ATP DIARY

I (never) explain #146 — Marta Pierobon

Artista selezionato da Simona Squadrito* Non avevo mai usato quella specifica argilla prima, è un’argilla molto grossa, corposa, con la quale è più facile costruire in verticale, è un’argilla molto stabile.In quel periodo stavo lavorando al mio libro di disegni: “Sleepless Stories”, era più di un anno che ero molto focalizzata sul disegno, sul lavoro […]

Marta Pietrobon, ROSA, ceramica, 2020. Photo credits: Laura Majolino, Curtesy l’artista e A Palazzo Gallery
Marta Pietrobon, Self-portrai as a fishbowl, ceramica, 2019. Photo credits Laura Majolino

Artista selezionato da Simona Squadrito*

Non avevo mai usato quella specifica argilla prima, è un’argilla molto grossa, corposa, con la quale è più facile costruire in verticale, è un’argilla molto stabile.
In quel periodo stavo lavorando al mio libro di disegni: “Sleepless Stories”, era più di un anno che ero molto focalizzata sul disegno, sul lavoro su carta.

Quel pacco di argilla era seduto sul pavimento del mio vecchio studio da qualche settimana, lo osservavo e iniziavo a sentire il desiderio di provare quella materia nuova, di conoscerla meglio.

Gli ultimi lavori che avevo realizzato in scultura erano una serie di lavori strettamente legati ai disegni del libro, delle sculture di piccole dimensioni, principalmente in terra cruda e resina, tranne una, un autoritratto in ceramica.

La mia prima ceramica: “Self-portrait as a fishbowl”

Avevo ritratto me stessa, quasi a voler mettere un punto, quasi a volermi collocare non soltanto come primo personaggio all’interno del mio “surrealismo domestico” ma anche quasi a voler dire: “io sono ceramica.” Uno statement molto forte, che ho davvero compreso soltanto con il passare del tempo.

A quel punto era chiaro: quel pacco di argilla sul pavimento sarebbe diventato un’altra ceramica, e un altro io.

Veduta dello studio
Dettagli, Marta Pietrobon, ROSA, ceramica, 2020. Photo credits: Laura Majolino, Curtesy l’artista e A Palazzo Gallery

Avevo costruito, attraverso i miei lavori su carta un mondo, un ambiente, un luogo, popolato da figure più o meno reali che si trasformavano in continuazione, e avevo anche collocato me stessa in quel luogo insieme a tutto il resto.
Avevo bisogno di un’altra “persona”, un’amica immaginaria che potesse attraversare quel luogo insieme a me.
Un alter ego, un’amica, ma anche un qualcuno a cui rendere conto, che fosse nella posizione di giudicare e giudicarmi.

E’ arrivata lei: “Rosa”.

Rosa ha capelli fatti di dita e un volto difficile da interpretare fatto soltanto da due occhi, tutto il resto sta all’immaginazione di chi la osserva. Rosa è silente.

E’ reale ma allo stesso tempo appartiene più a quel mondo chiuso dei miei disegni, nel mio libro, che alla realtà.

Rosa è la mia porta d’accesso a quello che la mia dimensione domestica mi racconta e mi manifesta. Rosa è la costante necessità di relazionarsi con l’altro da sé. 

Dettagli, Marta Pietrobon, ROSA, ceramica, 2020. Photo credits: Laura Majolino, Curtesy l’artista e A Palazzo Gallery
Marta Pietrobon , Sleeples Stories, libro d’artista pubblicato da Boite edition. Courtesy l’artista e A Palazzo Gallery

Ha collaborato Simona Squadrito*
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi