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Tra happening e happened: WAT a Bologna

Testo di Paolo Gabriotti — Sabato 6 maggio, alle ore 22, nella rotonda di Piazza Martiri a Bologna si sono radunate diverse centinaia di persone, alcune sono state attirate dalla sfera luminosa che aleggiava sopra la fontana della piazza, altre...

WAT – Bologna, Piazza dei Martiri 06-05-2023 – ph. Luca Ghedini, courtesy Xing
WAT – Bologna, Piazza dei Martiri 06-05-2023 – ph. Luca Ghedini, courtesy Xing

Testo di Paolo Gabriotti

Sabato 6 maggio, alle ore 22, nella rotonda di Piazza Martiri a Bologna si sono radunate diverse centinaia di persone, alcune sono state attirate dalla sfera luminosa che aleggiava sopra la fontana della piazza, altre hanno risposto all’invito lanciato da m.c.s.f.m.d.s.c.k.r.g.m.l.a.m.m.d.g., acronimo sotto cui si sono riuniti Xing, mk, Kinkaleri, Cristina Kristal Rizzo e Lucia Amara. L’occasione del raduno è WAT- intuizioni sul mondo in attesa che diventino una costruzione incompiuta. Un happening per dare luogo a una nuova domiciliazione al progetto W: una linea metropolitana immaginaria che si vocifera attraversi sotterraneamente Bologna a partire dal 2007 e i cui snodi sono visibili in superficie da insegne identiche a quelle della metropolitana, se non fosse che la M è ribaltata in una illogica W. 

WAT è infatti l’ultimo di una serie di eventi live che lasciano come segno l’installazione della W, un’operazione difficile da definire, tra happening e happened, performance e installazione, situazionismo e e arte pubblica. La prima W è apparsa in occasione del festival sullo spettacolo contemporaneo di Xing F.I.S.Co.07, comparendo in Piazza del Nettuno con il progetto di Kinkaleri Wanted, un flusso di eventi performativi che ha attraversato gli spazi sotterranei della vicina Galleria Accursio per tre giorni. Nelle edizioni seguenti del festival la W è ritornata coinvolgendo nuovi autori nel disegnarne l’operatività: nel 2008 Wasted a cura di mk, una squatting-performance che ha abitato il sottopasso di via Ugo Bassi; nel 2009 il live ring di Wrestling, curato da Barokthegreat nell’anello seminterrato del Palazzetto dello Sport; nel 2010 il varietà della varietà di Waudeville allo Sferisterio, a cura di Open. Ogni declinazione della W si è manifestata in un evento performativo, sempre come piattaforma condivisa con numerosi ospiti, e nell’installazione di un’insegna nello spazio pubblico, disseminando per la città le fermate di questa linea metropolitana della vitalità underground, la Wetropolitana.

Segni mimetici perché plausibili, le W sono entrate nell’immaginario urbano nonostante – e proprio per  – l’assenza di indicazioni e finalità, un’inversione giocosa aperta alla città: sono apparse in fotografie ufficiali, state interrogate dai passanti, scambiate per campagna di comunicazione e segnale del wi-fi. Un segno leggero che istituisce un luogo del ribaltamento, un’opera d’arte pubblica che si insedia senza permesso e che per questo non risponde a progetti di riqualificazione e design. Ma anche un segno della storia delle live arts negli anni zero e della loro attenzione verso i vuoti del tessuto urbano e le logiche che ne informano gli spazi, divenendo inevitabilmente anche un dispositivo che registra i cambiamenti della città nel tempo. A distanza di anni infatti la linea sembrava ormai essersi assestata con il patto con il Comune per il riconoscimento di bene pubblico del territorio e con l’opera pubblica di Cristian Chironi, una reinterpretazione dell’insegna installata nel 2018 di fronte al padiglione Esprit Nouveau. Ma nel 2022 un episodio di cronaca culturale ha fatto emergere l’urgenza di una risposta di fronte all’arbitraria disinstallazione della prima W – di cui ancora si attende la ricollocazione – voluta dal direttore della Cineteca di Bologna Gianluca Farinelli, senza alcun confronto con le istituzioni culturali e con gli artisti. L’editto ha però sortito l’effetto di riunire chi ha seguito gli oltre quindici anni di sotterranea esistenza della Wetropolitana, facendo apparire prima una nuova W in una via significativa per la storia della cultura underground bolognese, via Fioravanti, poi un doppio ingresso, com’è d’uso nelle stazioni, in Piazza Martiri.

WAT – Bologna, Piazza dei Martiri 06-05-2023 – ph. Lino Greco, courtesy Xing
WAT – Bologna, Piazza dei Martiri 06-05-2023 – ph. Lino Greco, Courtesy Xing

Ritorno a Piazza Martiri, che più che una piazza è una grande rotonda, uno snodo dei viali del centro città. Sabato, alle ore 22, alcuni metri sopra la fontana si incontra però una luce aerea da set cinematografico, un’esca luminosa, che ricorda una luna piena o una sonda aliena. A tingere l’atmosfera anche dei gruppi led, che variano dalla luce bianca all’arancio del tramonto, fino a una notte viola che non appartiene più alla superficie terrestre. Nella piscina ci sono solo alcuni galleggianti a forma di pizza, ma di lì a poco viene calato anche un solido nero, un totem camp dalle corna in lattex, ma forse anche una piccola Kaaba visto che per tutta la durata dell’evento il pubblico le girerà attorno. Dal momento del suo ingresso in acqua, dentro e fuori dalla fontana iniziano a manifestarsi una serie di accadimenti, mentre tra gli astanti girano dei fogli gialli: “Siamo ammarati, ormeggiati, salpati, atterrati aggalosciati su uno specchio d’acqua in un punto nevralgico del condotto civico. Se vogliamo stare qui, a filo d’acqua, dobbiamo far finta di avere parole senza idee e inventare un segreto, una leggenda che giri tra noi e i passanti, di mano in mano. E per rendere irriconoscibili i fatti abbiamo messo a punto strategie sintetiche di evaporazione”. Girando il foglio si trova anche la “Wegenda”, una serie di punti, impaginati a onda, che sembrano indicare tali strategie, a posteriori alcuni riesco a ricondurli, ma appare pensata più per deviare che chiarire.

Così, mentre il totem nero si muove nell’acqua rilasciando alcune ninfee di plastica (Ninfeo), appaiono delle galosce messe a disposizione per il pubblico (Sexy Boots) e una piscina gonfiabile piena di birre targate W (Tritone), un’altra esca, per invitare a immergersi. Alcune persone entrano, iniziano a giocare in acqua, ogni tanto il totem si avvicina allungando dei pizzini (Sparasentenze box), ma per una buona mezzora non sembra accadere altro, con il pubblico abbastanza interdetto, convinto che la piscina sia lo spazio scenico e che l’happening si rivelerà uno spettacolo. Ma è il reale a entrare in scena, una rissa – per cui arriveranno anche ambulanza e polizia – avviene nell’esatto momento in cui appare una W sopra un camioncino, da cui si sente uscire musica techno e che inizia a girare no-stop intorno alla rotonda (W anonimo gira). Dal momento in cui il camioncino ruota intorno alla piazza, inizia quella che descriverei come una spirale di discesa nel sottosuolo della Wetropolitana. Se WAT appare richiamare costantemente l’acqua e il flusso circolare, la piazza diventa allora uno scolo, che trascina giù nei condotti suburbani.

WAT – Bologna, Piazza dei Martiri 06-05-2023 – ph. Lino Greco, courtesy Xing
WAT – Bologna, Piazza dei Martiri 06-05-2023 – ph. Luca Ghedini, courtesy Xing

Una figura salita tra i rami di un albero comincia una sequenza ininterrotta di vocalizzi, versi animali e rumorismi rilanciati da un megafono (Emorragie di flussi fuori dal corpo) che faranno da atmosfera sonora a questo altrove. Il pubblico lascia andare la presa, c’è chi chiacchera, chi urla insieme all’albero, chi entra ed esce dall’acqua con maggiore libertà. Si possono notare altri accadimenti, forse cominciati anche prima, essendo presenze estremamente vaghe: alcune figure che si affiancano al pubblico recitando parole d’amore (Whisperers); un sodale del totem che si avvicina di soppiatto e infila nelle tasche delle persone altri pizzini, in un ribaltamento del furto (La mia mano nella tua tasca); un grande telo con disegnato lo scheletro di un cavallo, che a cadenza irregolare si aggira dietro al pubblico, nell’anello esterno della piazza (Queer Horse); adesivi appiccicati alle persone (Wadesivism); figure mascherate da Kate Moss che danzano accendendo fumogeni (Katesmokes). Verso le 23.30, il camioncino si parcheggia a bordo piazza, per piantare in tutta fretta le due insegne con la W e poi sparire. L’happening andrà avanti ancora per un po’, sfumando alla mezzanotte con gli ultimi ululati dell’albero.

Non si è trattato di uno spettacolo, ma di un flusso di interventi leggeri e assurdi, dai tratti carnevaleschi e ai più forse passati inosservati, ma che nell’insieme hanno avuto la capacità di far scivolare piano piano la piazza in una sorta di allucinazione collettiva, un trip. Un’azione di sovversione del reale il cui fine è solo fare un buco nell’acqua (WhataholeintheWater), per inscrivere in un luogo la possibilità del suo ribaltamento, il suo antipodo. Le insegne di W non insegnano nulla, ma forse mostrano una via percorribile, un invito al sottosuolo, per un tempo in cui in superficie il raduno, l’improduttivo, il non finalizzato, la sperimentazione e la leggerezza, la socialità e la produzione autoemergenti, sono sempre più erose da prospettive di governance del tessuto urbano, centralizzanti e anestetizzanti anche quando “illuminate”. Servono altri tipi di illuminazione, chiudo quindi con un invito, ho sentito dire che l’allaccio alla corrente è a poche decine di metri dalla piazza. A questo nuova stazione manca solo un gesto di ascolto, posare l’orecchio alle energie che scorrono sotterranee, agli apparati radicali della città, perché si realizzi un punto anticipato dalla Wegenda: W ON.

WAT – Bologna, Piazza dei Martiri 06-05-2023 – ph. Luca Ghedini, courtesy Xing