Fabrizio Prevedello
Aufstieg und Fall auf Mäusepfoten (157)
2016
Acciaio, 295 x 73 x 695 cm
Una struttura in metallo ossidato è situata a cavallo di un muro, lo supera, scompare allo sguardo.
Raggiunge il muro emergendo da un’apertura rettangolare nel terreno della quale la fitta vegetazione non lascia intuire la reale profondità. Come un rampicante, sale fino a trovare un passaggio, ci si infila, scende dall’altra parte.
Una scala.
Ogni alzata e ogni pedata sono diverse nella misura e nella forma dalle altre; in questo disattende le regole di corretta costruzione di una scala.
Pensata per essere fruibile: alcuni gradini sono ampi e comodi, il piede vi alloggia bene e abbastanza stabilmente, altri sono talmente minuti da poter accogliere solo un piede molto piccolo.
Oscilla, ma regge.
Si trova nell’Alter Friedhof, il cimitero della città tedesca di Offenbach che dista pochi chilometri da Francoforte sul Meno, la Francoforte a ovest per intenderci.
La curatrice Nadia Ismail, ha rivolto, a una dozzina di artisti, l’invito a partecipare a “Hidden View”, una mostra le cui opere dialoghino con alcuni luoghi – nascosti, dimenticati, trasformati – di Offenbach.
Tra questi – un ponte, un museo, una piazza, un parco, un parco giochi – c’è pure il vecchio cimitero.
In febbraio raggiungo Nadia Ismail per un sopralluogo, giornata bellissima, freddo secco. Chiacchieriamo, anche della mia personale che aveva visto un anno prima, a Francoforte, organizzata da Lisa Regazzoni, filosofa, storica. È lì che ci siamo conosciuti.
Nadia mi guida per la città. Offenbach è assolutamente multiculturale, non c’ero mai stato prima. Ci vorrebbe del gran tempo per cominciare a capirla.
Ci teniamo il cimitero per ultimo, le ho anticipato che (sospetto) mi concentrerò preferibilmente su quel luogo.
Ho passato qualche anno in Germania e, pure per lavoro, ho visto parecchi cimiteri, luoghi dalla vegetazione spesso rigogliosa e curata, ognuno particolare, dove il tempo ha un passo diverso.
Propongo luogo e progetto.
Nadia accetta.
La città cresce e pure il camposanto – che come ogni camposanto è circondato da un muro – ha bisogno di essere ingrandito.
Viene acquisito un terreno a est, adiacente al cimitero, che ne raddoppia la superficie.
Ora il camposanto è più grande, diviso da un muro.
Molte tombe vi sono costruite addosso, il che impedisce ogni idea di poterlo abbattere. Vengono così praticati due varchi, dove il danno è indolore, distanti centocinquantacinque metri l’uno dall’altro (“Così vicino, così lontano”…).
La nuova parte ha una vegetazione bassa, parecchie lapidi in granito lucidato, che pare (lui solo), non invecchiare mai, scoiattoli, diverse panchine.
Di primavera molti vi stanno seduti, tutto fiorisce, talvolta c’è il sole, una fermata della metropolitana si trova all’altra uscita, dal lato opposto alla città; è un luogo di passaggio.
Per cambiare la monotonia del percorso quotidiano oggi scegli un vialetto, domani un altro.
Un giorno vicino al muro noti una strana struttura in metallo che appare dal terreno.
Da quanto starà lì? Attorno, le erbacce impediscono di capire quanto sia profonda l’apertura da cui spunta, alzi lo sguardo per seguirla e zigzagando sparisce, va di là.
Vai a vedere.
Cammini verso l’altro lato del muro, intanto riprendi il pensiero di prima e vedi piante non viste, annaffiatoi verdi: qui il bosco è più cupo, la vegetazione più alta, poco granito, altre panche, muschi e licheni cresciuti su pietre arenarie, pure su questa, rossa, bella, dev’essere qui da un po’.
Ecco, di nuovo, diversa, di nuovo appare dal terreno, quella strana struttura di prima.
Opera realizzata per Hidden View
mostra curata da Britt Baumann e Nadia Ismail.
Offenbach am Main (DE) 2016
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.