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Lo scorso giugno, nel corso della Art Night Venezia 2015, Gli Impresari, collettivo formato da Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe, Rosario Sorbello, hanno presentato Rìb Rìd Roìd, nuovo progetto che ibrida performance, scenografia e installazione.
Location d’eccezione il palazzo dell’Università Ca’ Foscari, che per l’occasione è stato trasformato, grazie all’ intervento dei tre artisti, nello scenario in cui sono stati ambientati alcuni episodi tratti dal XII libro dell’Odissea. Sullo sfondo di una vela issata sulla facciata principale dell’edificio, Teresa Mannino, accompagnata dagli interventi musicali di Arazzi Laptop Ensemble e Ensemble Elettrofoscari, ha narrato le vicende del transito della nave di Ulisse in prossimità dell’isola delle Sirene e attraverso l’insidioso tratto di mare di Scilla e Cariddi.
Prima dell’inizio dello spettacolo sono stati distribuiti al pubblico dei tappi anti-rumore, a evocare lo stesso stratagemma di cui si servirono i compagni di Ulisse per resistere al canto ammaliatore delle Sirene: tramite questo espediente, l’esperienza reale si avvicinava all’evento narrato, annullando la distanza tra palcoscenico e platea.
Rìb Rìd Roìd prende spunto dall’interpretazione che Theodor Adorno e Max Horkheimer danno dell’Odissea nella loro Dialettica dell’Illuminismo. L’intero poema è per i filosofi tedeschi “un’allegoria del processo di definizione del sé che caratterizza la moderna coscienza illuminata, il tentativo di liberarsi del mito, di relegarlo nel passato al fine di imporre il dominio della razionalità e della tecnica, dell’uomo sulla natura. In particolare, il passo delle Sirene viene citato quale metafora della società borghese: i marinai (i lavoratori) devono remare con le orecchie tappate mentre Ulisse (il padrone) grazie all’azione pratica dei suoi compagni è l’unico che può ascoltare il meraviglioso canto. Ma questo privilegio non gli consente di godere appieno della bellezza che ha dinnanzi; “incatenato“ al suo ruolo sociale egli potrà solo contemplare l’oggetto del suo desiderio, inaugurando così la moderna separazione tra attività intellettuale e lavoro manuale. Così facendo Ulisse, diviene spettatore immobile di uno spettacolo muto, e “il suo grido appassionato, la sua richiesta di liberazione, muore già in un applauso”.
Questo progetto si inserisce nella più ampia ricerca de Gli Impresari sulle forme del teatro barocco, sulla scenotecnica e sulle macchine teatrali. In particolare questi congegni, che permettevano di effettuare rapidi cambi di scena, improvvise apparizioni o simulazioni di effetti naturali, interessano il trio per la loro ambiguità politica, poiché stretti tra lo statuto di opera e quello di strumento di propaganda. Storicamente infatti, le macchine teatrali erano tra gli elementi costitutivi di quel grande apparato di intrattenimento che erano le feste barocche: principi e cardinali commissionavano agli artisti l’organizzazione di magnificenti spettacoli (auto)celebrativi il cui solo scopo era quello di meravigliare il pubblico e consolidare così il proprio prestigio.
Gli Impresari portano la riflessione sui dispositivi di fascinazione su un piano attuale: esporre questi macchinari nel contesto dell’arte contemporanea, non solo ne conferisce la giusta autonomia rispetto al loro ambito di appartenenza, ma è anche un modo per esporre i meccanismi di propaganda delle classi dominanti che, se un tempo erano tenute in gran segreto, oggi sono spesso più che palesate.
ATP presenta in esclusiva le foto della serata.
Testo di Giulia Morucchio