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I (never) explain #156 – Marco Salvetti

* La mia ricerca si basa su…anzi, questo dipinto, in favoloso e splendido bilico tra astrazione e figurazione, tratta la questione del. No, per carità, basta. Che Dio ce ne liberi. Piuttosto…da qualche tempo ho l’abitudine di disegnare su taccuini quadrettati formato A5. Sono comodi da portarsi in giro e la quadrettatura mi permette parecchia […]

Marco Salvetti, disegno n.1, 2023

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La mia ricerca si basa su…anzi, questo dipinto, in favoloso e splendido bilico tra astrazione e figurazione, tratta la questione del. No, per carità, basta. Che Dio ce ne liberi.

Piuttosto…da qualche tempo ho l’abitudine di disegnare su taccuini quadrettati formato A5. Sono comodi da portarsi in giro e la quadrettatura mi permette parecchia versatilità, posso scegliere di ignorarla oppure di usarla per il suo scopo: tenere sui binari qualche appunto o sondare qualche astrattismo geometrico. Più che dai fogli a buon mercato, di questi taccuini m’attira la spirale metallica che li tiene uniti. Quest’oggettino specchio dell’inconscio umano.

Quando disegno generalmente copio altre immagini. I miei disegni non sono quasi mai disegni d’invezione. Mi esercito molto sul disegno. Come diceva sovente qualche vecchio lupo in accademia: “a forza di disegnare poi qualcosa ti entra nella mano…” oppure:  “…ogni buon pittore è anche un bravo disegnatore…”. E io non voglio venir meno a questi sacri postulati.

Ma i miei disegni sono una pratica parallela alla pittura e raramente la incrociano. Non uso mai i miei taccuini per creare un dipinto. Sul quadro ho bisogno di approcciarmi senza un progetto, senza riferimenti. Insomma l’opposto di quando disegno. Perché? Perché devo inventare, trovare le soluzioni specifiche che quel dipinto chiede, e io chiedo di stupirmi ogni volta.

Sulla tela immaginazione e intuizione sono libere di far accadere quello che serve. Che il disegnatore con i suoi progettini se ne faccia una ragione.

Quest’opera del 2023 è tuttavia uno dei pochi dipinti che nasce da un disegno. Da una taccuinata improvvisata.

 Iniziai disegnando dei quadrati. Questi quadrati mi parvero libri. A questi libri aggiunsi dei nomi di scrittori. Alcuni dei miei scrittori preferiti, eh già. Malaparte, Céline, Kafka. Libri ai quali aggiunsi delle ruote.

Questi carri-libro galleggiavano sul foglio e poiché ero in una giornata davvero ispirata vi aggiunsi un paesaggio fatto di collinette (che sembrano un paio di chiappe) erte su di un cielo serotino. Dipinto a matite grasse. Poesia.

Per qualche giorno mi ripassai tra le mani quel disegnetto. Che bel disegnetto pensavo. Poi avevo questo quadro che coprivo e ricoprivo con grandi spatole zuppe di bianco di titanio mescolato ai colori freschi sulla tela, tiravo gesti larghi e orizzontali. Spesso il fondo mi suggerisce il movimento. Quello che andrò a dipingere. Una volta asciugato vi dipinsi due quadrati che, a differenza del disegno originale, mutarono in veri e propri carri armati, senza equivoci. Poe-Poe- Kafka. 

Un doppio Poe perché serviva sul quadro. Poe ha affrontato il tema del doppio nel suo William Wilson, ma questo lo sto aggiungendo ora per mera erudizione.

Sotto la parola Kafka c’è una macchia bruna accaduta per errore, ma ci sta bene perché sembra una blatta gigante. È un quadro sulla guerra. No, non è un quadro sulla guerra. È molto di più. È molto più importante della guerra. È un’opera sull’invenzione, sull’inventarsi un’immagine che non esisteva. La guerra in confronto è una cosa da tutti. Tutti buoni a fare la guerra. Inventatevi un’immagine, un’immagine che funzioni…nonostante la guerra, sullo sfondo della guerra. Nonostante il dacci oggi il nostro orrore quotidiano. Amen.

Prendetevi il rischio di creare un’ immagine che tanto poi vi metteranno in bilico tra astrazione e figurazione. Con tanto di tutina nera e asta da equilibrista. Oplà.

La morale? Sono sicuro che i libri e l’arte non ci salveranno dal tritacarne…ma nel frattempo ci armano a pensare, ad essere liberi, ad essere vivi.

Vincitori e vinti, che siate maledetti. Bum!

Marco Salvetti, untitled, oil on paper on cavans, 49×62 cm, 2023
Marco Salvetti, disegno n.2, 2023

Ha collaborato Simona Squadrito*

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I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi