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I (never) explain #131 | Andrea Mauti

…Sulla parete del mio studio era appesa una stampa inkjet di un’opera che è sempre ricorsa nella mia mente: “Figure Turning” di Francis Bacon. Con il tempo sull’immagine si erano depositati strati di polvere che avevano trasfigurato ancor di più la figura contorta e mentre dipingevo Senza titolo (Innerspace) le ultime pagine di un’antologia di […]

Andrea Mauti Senza titolo – Dettaglio – Senza titolo – olio su lino – Courtesy of ADA Rome Photo by Roberto Apa

…Sulla parete del mio studio era appesa una stampa inkjet di un’opera che è sempre ricorsa nella mia mente: “Figure Turning” di Francis Bacon. Con il tempo sull’immagine si erano depositati strati di polvere che avevano trasfigurato ancor di più la figura contorta e mentre dipingevo Senza titolo (Innerspace) le ultime pagine di un’antologia di Baudrillard sul Cyperspazio si aprivano a ventaglio sul mio tavolo da lavoro…

Figure Turning di Francis Bacon

La pittura diventa un momento di tensione tra l’immagine sottostante e le velature che si depositano come sedimenti temporali sulla superficie della tela. Tale processo trova un motivo narrativo nella continua trasfigurazione  del mito: “una macchina che serve a molte cose” scrive Furio Jesi e si trasforma in un grande organismo plasmabile in cui tutto si consuma e si ripete eternamente come un Uroboro.
È il continuo dispiegarsi di un tempo senza coordinate, privo di spazialità “eternamente presente” che corrisponde quasi ad un glitch, un cortocircuito nel quale i lavoro possano fluttuare.

 La genealogia del lavoro nasce da questo processo quasi ludico che ho nei confronti dell’iconografia delle sculture e i lavori pittorici diventano dunque per me un motivo di indagine più profondo, non soltanto con una tradizione che in qualche modo è onnipresente nella storia ma sul suo riproporsi e riemergere dal substrato culturale.
La figura di questo lavoro è interamente immersa in un background oscuro, piatto ma al contempo profondo privo di qualsiasi coordinata che ne possa determinare una situazione spazio/temporale precisa . 

L’iconografia è riconducibile al Dionisio ma a me pare di rintracciare un legame con Asclepio, tuttavia il lavoro intende non sottolineare l’aspetto mitologico e iconografico della scultura romana ma restituire all’osservatore un corpo inerme, in attesta di un aspettato movimento. Il Dionisio diviene dunque una figura emblematica, misteriosa e la sua collocazione in uno spazio digitalmente simulato reso tangibile dalla pittura asseconda il mio interesse nel riportare la scultura ad una dimensione lontana atavica e al contempo quasi fantascientifica.

Andrea Mauti Senza titolo – olio su tela di lino 134x91x3,5 – Courtesy of ADA Rome Photo by Roberto Apa

L’antinaturalismo pittorico del bianco e nero è dato non solo da una tradizione che vede nel 1700 Winckelmann osservare la classicità nella sua purezza e nel candore che lo contraddistingue; per me questa condizione della scultorea è un fatto temporale che sottolinea una condizione effimera della materia e una transitorietà presente nella condizione umana che trova nella scultura un motivo per rendere eterna la figura umana.

La stratificazione di materia è un processo fondamentale che crea un rapporto diretto con  la sedimentazione dei frammenti archeologici e questo mi permette di strutturare un discorso temporale su dei reperti che non hanno nessuna collocazione spaziale o temporale e vivono nella dimensione sospesa del sogno fantascientifico, del paesaggio apocalittico in cui tutto sembra proiettarsi sempre in una visione profondamente distruttiva in continuo divenire. 

Questa condizione fragile e precaria dell’oggetto sembra vivificarsi nella condizione archeologica degli oggetti contemporanei; la perdita di funzionalità di un oggetto di consumo per me diviene la possibilità di vivificarne il potenziale artistico. 

Installation View Sublimation – Simulation Andrea Mauti – Courtesy of ADA Rome Photo by Roberto Apa
Installation View Sublimation – Simulation Andrea Mauti – Courtesy of ADA Rome Photo by Roberto Apa

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi