GRANPALAZZO — I curatori raccontano…

1 Maggio 2015
Maria Loboda Formal garden in the early morning hours (1),   2013  Archival pigment print 48,  3 x 68,  6 cm  Courtesy of Maisterravalbuena and the artist

Maria Loboda Formal garden in the early morning hours (1), 2013 Archival pigment print 48, 3 x 68, 6 cm Courtesy of Maisterravalbuena and the artist

Tempi più lenti e più sani, qualità, relazioni autentiche, dialoghi approfonditi: in altre parole “slow art”, definizione coniata dal team formato da Paola Capata, Ilaria Gianni, Federica Schiavo e Delfo Durante, per definire GRANPALAZZO. Manca circa un mese alla sua inaugurazione e già fervono i preparativi per definire e ultimare le tante iniziative che ruotano attorno a questa “due giorni” dedicata all’arte. Il 30 e 31 maggio, vedremo allestita, all’interno di Palazzo Rospigliosi a Zagarolo – una piccola località alle porte di Roma – una mostra-evento che coinvolge un ristretto numero di artisti supportati da gallerie di ricerca attive nel panorama italiano e internazionale.

Accanto alle proposte delle gallerie, ci sarà un programma di performance a cura di Ilaria Gianni che vedrà coinvolti alcuni degli artisti in mostra, e una serie di progetti speciali proposti da NERO (Roma), The Green Parrot (Spain),   Lulu (Mexico City), cura. (Roma) all’interno del Palazzo e nelle strade di Zagarolo.

Segue una breve intervista con Paola Capata, Ilaria Gianni, Federica Schiavo e Delfo Durante. 

ATP: Come vi è nata l’idea per questo ambizioso progetto? Quali sono gli stimoli che vi hanno portato alla sua realizzazione?

Forse ambizioso non è il termine più appropriato. D’altra parte non stiamo facendo altro che offrire alla gente ciò di cui ha bisogno. L’idea di GRANPALAZZO è nata parlando dei pro e i contro dei numerosissimi e difficoltosissimi eventi di arte contemporanea che si svolgono oggi nel mondo. La discussione si è poi spostata quasi naturalmente su ciò che poteva essere attraente e stimolante per la scena culturale di una città come Roma e di lì il passo è stato breve. Il giorno dopo eravamo già a studiare il format che tra meno di un mese verrà inaugurato.

ATP: Cosa distingue GRANPALAZZO o cosa rende il formato di questa kermesse originale? Quali sono le sue peculiarità?

Prima di tutto abbiamo pensato a GRANPALAZZO come un momento di dialogo, intimo, rilassato e concentrato privo dello stress che contraddistingue la maggior parte degli eventi d’arte. Come ha suggerito uno dei nostri invitati, GRANPALAZZO è un vero e proprio momento di “retreatment” in cui dialogheranno arte contemporanea, storia italiana, eccellenze eno-gastronomiche del territorio laziale, tutto ospitato – per questa prima edizione – nella singolare cornice di Palazzo Rospigliosi a Zagarolo.

ATP: Nella presentazione del progetto è ribadito più volte la possibilità di instaurare un “dialogo autentico tra artisti, pubblico e operatori del settore”. Perché pensate ci sia bisogno questo tipo di relazione?

Semplicemente perché ad oggi sembra decisamente essere l’anello mancante della catena. Altrimenti non esisterebbe un progetto come quello di GRANPALAZZO che ad oggi, pur essendo ancora sulla carta, sta già riscuotendo molto interesse e consensi.

ATP: Nella selezione delle gallerie partecipanti, quali criteri avete seguito? C’è omogeneità tra le proposte o puntate sulle forti differenze?

Puntiamo sulla qualità. GRANPALAZZO mira a concentrare l’attenzione sugli artisti che partecipano grazie al sostegno delle gallerie. Le gallerie sono l’anello chiave del sistema dell’arte. Gli artisti pensano, creano, realizzano, le gallerie supportano, investono, spingono, ci credono – a volte più di chiunque altro.

Il binomio artista–galleria è un aspetto fondamentale per il sistema dell’arte e GRANPALAZZO nel suo piccolo cerca di metterlo in luce. Per questo abbiamo deciso di coinvolgere alcune delle gallerie che conosciamo da tempo e di cui ammiriamo il carattere visionario, la serietà professionale, la capacità di supporto. Ciò che caratterizzerà la mostra-evento di GRANPALAZZO sarà probabilmente l’eterogeneità e il fil rouge che legherà il tutto sarà la qualità della proposta, che sarà decisamente alta.

ATP: Qual è il vostro principale obbiettivo?                                                              

Il nostro obiettivo principale è quello di costruire le condizioni per un reale dialogo tra pubblico e addetti del settore, andando a colmare quella distanza professionale e umana che spesso caratterizza i consueti eventi d’arte contemporanea. Ci piacerebbe gettare le basi per sviluppare un appuntamento annuale di “slow art” che detti nuovi tempi di fruizione, più lenti e più sani, che restituisca il valore della ricerca, della produzione, della visione dell’arte, il tutto in una dimensione contenuta eppure dinamica di confronto e dialogo tra soggetti.

ATP: In merito al programma performativo, come è stato strutturato?

Per questa prima edizione abbiamo pensato di lavorare unicamente con gli artisti presente in mostra. Ho dunque scelto tre performance, che porranno gli spettatori in condizioni di ascolto e di visione molto diverse tra loro, al contempo capaci di mettere alla prova gli spazi di Palazzo Rosigliosi. Jeffrey, l’alter ego di Hugo Canolias, pronuncerà un monologo tra il razionale e il sensitivo, il reale e poetico, investendo la lettura della mostra stessa. The Battle of the Shadows di Wilfredo Prieto, metterà in atto una lotta tra presenze, tra identità, tra tempi, tra storie. Braccio di lettura, la performance sonora di Riccardo Baruzzi, traccerà un’azione percussiva che permetterà di riflettere sui diversi rapporti esistenti tra strumento e ritmo in una dimensione intima e privata.

Le gallerie coinvolte:  Zero…, Milan, Workplace, Gateshead/London,  P420, Bologna,  BolteLang, Switzerland,  The Goma, Madrid, Collicaligreggi, Catania, SpazioA, Pistoia,  Maisterravalbuena, Madrid, mor  charpentier, Paris/Bogotà, Martin van Zomeren, Amsterdam, Tiziana Di Caro, Naples, Stigter van Doesburg, Amsterdam,  Josh Lilley, London, Weingrüll, Karlsruhe, NoguerasBlanchard, Barcelona/Madrid, Stereo, Warsaw, Ermes, nomad gallery, Anat Ebgi, Los Angeles

Samara Scott Aquerelle Gastebuch I and II ,   2014 Detail  Glass,   silicon,   eyeshadow,   mixed media Courtesy the artist and Ermes

Samara Scott Aquerelle Gastebuch I and II , 2014 Detail Glass, silicon, eyeshadow, mixed media Courtesy the artist and Ermes

Amalia Pica Grayscale,   2007 Poster series Courtesy the artist and Stigter van Doesburg,   Amsterdam

Amalia Pica Grayscale, 2007 Poster series Courtesy the artist and Stigter van Doesburg, Amsterdam

Seguono le brevi presentazioni dei progetti speciali di  .cura,  NERO The Green Parrot.

In occasione di GRANPALAZZO cura. presenta un’installazione di Paolo Canevari, artista romano di base a New York, attivo dall’inizio degli anni Novanta con mostre personali e collettive nei principali musei in Italia e all’estero. Nel suo intervento a Palazzo Rospigliosi, l’artista lavora sull’idea di conoscenza, comunicazione e trasmissione di sapere, ponendo al centro dell’installazione un display di volumi monocromi di diverso formato, fruibili al pubblico, che pongono l’accento sul concetto di identità, sul potere dell’immaginazione individuale, sconnessa dal dilagante bisogno di un riconoscimento sociale e infine sulla necessità di costruire una propria iconografia, non condizionata dai continui stimoli visivi del sistema dei consumi. Il lavoro si colloca nell’ambito della ricerca più recente di Paolo Canevari, che dal 2011 indaga, attraverso l’assenza, aspetti personali, intimi e interiori in rapporto all’opera d’arte e al suo significato universale.

In occasione di GRANPALAZZO, NERO – in collaborazione con Max Renkel e Giuseppe Garrera – presenta il progetto espositivo su carta:  Roma 2000-2015. 

Roma 2000-2015 è un omaggio a Roma e al suo passato recente, quello paradossalmente meno esplorato in quanto a noi vicino. Focalizzandosi volutamente sugli ultimi quindici anni, il progetto traccia una breve storia delle mostre più rilevanti di questo arco temporale adottando come lente di osservazione uno strumento specifico: l’invito. Una mostra di mostre attraverso una traccia che in molti casi è un oggetto d’arte di per sé. Frammenti di memorie ed esperienze artistiche e temporali. Un autoritratto su carta della recente storia artistica di una città che ha una coscienza tardiva e che spesso dimentica ciò che ha prodotto. Fabio Mauri una volta scrisse che “a Roma ci si vive per fare storia. Storia dell’arte, storia dell’architettura, storia della letteratura, storia del diritto, storia della fisica, storia della filosofia, storia della musica, storia della politica, storia del costume. In una parola, la cultura del tempo come storia. La storia del tempo è l’unica cultura di questa città. Bisogna proseguire consapevolmente e fare storia. Tocca a noi. Storia buona, intendo. Ma attenzione, gli errori e la mediocrità qui sono subito visibili.”  Con Roma 2000-2015 ci si è così dati la possibilità di mettere tutto ciò in pratica.

The Green Parrot presenta On n’a rien pour una performance di Oriol Vilanova (Manresa, Spagna, 1980), realizzata per la prima volta nel 2012 presso il Museé de la Monnaie di Paris, in occasione del progetto “Rob Pruitt’s flea market”. I trucchi e l’astuzia sono gli strumenti utilizzati dall’antieroe del romanzo picaresco, figura della letteratura spagnola del XVII secolo. Al mercato delle pulci, così come alle fiere d’arte, i compratori cercano di ottenere il prezzo migliore, i venditori vogliono il massimo beneficio. Vendere soldi a un prezzo minore: 5 euro per 4 euro. Rovescio picaresco. Antitesi picaresca. La bancarotta.

NERO - Roma 2000-2015

NERO – Roma 2000-2015

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