CRASH
Uscire fuori dalla pelle, uscire fuori da qualcosa.
Ho intitolato le mie ultime mostre nelle sedi della galleria Francesco Pantaleone di Palermo e Milano CRASH#1 e CRASH#2.
CRASH corrisponde al rumore onomatopeico di un impatto, una cosa che urta contro un’altra, inevitabilmente ambedue le parti riportano una memoria dello scontro. A me piace pensare che l’una viene ibridata dall’altra, come se la materia toccandosi possa trasportare parte della superfice dell’oggetto o della persona. Talvolta l’impatto è secco, lascia un dolore sordo, quasi non lo senti, un dolore al quale il corpo si è abituato come se avesse una memoria di quella sofferenza.
In OUT OF THE BOX, mi trovo dentro un recinto quadrato costituito da 4 pezzi di guardrail.
Il guardrail è un elemento dell’arredo stradale che ha la funzione di protezione in caso di scontro o uscita di strada.
Io sono all’interno del recinto e lo colpisco svariate volte, lo deformo con i colpi di mazza ma infine mi fermo e rimango dentro, come se non riuscissi o non volessi uscire.
La protezione diventa materia vincolante ed è inutile tentare di privarmi da essa, al momento non è possibile sfuggire da questa morsa.
esperiènza (ant. esperiènzia, speriènza, speriènzia) s. f. [dal lat. experientia, der. di experiri: v. esperire]. – 1. a. Conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso o la pratica, di una determinata sfera della realtà: avere, non avere e. di una cosa; acquistare e.; e. della vita, del mondo, degli uomini, dell’animo umano.
Mi chiedo spesso se l’esperienza sia una pratica che mi insegni a superare qualcosa, e solo ora capisco che l’esperienza non serve a nulla se non voglio uscire da quella cosa.
Ripeto dei gesti tante volte, e il crash diventa essenziale per provare a sentire, è il momento in cui tutti i miei sensi si riacutizzano, metto a fuoco le mie priorità, scompare tutto intorno e rimango io sola col mio corpo. Questo corpo ripete l’errore, l’esperienza non serve a nulla se non voglio uscire da questa cosa.
In queste due mostre ho costruito un percorso: dal mio impatto contro una parete a cui segue la costruzione del muro di pelle imbottita “Capitonnè Skin Wall”, al momento della mia separazione dalla mia armatura di argilla fino a provare a distruggere quello che si interpone tra me e il resto del mondo.
Sento la pressione di un momento storico in cui penso che difficilmente l’individuo possa essere libero, forse si illude di sentirsi libero, ci prova.
Io ci provo, il tentativo è necessario.
—
Loredana Longo
CRASH#1
MY BODY IS NOT NOBODY
FPAC Palermo
fino al 7 maggio
Loredana Longo
CRASH#2
MY BODY IS NOT NOBODY
FPAC Milano
fino al 14 maggio
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.
Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi