Tempest
William Shakespeare
A Roberta
Nella mia stanza osservo il buio
Sono miope
Tutto diventa pulviscolo vibrante
Vedo solo alcune parti degli oggetti intorno a me
Scompaiono
E me ne appaiono altre che poi scompaiono
Suggerimenti che non svelano, non descrivono, lasciano a me la possibilità di modellare spazio, forme e colore
Libertà
Scopro una profondità nuova, senza fondo, dove posso immergere lo sguardo e perdermi
E scegliere e ripensarci e scegliere di nuovo
Nella stanza con mio fratello
Bambini
Alla sera, quando vado a letto, osservo il quadro di mio nonno
Seguo il sentiero segnato dalle biglie e dalle scatole
Porta al blu di Prussia scuro che scava la tela e la parete
Con timore e curiosità mi addentro nel blu
Il fantasma di carta muove nervoso i suoi arti come bastoncini
Non vuole spaventarmi, è spaventato
Da lui stesso?
Mi proteggerà nel cammino
Ho paura del buio, mi piace molto
Prendo gli oggetti del mio studio
E come mio nonno con il fantasma e la barchetta di carta, la bambola, la scarpa, le biglie e le scatole
Li uso per sfondare la tela
Vanno avanti e indietro
Poggiano su un piano
Altri cadono, altri fluttuano
Mi servono per andare in profondità
Per cantare una melodia muta, per sordi
Dipingere
Per errare nell’abisso
Libertà?
Dubito
Ho scelto, non ho trascurato
Ho saputo dare la dolcezza che rende magici e vitali questi semplici oggetti?
Ritrovo un tempo e uno spazio
E rincontro mio nonno
Ricordi vivi che ho dimenticato
Non so chi sia
Lo abbraccio forte perché sia sempre in me
Gli oggetti mi parlano della morte
Nessuna vanità bensì pensiero immaginifico
Muoio e adesso rinasco
Fantasmino, dammi la tua mano di carta
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.
Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi