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I (never) explain #113 | Gea Casolaro

C’è un esercizio che faccio fare a chi segue il mio corso di Linguaggi della fotografia alla NABA, che consiste nel presentare tre immagini incontrate nella propria infanzia: tre immagini che le e li hanno portate/i a essere quello che sono oggi: determinanti, quindi, in qualche modo, per la loro identità.Ho iniziato a pensare diverso […]

Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021. Realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2020). Immagine: © Lavinia, Collodel 22 Lultima volta22 Lungomare San Benedetto del Tronto 2018
Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021. Realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2020). Immagine: © Loretta De Marco Dimitrios, la nave spiaggiata- Spiaggia Valtaki – Gythio, 2017

C’è un esercizio che faccio fare a chi segue il mio corso di Linguaggi della fotografia alla NABA, che consiste nel presentare tre immagini incontrate nella propria infanzia: tre immagini che le e li hanno portate/i a essere quello che sono oggi: determinanti, quindi, in qualche modo, per la loro identità.
Ho iniziato a pensare diverso tempo fa1 a quali siano state le immagini determinanti della mia vita (Ho già scritto di queste immagini nel 2012 in un piccolo testo intitolato Quale immagine più di tutte le altre sulla rivista ARIA underground n. 2 “Non-si-sa-poi-cosa”. Il mio intervento è consultabile qui) Naturalmente infinite, soprattutto le immagini letterarie incontrate nella narrativa. Ma se dovessi riassumere a sole tre immagini determinanti, penso che siano state:

1) Ritratto di giovane (1475 c.) di Antonello da Messina. Questo ragazzo è stato, in un certo senso, il mio primo amore. A dieci anni, mi innamorai follemente di lui dopo averlo incontrato in un piccolo libricino sull’opera del pittore rinascimentale tra i libri dei miei genitori. Mi ero presa davvero una cotta per quegli gli occhi blu così profondi. Se ci ripenso ora, credo che quello sguardo dal lontano passato, così pieno di umanità, sia certamente alla base del mio lavoro sullo sguardo altrui, e su cosa ogni sguardo veda. (Penso sia per questo che il Giovane che guarda Lorenzo Lotto di Giulio Paolini (1967), scoperta moltissimi anni dopo, sia una delle mie opere preferite).

2) Le foto della strage di Brescia (1974). Queste immagini così scioccanti incontrate nella mia infanzia, credo siano quelle che oggi mi portano a interessarmi alle notizie di attualità, a rivoltarmi alla violenza e ai soprusi che accadono nel mondo e a interrogarmi su come io possa, attraverso il mio lavoro, cercare di aprire delle diverse prospettive e rendere coscienti gli altri dell’importanza della vita di ogni singola persona.

Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021. Realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2020). Immagine: © Mimmo Tricarico Il Ciolo, il canyon del Salento Gagliano del Capo, Lecce, 2015
Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021. Realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2020). Immagine: © Olivier Drouin – Maguelone – Villeneuve-lès-Maguelone, 2007

3) I visitatori (1968) di Michelangelo Pistoletto. Ho visto quest’opera alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma quand’ero bambina. Ricordo che si si saliva una scala e, in cima, ci si ritrovava di colpo di fronte a quest’opera, o meglio: ci si ritrovava dentro quest’opera che, infatti, è uno specchio.
Questa idea di essere noi, i visitatori del museo, l’opera d’arte, credo sia rimasta fissata nella mia mente per sempre.
Penso che possa essere all’origine dei miei lavori collettivi, così come, naturalmente, la mia successiva partecipazione agli incontri del gruppo Oreste dal 1997 al 1999 che nei miei primi anni di lavoro artistico mi fecero scoprire l’arte partecipativa e relazionale.
Penso, in estrema sintesi, che queste tre immagini possano dire molto sul mio lavoro artistico. Un lavoro che è sempre alla ricerca dell’umano: l’umanità intesa come collettività, e il senso di umanità all’interno di ogni singola persona. Credo che questa ricerca dell’umanità, dell’empatia, del senso di consapevolezza dell’altrui realtà, sia il filo rosso che collega tutti i miei lavori dal 1993 a oggi.

Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021. Realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2020). Immagine: © Pascal Dutertre – Palais Bulles – Théoule-sur-Mer,1984
Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum, 2020-2021. Realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2020). Immagine: © Rosetta Berardi – Metaponto, 2009

Se ne possono trovare tracce anche nel mio progetto attualmente in corso: lo sguardo dell’altro, l’essere noi stessi l’opera d’arte, e le tragedie causate dall’uomo, sono presenti anche nel lavoro Mare Magnum Nostrum: un’opera composta da un sito internet e da un’installazione tridimensionale ambientale, il cui intento è mostrare simultaneamente i diversi aspetti della vita sul Mediterraneo dalle vacanze all’inquinamento, dalle attività sportive alle guerre, dalla pesca ai naufragi. Un archivio collettivo del passato e del presente del nostro mare, a cui chiunque può partecipare caricando le proprie foto sul sito maremagnumnostrum.art.

L’istallazione tridimensionale, grazie all’ottava edizione dell’Italian Council e alla Direzione regionale dei Musei dell’Emilia Romagna, sarà realizzata il prossimo settembre al Museo nazionale di Ravenna, entrando a far parte della sua collezione permanente: una stanza che rappresenta il bacino del Mediterraneo in cui, di volta in volta, chi viene a visitare la mostra potrà entrare per creare una propria visione del Mediterraneo utilizzando le stampe delle foto raccolte sul sito. L’idea di Mare Magnum Nostrum è quella di mostrare la grande varietà di punti di vista e di realtà che abitano il nostro mare in comune, e di come questo debba avere l’attenzione e il rispetto che si dedicano a un patrimonio collettivo, anziché essere una frontiera in cui ogni giorno decine di persone perdono la loro vita.


Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.