Gelateria Sogni di Ghiaccio il nuovo artist-run space di Bologna

La programmazione dello spazio prende avvio con la mostra Rachele Maistrello
19 Novembre 2016

Articolo di Irene Angenica

Lo scorso 28 ottobre, a Bologna, ha aperto Gelateria Sogni di Ghiaccio, Gelateria Sogni di Ghiaccio, un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea, animato da tre artisti: Mattia Pajè, Filippo Marzocchi e Marco Casella.
Il nome è il frutto di un’azione artistica di Roberto Fassone, che mentre lavorava alla realizzazione della sua personale Sono proprio un coglione a fare la performance a Bologna, che ci vive tuo fratello, a LOCALEDUE, visita lo spazio ancora in progress dei ragazzi e ne rimane molto colpito. Quando ha chiesto loro quale nome avessero scelto per lo spazio, i tre artisti si sono trovati spiazzati poiché non avevano ancora trovato il nome giusto; allora si è fatto carico lui stesso di questo compito, ad una condizione, che il nome da lui assegnato fosse accettato incondizionatamente. A questo punto Fassone, con l’aiuto della curatrice Valeria Mancinelli avvia un procedimento di selezione di nomi possibili attraverso un torneo alla fine del quale è stato proclamato vincitore Gelateria Sogni di Ghiaccio.

La progettazione del luogo espositivo nasce dalla volontà di Paje? e Marzocchi i quali, in seguito ad un’attenta osservazione di altre realtà italiane ed estere, si sono resi conto che le esposizioni proposte dal capoluogo emiliano si rivolgevano quasi esclusivamente ad un target legato principalmente alle glorie artistiche di un contemporaneo ormai passato. Per dei giovani artisti come loro, interessati ad indagare le nuove ricerche del contemporaneo, i luoghi dove potersi confrontare erano davvero pochi. I due hanno deciso dunque di realizzare uno spazio che rispondesse alle loro esigenze artistiche e di confronto.

Marzocchi e Pajè si erano già trovati coinvolti nella direzione artistica di LOCALEDUE, per cui avevano già lavorato come artisti quando erano ancora studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Da questa esperienza hanno maturato la consapevolezza e la volontà di accrescere la loro esperienza artistica ponendosi in dialogo diretto con il lavoro di altri artisti loro coetanei.

Lo spazio di Gelateria Sogni di Ghiaccio è stato ristrutturato completamente, i ragazzi hanno modellato il luogo in risposta alle proprie necessità, dividendolo in due zone: la prima è dedicata alla loro pratica artistica, svolgendo la funzione di studio; la seconda parte invece è stata realizzata in perfetto stile white cube, poiché reputano che uno spazio neutro, non connotato, sia una delle possibilità che permette un’apertura maggiore e lascia aperte più possibilità espressive agli artisti. Per i due soci, che spesso si cimentano con la pratica del site specific, lo spazio è una parte fondamentale dello stesso lavoro artistico.

Oltre alle necessità pratiche, Mattia ha dichiarato che per loro questo spazio nasce anche da un ragionamento profondo sul senso e sulla pratica dell’arte stessa, che individua il momento di produzione artistica non strettamente vincolato ad un’autorialità, almeno idealmente. Seguendo questo ragionamento si sono trovati a voler supportare il lavoro di altri artisti, mettendo da parte la propria soggettività e autorialità.
Ogni qual volta che si sono cimentati nella produzione e nel supporto di un lavoro altrui, Pajè e Marzocchi non sono mai intervenuti nella fase progettuale dei loro colleghi artisti, ma si sono resi totalmente disponibili per avviare una collaborazione con loro, assecondando le intenzionalità dell’ospite e le sue richieste affinché la sua opera prendesse vita. Con questa pratica cercano di dedicarsi in maniera incondizionata alla ricerca dell’entità dell’arte.
Per loro Gelateria Sogni di Ghiaccio è un’operazione artistica di per sé che consiste nel realizzare uno spazio volto alla creazione e al supporto di opere di altri artisti con tutte le implicazioni che ne conseguono.

Gelateria Sogni di Ghiaccio,   Bologna,   ph. Stefano Bazzano.

Gelateria Sogni di Ghiaccio, Bologna, ph. Stefano Bazzano.

Rachele Maistrello è stata la prima artista a esporre nel nuovo spazio.Inizialmente contattata da Mattia e Filippo per lavorare presso  LOCALEDUE,  inizia a condividere con loro le prime linee del suo nuovo progetto Arcadia. Nasce così l’idea di far coincidere l’apertura dello spazio con la mostra e di dislocare la performance a LOCALEDUE, come atto finale e più sperimentale. Da questo intento nasce un intenso lavoro di collaborazione tra artista invitata e artisti ospitanti che si protrae fin dal mese di giugno.

I lavori di Rachele Maistrello si muovono dalla fotografia al video, ma con Arcadia,  per la prima volta, il lato performativo di cui il suo lavoro è ricco si espande nello spazio espositivo e diventa pubblico. Il suo modo di operare è intrinsecamente performativo: l’artista si immerge in situazioni private e quotidiane che cerca di decostruire tramite processi relazionali che si servono del mezzo fotografico o video.

Questo procedere è evidente nell’installazione video che costituisce lo snodo centrale della mostra. L’opera Arcadia. First attempt è composta da sei video che dialogano tra loro, quattro di essi rappresentano degli interni di appartamenti domestici della città dove dei giovanissimi musicisti, con l’aiuto dei propri nonni, si cimentano in esercizi melodici, ognuno con uno strumento musicale diverso. In queste scene la presenza di un fondale raffigurante la via lattea si manifesta come strumento relazionale e dispositivo di dislocamento spaziale e temporale, che si contrappone ai goffi tentativi musicali dei giovani protagonisti. I due video centrali mostrano delle scene di interazione tra teenagers e un carro realizzato con i moduli del fondale celeste dei video precedenti, per le periferie cittadine. Il carro diventa così oggetto mobile e palcoscenico su cui sostare, che riecheggia l’antico carro trionfale, spogliato della pomposità del simbolo e mostrato nella nudità della sua presenza fisica.

 Volgendo la sua attenzione al privato, sia di un ambiente domestico che dei sobborghi periferici, l’artista crea delle piccole epifanie del quotidiano in un’atmosfera di atemporalità magica e indefinita. La performance svolta lo scorso 15 novembre presso LOCALEDUE è nata in continuità con la mostra stessa, ma è stata volutamente separata sia logisticamente che temporalmente per enfatizzare da un lato il profondo legame tra i due posti dove ha operato, dall’altro per dimostrare, al contrario, la loro separazione. L’atto performativo immergeva il fruitore in una dimensione magica di incantamento dove nella penombra della galleria si instaurava un dialogo silenzioso di segni grafici. Rachele ha coinvolto due performer, una bambina, Beatrice, e sua nonna Luisa e le ha separate da uno schermo sospeso su cui veniva proiettato il risultato di una “passeggiata” nel cielo tramite un’applicazione web per esplorare la volta stellata. La proiezione speculare sui due lati del telo diventava una partitura su cui improvvisare dei disegni astratti che davano forma al loro dialogo segreto.

Con Mattia abbiamo discusso circa il futuro del loro nuovo spazio e se con Filippo hanno già strade chiare da percorrere; mi ha risposto che le idee sono moltissime, che il loro lavoro si nutre delle esperienze in atto ed è caratterizzato da uno stato di impermanenza, grande compagna e amica della sperimentazione.

Rachele Maistrello,   Arcadia. Second Attempt #4,   prespaziato in PVC,   80 x 100 cm,   2016 (courtesy of the artist)

Rachele Maistrello, Arcadia. Second Attempt #4, prespaziato in PVC, 80 x 100 cm, 2016 (courtesy of the artist)

Rachele Maistrello,   Arcadia exhibition view,   Gelateria Sogni di Ghiaccio,   Bologna,   2016

Rachele Maistrello, Arcadia exhibition view, Gelateria Sogni di Ghiaccio, Bologna, 2016

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