ATP DIARY

Giorgio Forattini e la Biennale di Venezia 2024

Sono diversi ormai i direttori che nelle ultime edizione hanno occupato buone porzioni di spazio di questo padiglione con allestimenti rigidi, vetrinistici, appunto pedagogicamente scolastici.
Nil Yalter – 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere Foto Matteo de Mayda

Testo di Giovanni Kronenberg

Da bambino, sono stati fondamentalmente due gli incontri folgoranti che hanno indirizzato il mio cammino verso le arti: nell’estate del 1982, l’album di figurine della Panini -che presentava nel “paginone centrale” delle figurine con dei ritratti disegnati dei più forti calciatori internazionali del tempo- e le caricature di Giorgio Forattini sulla prima pagina di Repubblica. Una volta entrato in “conflitto” con queste esperienze, ho iniziato a disegnare in casa o dove potevo, sempre più spesso, disegnando di tutto e su tutto, manifestando un’inclinazione che mi ha poi portato più avanti negli anni alla scelta del liceo artistico (a Milano, la mia città di nascita) e poi della conseguente Accademia di Belle Arti di Brera. 

Adoravo le vignette di Forattini. Erano artisticamente semplici, dotate di un tratto diretto, senza inutili orpelli o muscolarità tecnica, chiaroscuri o altro. Ma erano grondanti invettiva e originalità: ricordo gli stivaloni di Craxi, il cazzetto di Spadolini che si perdeva nel suo corpo enorme, papa Wojtyla raffigurato sempre di profilo, Nilde Iotti con una faccia perennemente incazzata. Era l’artisticità implicita che mi attraeva, la sua componente immaginifica. Poi, provavo timidamente a leggere i testi, la didascalia satirica che doveva completare il meccanismo illustrativo di derisione, la cosiddetta freddura. E li percepivo una distanza. Alcune volte non capivo le allusioni politiche (alcune addirittura mi apparivano totalmente incomprensibili), ma non era importante, anzi: accresceva la fascinazione per il tratto, la sintesi visiva o la visionarietà, la capacità di portare tutto su un terreno intraducibile da altri linguaggi o formati, quello che ancora oggi penso sia e debba essere l’arte. La sua compenetrazione alla scrittura era la parte per me meno interessante perchè ne percepivo la finalità moralizzatrice che inevitabilmente didascalizzava e rendeva l’opera un meccanismo circolare, semplice, immediatamente leggibile. Un’illustrazione, appunto. 

Quest’attitudine me la sono portata dietro negli anni ed è una cosa per me basilare nelle opere d’arte: semplicemente, l’arte non deve dirci cosa è giusto o cosa è sbagliato. L’artista non è ne un sociologo ne un politico militante. Claudio Parmiggiani affermava “l’arte mostra e non dimostra”. Perchè se presuntuosamente dimostra e prende posizione, finisce per diventare un’illustrazione di Forattini. Illustra, didascalizza. Depotenzia il mistero, rendendolo cameriere del senso univoco (e moralista). Qualcuno diceva il significato è un sasso in bocca al significante. 

Lina Bo Bardi Cavaletes de vidro, 1968/2024 Concrete, glass, wood, neoprene and stainless steel 240 × 75cm; 240 × 100cm; Based on the original design by architect Lina Bo Bardi Reproduction authorized by Instituto Bardi 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere – Foto Marco Zorzanello
Anna Maria Maiolino Anno 1942, from Mapas Mentais series, 1973-99 Gouache on ink, transfer type, and burn marks on paper 50.5 × 42.3 cm 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere – Foto Marco Zorzanello

Ho quindi apprezzato solo in parte e solo nelle sue eccezioni più “aperte” (pochissime, a dir la verità) la Biennale di Arti Visive “Stranieri Ovunque” Venezia curata da Adriano Pedrosa. Una mostra che prova a dirmi con assillante continuità, che tante, troppe cose, sono sbagliate. Come dargli torto? Ho dei figli piccoli che faticosamente sto provando a educare e a far vivere civilmente nel mondo. Ma l’arte non può essere ridotta a un tentativo di educazione o manipolazione sociale (come in questo caso). Perchè non è una cosa fattuale, possibile (ammissibile?). Per sua stessa natura. 
Da semplice spettatore, ho trovato decisamente pesante il padiglione centrale ai giardini, ad esempio: dove, per l’ennesima volta, lo statuto avanguardistico della biennale è stato stravolto da un allestimento pedagogico e museale. Sono diversi ormai i direttori che nelle ultime edizione hanno occupato buone porzioni di spazio di questo padiglione con allestimenti rigidi, vetrinistici, appunto pedagogicamente scolastici.
Le Corderie – come sempre – erano più ariose, finalmente ben illuminate, con alcune situazioni molto eleganti come la riproposizione dell’allestimento di Lina Bo Bardi, molto ben riuscito. Ma imbattersi nelle didascalia prossime alle opere è stato mortificante: “omosessuale, contadino e pittore”  recitava una di queste, parafrasando. Mi chiedo quali valenza estetiche possano aggiungere all’opera le prime due voci, se non, come detto, una valenza puramente sociologica. Cosa che ovviamente comprendo nel contesto curatoriale ma che non posso condividere, se questa rimane l’unica o la più stretta via di relazione alle opere. Il problema più generale di questo atteggiamento è che finiva per condizionare anche le opere maggiormente “aperte” e portatori di un messaggi meno univoci: ti rapportavi a queste già sapendo che da qualche parte sarebbe saltata fuori un orpello, una dinamica di riduzione moralistica.

Non sono un curatore o un direttore di un museo. Sono un artista che, da spettatore (con un pass da giornalista), ha visitato la mostra nei giorni dell’opening. Non ho soluzioni o modelli alternativi studiati o elaborati da proporre. Sono solo uno spettatore che è uscito deluso dalla Biennale di Venezia.

Louis Fratino 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere – Foto Matteo de Mayda
Rindon Johnson 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere – Foto Andrea Avezzù
xJulia Isídrez 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere – foto Marco Zorzanello