La pittura controcorrente nell’Italia tra le due guerre

Una selezione di 96 opere realizzate tra il 1920 e il 1945, provenienti della Collezione Giuseppe Iannaccone, sono ospitate alla Triennale di Milano
19 Febbraio 2017

Testo di Costanza Sartoris —

Ha inaugurato il 31 gennaio la mostra Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé, a cura di Alberto Salvadori e Rischa Paterlini, che vede esposta una selezione di un centinaio di opere della collezione dell’avvocato Giuseppe Iannaccone. La mostra offre non solo un interessante e poco esplorato periodo storico della pittura italiana, ma anche un importante scorcio circa le ricerche artistiche che si opposero alla pittura accademica ufficiale.

Parlare di pittura controcorrente in Italia nel periodo che va dal 1920 al 1945 significa infatti tralasciare il discorso autorizzato delle politiche culturali fasciste di ritorno all’ordine e quindi abbandonare l’immaginario del collettivo Novecento, tra cui ricordiamo ad esempio Sironi e Funi, che aveva fatto propria la cesura dalle sperimentazioni cubiste e futuriste per tornane a una ricerca fondata sull’antichità classica, sulla purezza delle forme e sull’armonia compositiva.
L’universo in cui ci portano le opere in mostra è, come giustamente designa il titolo dell’esposizione, di una nuova figurazione e il racconto del sé: la pittura si presenta infatti come un’intima indagine della realtà che cerca di comprendere in sé il periodo di grande fervore che percorse quegli anni di speranze e incertezza. Iannaccone ce la racconta con queste parole: “E’ una raccolta che è lo specchio dell’animo umano, dei sentimenti di un’Italia in pieno fermento, in un’epoca in cui la voglia di ricostruire il Paese si incrociava con la sofferenza per le violenze del regime e delle guerre”.

Molte delle suggestioni del collezionista si ritrovano nelle pitture in mostra: sia in figure autonome, quali quelle di Rosai, Pirandello, Ziveri, Guttuso e De Pisis, sia nei gruppi controcorrente della Scuola di Via Cavour a Roma, dei Sei di Torino, del Chiarismo Lombardo e del meneghino Corrente, affiora una ricerca pura e immediata, legata alla realtà. La pittura è per tutti gli artisti in mostra sinonimo di studio dell’emotività e dell’umanità che la vita, con le sue necessarie reali e spesso dolorose sfaccettature, offre.

Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé, La Triennale di Milano - Installation view - Foto Costanza Sartoris

Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé, La Triennale di Milano – Installation view – Foto Costanza Sartoris

Camminare nello spazio aperto ma raccolto della mostra ci permette di entrare in un immaginario fatto di sguardi di persone che con i loro occhi e le loro pennellate hanno narrato come fosse poesia. Fuggire dalla ieratica rappresentazione classica per perdersi in quelle che erano state le avanguardie europee è una ventata di aria fresca per i giovani pittori italiani che cercano di dare un nuovo senso al dipingere. Questo respiro dai tratti carichi di colore si percepisce nella pressoché paradossale melanconia che emerge da soggetti quasi naif che incarnano in sé una potente denuncia al sentimento di oppressione che segna quegli anni. Non è un caso che la mostra si apra con L’attesa di Ottone Rosai del 1920 e si chiuda poi con Il caffeuccio di Emilio Vedova. Se ne L’attesa, Rosai ci porta in un bar etereo e inesistente, dove la solitudine regna, Vedova ne Il caffeuccio del 1942, ci porta sempre in un bar, però fisico e tangibile, dove una ruvida e abbozzata rappresentazione della realtà ci ricorda nei tratti la Guernica di Picasso.

Consiglio vivamente di andare a perdersi nell’immaginario dei pittori “amici” di Iannaccone, poiché l’immagine che emerge dalla sua collezione è senza dubbio unica e legata a un sincero desidero di conoscenza e passione, che non necessariamente punta alle opere vincenti, ma segue l’utopico sentimento del collezionista, che non a caso è indirizzato a un media: la pittura, che da sempre mette in discussione e riflette su cosa fare arte significhi.

BIROLLI RENATO, Le signorine Rossi, 1938, olio su tela, cm100x120

BIROLLI RENATO, Le signorine Rossi, 1938, olio su tela, cm100x120

Arnaldo Badodi, IL CIRCO, 1941 OLIO SU TELA cm. 55x70 - CON CORNICE cm. 95x89x6,8 FOTO PAOLO VANDRASCH

Arnaldo Badodi, IL CIRCO, 1941 OLIO SU TELA cm. 55×70 – CON CORNICE cm. 95x89x6,8 FOTO PAOLO VANDRASCH

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