ATP DIARY

Geometria Figurativa — Collezione Maramotti

[nemus_slider id=”64171″] E’ sempre curioso visitare una mostra con una persona che non ha nessuna conoscenza tecnica e storica dell’arte e ascoltare il suo approccio alle opere, quello che un quadro può scatenare in una mente candida, non influenzata da correnti o maestri. Ci sono cose che a volte non percepiamo se siamo abituati ad […]

[nemus_slider id=”64171″]

E’ sempre curioso visitare una mostra con una persona che non ha nessuna conoscenza tecnica e storica dell’arte e ascoltare il suo approccio alle opere, quello che un quadro può scatenare in una mente candida, non influenzata da correnti o maestri. Ci sono cose che a volte non percepiamo se siamo abituati ad andare per mostre, cose che diamo per scontato ma che così scontate non sono per chi le vede per la prima volta. Un non so che di originario, un commento a caldo che al primo impatto può sembrare banale ma che racchiude in sé la capacità che hanno le opere di stupire e di creare nuovi cortocircuiti sensoriali e conoscitivi. Questa volta mi è successo con una mostra complessa e variegata in un ambiente altrettanto dinamico come può essere la Collezione Maramotti di Reggio Emilia e con un accompagnatore d’eccezione la cui curiosità è inversamente proporzionale alla sua conoscenza dell’intricato mondo artistico contemporaneo.

La mostra Geometria Figurativa, aperta fino al 2 aprile, raccoglie opere di nove artisti contemporanei il cui tema che le accomuna potrebbe subito sembrare il gioco tra rappresentare l’astrazione e astrarre la rappresentazione ma analizzandole da vicino si coglie qualcosa di più come ricorda bene il curatore della mostra Bob Nickas. E’ un gioco di percezione e di interpretazione di qualcosa che va oltre l’opera e che riguarda direttamente l’artista, il suo modo di rapportarsi alla contemporaneità e di creare le opere. Il visitatore è invitato ad avvicinarsi a queste ultime, a fruirle da vicino per cogliere quel particolare che una visione sfuggente potrebbe mancare per poi allontanarsene e catturarle nel loro articolato insieme. Si va molto oltre il puro significato dell’opera, si parla infatti di un lavoro manuale in cui il tempo diventa una delle componenti per comprenderla ed assimilarla.
La mostra è situata nei locali a piano terra della Collezione, caratterizzato da drandi locali bianchi in cui le opere spiccano fin da subito e accolgono il visitatore con forme sfumate, pattern e numeri.

Geometria figurativa - Collezione Maramotti, Reggio Emilia - Ph. Dario Lasagni
Geometria figurativa – Collezione Maramotti, Reggio Emilia – Ph. Dario Lasagni

Il mezzo espressivo primario è la pittura in tutte le sue declinazioni, amplificato dal background emozionale dell’artista in una doppia prospettiva: il tempo di elaborazione dell’opera e, in quello ben più lungo, del proprio vissuto personale. Le opere di Sadie Bennig, per esempio, sono puzzle di immagini e segni che si ricollegano al suo passato di videomaker e disegnatrice e che navigano nel limbo tra astrazione e rappresentazione coinvolgendo lo spettatore nella creazione del significato dell’opera. L’ispirazione di Alex Brown parte invece dai modelli proposti dai nuovi media che riporta sulle opere ma che non si fa remore di sovrapporre a pattern creati ex novo in un continuo bilanciamento tra presentazione del reale e dell’immaginario.
Un racconto più intimista è quello di Mamie Holst che presenta con i dipinti tutti intitolati Landscape Before Dying caratterizzati solamente da tonalità che variano dal bianco al grigio al nero. La serie è iniziata quando all’artista è stata diagnosticata la Sindrome da Stanchezza Cronica che le consente di lavorare per brevi periodi di tempo nell’arco della giornata. Questa malattia che non le permette di spostarsi non le impedisce però di carpire nei suoi dipinti la vastità dell’universo e della creazione attraverso un’immaginazione che spazia anche nel non conosciuto per attrarre sulla tela la forza vitale che tanto le viene preclusa. Tutt’altra impronta seguono invece le opere di Chip Hughes che giocano con la percezione che le linee e i colori creino l’illusione di tessuti o stoffe con motivi schematici o monocromi. In realtà al loro interno si celano immagini fantasmatiche che si rifanno all’inconscio e ai sogni. Anche Ulrike Muller nei suoi lavori ripropone una moltitudine di tecniche e materiali spaziando dall’editoria, al tessile e alla performance e toccando contesti e pubblici diversi. Le installazioni, siano esse pitture murali o tappeti di sua produzione, le permettono di appropriarsi dello spazio così come le sequenze di opere in mostra come le piastrelle di ceramica smaltate si appropriano del tempo e dello spazio narrativo.
Jane Xylon punta la sua attenzione sui numeri e le strutture geometriche che nei suoi dipinti rimandano ad un vissuto scandito appunto da una sequenza temporale che si ricollega non solo al tempo della creazione artistica ma anche della collocazione del quadro nel qui ed ora dell’installazione. L’attenzione ai processi della pittura è invece il tema centrale dei lavori di Robert Janitz che non solo utilizza materiali come cera, farina e olio creando pennellate fluide e cariche di un certo lirismo, ma riesce anche a bilanciare il controllo minuzioso del procedimento in bilico tra emozione e distacco. Ancora il tempo la fa da protagonista nella serie di opere di Nicolas Roggy che puntano sulla scomposizione dell’opera intesa come immagine e supporto creando superfici frammentate, atemporali che richiedono una visione da vicino quasi fossero paesaggi lunari ma anche nei lavori di Richard Tinkler in cui ogni dipinto, eseguito nell’arco di una giornata senza aspettare che la pittura si asciughi, è collegato all’altro in una sorta di parentela genetica che gli permette comunque di sopravvivere e significare singolarmente. Una mostra complessa che ci ricorda quanto sia importante fermarsi e avere il tempo per comprendere un’opera e, perché no, farsi prendere per mano e divertirsi ad appoggiare quasi il naso vicino all’opera per cogliere i minimi particolari e poi correre indietro e vederla nella sua interezza e gustarne la bellezza del qui ed ora.

Nicolas Roggy Untitled 2016 gesso, modeling paste and pigments on wood 236 x 200 cm Ph. André Morin Courtesy Triple V Gallery, Paris © the artist
Nicolas Roggy Untitled 2016 gesso, modeling paste and pigments on wood 236 x 200 cm Ph. André Morin Courtesy Triple V Gallery, Paris © the artist
Richard Tinkler Book Four Volume Three Page Thirty One 2016 pen on paper  28 x 36 cm Courtesy and © of the artist
Richard Tinkler Book Four Volume Three Page Thirty One 2016 pen on paper 28 x 36 cm Courtesy and © of the artist