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Giovanni Kronenberg — Tributo per Alberto Garutti 2023

Jumanji VS Cremaster Ho completato il mio percorso di studi, all’Accademia di Brera, in 5 anni, provenendo dal Liceo Artistico Statale di Milano. Di questi 5 anni ne ho passati i primi due – a mo’ di nave in mezzo all’oceano priva di abbrivio e di benzina – con Paolo Scirpa, un artista che nelle […]

Alberto Garutti – Catalogo di mostra, Galleria Civica, Palazzina dei Giardini, Modena 16 settembre- 14 ottobre 1990 – Editore Nuova Alfa Editoriale, 1990

Jumanji VS Cremaster

Ho completato il mio percorso di studi, all’Accademia di Brera, in 5 anni, provenendo dal Liceo Artistico Statale di Milano. Di questi 5 anni ne ho passati i primi due – a mo’ di nave in mezzo all’oceano priva di abbrivio e di benzina – con Paolo Scirpa, un artista che nelle sue mostre proponeva un lavoro optical – almeno a me al tempo sembrava così- ma che poi in classe ti sfiniva facendoti disegnare la modella fino al tedio più assoluto (ndr: io venivo già da 4 anni di modella al liceo artistico…). 
Dopo due anni decisi di cambiare corso. 
Arrivai per caso – qualsiasi scelta in un contesto accademico per uno studente ai primi anni era dettata quasi interamente dal caso – al corso di Alberto, dove rimasi per i 3 anni seguenti, frequentando a volte intensamente, a volte solo sporadicamente. 
Alcune aule di pittura, dentro dei grossi armadi di sapore ministeriale, avevano dei televisori a tubo catodico con videoregistratore, in modo da permettere agli studenti di usufruire del cosiddetto “comparto audio-video” artistico. Un giorno Scirpa vi trasmise il film del 1995 “starring Robin Williams” Jumanji. Non ho chiesto il perché, ne mi lamentai della singolare scelta, lo trovai solo un’operazione ridicola, fuori dal tempo e dal contesto in cui dei 19enni iniziavano a muovere i primi passi nella più alta istituzione italiana di formazione artistica.
Mesi dopo, mi trovai da studente novello nell’aula di Alberto Garutti: anche in quest’aula c’era qualcuno che stava manovrando nel cosiddetto “reparto audio-video”, ma anziché Jumanji, veniva proiettato un singolare video di un artista estremamente visionario. Con il tempo ho scoperto che si trattava di un video di Matthew Barney, “Cremaster”, non so che numero. Il video era stato portato probabilmente da uno studente.  

Mettendo in prospettiva le cose, oggi, mi appare evidente la differenza di formazione, di professionalità e sopratutto di passione tra il contesto accademico circostanziale del tempo e lo spirito quasi pionieristico del corso di Alberto. 

Jumanjii VS Cremaster…

Sembra una barzelletta – probabilmente prima o poi la farò diventare tale – ma è anche la dura e avvilente verità di un sistema che , appunto, flirta da sempre con il livello basso di formazione e informazione. 
Personalmente, ho sempre considerato il corso di Garutti un corso puramente motivazionale. 
E’ quest’ultima la vera arma del suo successo: Alberto ti faceva capire che stava a te, e a nessun altro, voler diventare un artista. Rarissime le incursioni intellettuali nei dibattiti sulle opere – mi ricordo solo la sua estatica, continua citazione del Vangelo secondo Matteo di Pasolini; alcune altre veloci citazioni come Arancia Meccanica di Kubrick. Nessuna, mai, citazione di saggi, romanzi o libri di testo in generale. Per le riviste “leggete solo Flash Art o Tema Celeste” diceva. 
La partita era interamente sul riuscire a trasmettere uno stato febbrile verso l’opera. Ad alcuni arrivava, ad altri meno, a talaltri per niente.

Non so, oggi, com’è il livello delle varie accademie in giro per l’Italia. Molti amici artisti che stimo ci insegnano. Posso solo dire che per me e per tutti i miei compagni di corso – alcuni negheranno ma non credetegli – Il corso di Alberto ha rappresentato il primo e più importante step di presa di coscienza su di noi e sul nostro lavoro.

Alberto Garutti – Catalogo di mostra, Galleria Civica, Palazzina dei Giardini, Modena 16 settembre- 14 ottobre 1990 – Editore Nuova Alfa Editoriale, 1990

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