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I (never) explain #112 | Claudia Losi

Per un’inaspettata serie di circostanze, questi ultimi mesi hanno visto chiudersi due progetti a cui ho dedicato molti anni di pensieri, provando per essi sentimenti contrastanti e sempre animati da caparbio desiderio. Scrivo di queste due opere che sono recenti...

Restauro della Balena, Fiorenzuola d’Arda (PC), 2007

Per un’inaspettata serie di circostanze, questi ultimi mesi hanno visto chiudersi due progetti a cui ho dedicato molti anni di pensieri, provando per essi sentimenti contrastanti e sempre animati da caparbio desiderio.

Scrivo di queste due opere che sono recenti e mature assieme. Entrambe hanno assunto una forma cartacea e, in parte, musicale. Si tratta di The Whale Theory. Un immaginario animale (Johan & Levi, 2021) e Voce a vento (Kunstverein Publishing, 2021).

Entrambe le pubblicazioni possono essere definite come libri d’artista ma non solo: documentano, ricostruiscono, rifondano. Sono culmine e nuovo inizio. Una polifonia di voci.

Entrambe riguardano un’ultraforma: una forma-balena, una forma-paesaggio. Un corpo che è costituito e contiene innumerevoli forme racconto, narrazioni complesse (The Whale Theory). Un corpo che è spazio abitato da voci, dal canto corale; un paesaggio complesso che viene attraversato da corpi viventi, parole e suoni (Voce a vento).

The Whale Theory nasce da Balena Project dal 2004, un viaggio che si sviluppa in molteplici azioni attorno al corpo itinerante di una balenottera comune, ricostruita a grandezza naturale in tessuto di lana grigia, portata in giro per l’Italia e in alcuni altri paesi, fatta arenare di volta in volta in un museo, in riva a un fiume, in una piazza storica, in un quartiere di periferia, nel cortile di una scuola. E infine mutata di forma per inseguire nuove traiettorie. Un viaggio di cui questo volume costituisce l’approdo conclusivo, dove ho raccolto le stazioni/cardine, in una mappa sensibile e sentimentale di quasi venti anni durante i quali questo corpo-balena mi ha tenuto con sé.

Restauro della Balena, Fiorenzuola d’Arda (PC), 2007. (Ph Invernomuto)

Voce a vento è il risultato di una riflessione sul rapporto canto/corpo/paesaggio ed è nato grazie alla generosità di una cantante, musicista e direttrice di cori, Meike Clarelli. Nel 2018 Meike, componendo sulle mie parole, ha costruito insieme a me e a una trentina di donne (di cori emiliani e campani), una performance con la quale abitare un sentiero tra i carbonati di calcio di un versante del Monte Bulgheria, nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Il committente (Associazione Jazzi) mi chiese di pensare “un’altra balena” per quei luoghi. Il libro e il vinile (dove sono incisi i canti e i suoni  registrati in ambiente e il risultato del lavoro di post-produzione), è il primo di una serie di tre atti dedicati al canto corale che, con Katia Anguelova (curatrice e compagna d’avventura insieme a molti altri), abbiamo chiamato Passo chiama Passo. Il secondo atto/pubblicazione, sempre con Meike Clarelli, riguarderà altri paesaggi, tra Birmingham e Venezia.

Queste due pubblicazioni hanno in comune una direzione progettuale collettiva declinata in tanti modi diversi, come tanti sono gli sguardi con cui è possibile guardare il mondo attorno a noi. Stare al mondo. Rendere il proprio sguardo mobile e testardamente responsabile per una collettività di cui siamo parte. Ognuno di noi porta parola di una narrazione infinita, sub specie aeternitatis…..

Monte Bulgheria, Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano
Voce a vento, Kunstverein Publishing, 2021

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain

I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.