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La mostra “Gianfranco Pardi. Opere 1968-1982. Architetture, Poeticamente” – a cura di Bruno Corà e ospitata alla Cortesi Gallery di Lugano fino al 15 aprile 2016 -riunisce una serie di opere realizzate dall’artista milanese tra il 1968 e il 1982. Scomparso nel 2012 Pardi è riuscito a condensare nel proprio lavoro una serie di caratteristiche condivise da diversi artisti del periodo – i colori accesi e le campiture piatte di Schifano, le strutture di cemento e ferro di Giuseppe Uncini, alcune geometrie di Burri – delineando un percorso inedito che fonde un tipo di pittura astratta che guarda a Suprematismo e Costruttivismo a una personalissima sensibilità nell’indagine dello spazio.
Nei primi smalti su legno e alluminio (in mostra Soffitto e Giardino pensile, entrambe del 1968), l’artista realizza una serie di architetture sospese, luoghi immaginari che, come indica Bruno Corà (curatore della mostra e grande esperto del lavoro di Pardi) ricordano i paesaggi anemici di Mario Schifano. Vedute oniriche ma anche dettagli di progetti incompleti e inesistenti, la sospensione che queste opere suggeriscono fa pensare a un mondo di forme e volumi che basta a se stesso, in cui l’uomo non è più unità di misura. Ma la cifra personale di Pardi si rivela nelle “Architetture”. Gioielli di equilibrio, tensione e raffinata sensibilità cromatica, le architetture organizzano sulla tela un gioco di campiture di colore, superfici metalliche e tiranti in acciaio. Un senso di energia trattenuta e potenziale che fa pensare alle tensioni di Giovanni Anselmo. La galleria ospita 11 architetture, permettendo al visitatore di entrare nel cuore dell’opera di Pardi e riscoprirne la poesia minimale e rigorosa.
Così Bruno Corà descrive le architetture nel catalogo della mostra: “Le superfici delle opere su tela divengono il ‘teatro’ dove si esibiscono il disegno geometrico, gli schemi dello spazio e delle forze, delle sollecitazioni e delle tensioni con cui Pardi immagina gli infiniti rapporti ‘costruttivi’ e di strutturazione dell’opera, non tanto al fine di una prassi realizzativa dell’edificio immaginario, quanto piuttosto di come la pittura può dare immagine al pensiero progettuale architettonico, alla poeticità dell’abitare lo spazio. È come se Pardi tornasse sui passi che altri artisti, da Leonardo in poi, hanno compiuto nello studio analitico della forma, in quello anatomico del corpo umano, distinguendo i muscoli dai nervi, dallo scheletro, dagli organi, mettendo a nudo, in breve, il sistema che idealmente sottende ogni entità in equilibrio, come appunto l’architettura stessa. Ma il suo à rebours non è assolutamente citazionista, poiché egli ritorna alle origini per rinnovare un’immagine nella pittura e nella scultura.”
In mostra anche alcuni disegni che fanno parte di un lavoro del 1977 che ha per protagonista il pensiero di Wittgenstein e intitolato Poeticamente abita l’uomo, da un verso di una poesia di Friedrich Hölderlin. Il tentativo dell’artista è quello di tradurre in immagini il progetto del filosofo per la casa costruita a Vienna per la sorella Margarethe nel 1925-26. Pardi si dedicò per anni a un’opera di traduzione visiva del pensiero del filosofo, un progetto così ambizioso da rimanere incompleto. Il gallerista Stefano Cortesi sottolinea l’importanza di questa mostra per la riscoperta dell’artista. La personale dedicata a Pardi, spiega, fa parte della nuova linea che le gallerie di Lugano e Londra seguiranno questa primavera e cioè un percorso volto a riproporre l’arte del dopoguerra (dagli anni ’50 ai ’70) e in particolare quegli artisti che, nel clima del rivoluzionario gesto di Lucio Fontana, rifiutano la pittura pur conservandone i valori di base (l’attenzione al colore, al segno, la persistenza di una superficie che viene osservata da una posizione di distacco e con atteggiamento contemplativo).
Un’occasione per osservare da vicino l’opera di un artista ultimamente poco esposto, che in vita ha potuto contare sulla stima di Studio Marconi e della galleria Fumagalli di Milano e che, secondo le parole di Corà, “ha introdotto nella pittura una serie di forme, modalità, tracciamenti e materiali che mai prima avevano avuto cittadinanza sulla tela”.