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Garrett Bradley torna allo Schermo dell’Arte, dopo la sua partecipazione nel 2019 con il film America, con una selezione di cinque opere realizzate tra il 2017 e il 2022 che offrono uno spaccato della cultura americana dei giorni nostri. Attraverso i suoi film riesce infatti a raccontare le sfide della vita quotidiana mettendone in luce tutta la profonda complessità e costringendo il pubblico a riflettere sul mondo contemporaneo.
In sala al Cinema La Compagnia, Time (2020), candidato al premio Oscar e vincitore di numerosi altri riconoscimenti: il film è un racconto lungo 21 anni che ripercorre la battaglia di Fox Rich per la liberazione di suo marito condannato a 60 anni di carcere. Una storia toccante, ricostruita attraverso 18 anni di nastri MiniDV e riprese più recenti di Fox e i figli, capace di parlare in maniera delicata ma profonda del tempo e dell’assenza.
Le donne sono nuovamente al centro in AKA (2019), primo film di una trilogia sulle relazioni intergenerazionali in famiglie mixed-race, e in Safe (Excerpt) (2022) secondo film della stessa trilogia, che indaga invece i sentimenti interiori. In sala torna anche America (2019), cortometraggio con cui Bradley immagina un’intera discendenza perduta del cinema afroamericano, riscrivendo la storia del cinema in nome dell’emancipazione afro. Viene inoltre presentato il primo episodio della docuserie Netflix dedicata alla vita e alla carriera di Naomi Osaka, tennista giapponese classe 1997 vincitrice di quattro titoli del Grande Slam a soli 23 anni. Girata tra il 2019 e il 2021, la serie racconta i successi e le sconfitte in campo ma anche l’impegno sociale di Osaka e le sue sfide personali.
Lo Schermo dell’Arte propone anche quest’anno la collaborazione con Gucci che, nell’ambito della rassegna di film e video d’artista ‘CONTROLUCE: STORIES OF BEAUTY’ a cura di Michele Bertolino, presenta dal 11 novembre 2024 al 12 gennaio 2025, presso la sala Cinema della mostra Gucci Visions, il film Alone (2017). Bradley in questo breve documentario attraverso il racconto della vita di Aloné Watts offre uno spaccato profondamente critico sul sistema carcerario degli Stati Uniti e su come questo influisca tanto sulla vita di chi è detenuto quanto su quella dei loro cari.
Bradley ha esposto al Museum of Modern Art di New York (2020), al Contemporary Arts Museum di Houston (2019) e al Museum of Contemporary Art di Los Angeles (2022), tra gli altri spazi espositivi importanti.
Arianna Canalicchio: Hai partecipato allo Schermo dell’Arte nel 2019 con il film America, e adesso torni come protagonista del Focus di quest’anno. Qual è il tuo rapporto con il festival?
Garret Bradley: Ero qui nel 2019 e proiettarono America. C’è qualcosa di speciale nel proiettare film, specialmente come parte di un festival che pone l’accento sulla diversificazione della produzione cinematografica e dei suoi diversi formati, e farlo nel luogo di nascita del Rinascimento in Europa è davvero speciale.
AC: Saranno presentati alcuni dei tuoi lavori durante il Festival. Esiste un filo rosso che unisce questi film?
GB: Penso che questa sia più una domanda per chi fa la programmazione, in realtà. Quando faccio film, non penso a loro in un contesto più ampio. Non li penso in relazione l’uno con l’altro. Sai, è davvero come avere un bambino e mettere tutto nel significato e nel processo di questo particolare progetto. Vedere tutti i film come parte di una sequenza o collegati tra loro è qualcosa che lascio al pubblico e a chiunque altro sia interessato a fare delle connessioni, che potrebbero essere completamente personali per ognuno di loro.
AC: Abbiamo visto che molti dei tuoi lavori raccontano la vita di donne, da Alonè Watts in Alone a Fox Rich in Time. Che rapporto si instaura con le protagoniste dei tuoi lavori?
GB: Il primo film che ho girato a New Orleans si chiama Below Dreams, in quel periodo ero appena arrivata a New Orleans e avevo da poco terminato la scuola di cinema, che per me fu un modo più che altro per comprendere cosa significasse essere regista. Un regista è semplicemente un leader. È qualcuno che sa parlare più lingue con diversi artigiani e riesce a guidare con spirito, cuore e visione.
Quando mi sono trasferita a New Orleans sono andata da un direttore di casting, perché era quello che avevo imparato. Andai dal direttore di casting, e credo che in quel periodo stessero girando Il curioso caso di Benjamin Button, e non erano particolarmente interessati a quello che stavo facendo, il che è comprensibile. Così, per caso, sono andata su Craigslist, che è praticamente un sito web che ospita annunci per lavori, eventi, acquisti e vari servizi. Ho incontrato un sacco di persone tramite Craigslist e alla fine li ho scelti per il film.
Ne parlo per rispondere alla tua domanda, perché quel momento è stato in qualche modo l’inizio di molte relazioni che sono nate dopo quel film. Ad esempio, Aloné [Watts] stava uscendo con uno degli uomini che apparivano in Below Dreams, e siamo diventate molto amiche. Quando è diventata una madre single dall’oggi al domani, è stato chiaro che c’era una mancanza di rappresentazione riguardo alla solitudine da cui proveniva. Questo è stato l’inizio di Alone. Il modo in cui avevo concepito quel film inizialmente era come una serie di conversazioni tra donne in situazioni simili. In quella facilitazione del dialogo, c’era un livello di supporto non solo per loro in senso immediato, ma anche per chiunque guardasse il film. Per Alone, ho contattato un’organizzazione chiamata Friends and Families of Louisiana’s Incarcerated Children (FFLIC) e Gina Womack ha risposto al telefono. Lei era la direttrice e co-fondatrice dell’organizzazione, e mi ha detto: “Aloné ha davvero bisogno di parlare con Fox Rich”. E così Fox appare brevemente in Alone.
Quando Alone è stato completato come cortometraggio, è diventato molto importante pensare a come estendere la conversazione sulla separazione delle famiglie di colore e latine in America. E farlo in un modo che fosse completamente unico per loro, senza creare una narrazione monolitica su come fosse e cosa fosse quell’esperienza. Ed è così che è nato Time.
Lauren Domino è anche in America e Donna Crump è in Safe e in America. Lavoro con molte delle stesse persone, ma direi che tutto è iniziato davvero con il primo film, Below Dreams. In definitiva, si tratta di relazioni e di avere connessioni genuine e forti con le persone, essere entusiasti del lavoro che possiamo creare insieme. E penso che le donne portino dentro di sé così tanta intersezionalità, indipendentemente da tutto, che è un’esplorazione senza fine.
Cover: Garrett Bradley, Naomi Osaka 2021, courtesy of Netflix
Arianna Canalicchio: You participated in the Schermo dell’Arte back in 2019 with the movie America, and now you’re returning as the protagonist of the Focus on section. What is your relationship with the festival?
Garret Bradley: I was here in 2019, and they screened America. There’s something special about screening films especially as part of a festival that has an emphasis on the diversification of filmmaking and its different formats, and to do that in the birthplace of the Renaissance in Europe is really special.
AC: You will present some of your works during this edition of the festival. Is there a connection linking the films presented?
GB: I think that’s more of a question for the programmers, really. When I make films, I’m not always thinking about them in the context of a larger whole. I’m not always thinking about them in relation to one another. You know, it’s really like having a child and putting everything into the meaning and the process of this one particular project. To see them all, I guess, as part of a string or connected to one another is something I leave to the audience and to anyone else who’s interested to make the connections that they see which may be completely personal to them.
AC: Many of your works tell the stories of women, from Aloné Watts in Alone to Fox Rich in Time. What kind of relationship do you develop with the protagonists of your films?
GB: The first film I made in New Orleans was called Below Dreams, and at that time, I had just come to New Orleans and I had also just come out of the film school, which for me was more about understanding what it means to be a director. A director is just a leader. It’s somebody who can speak multiple languages to different craftspeople and is able to lead in spirit, heart and vision. But when I move to New Orleans I went to casting director, because that’s what I had learned. You go to casting director, and I think they were making The Curious Case of Benjamin Button at the time, and they really weren’t super interested in what I was doing, and which is understandable. So by default, I went to Craigslist, which is basically a website that hosts ads for jobs, events, purchases, and various services. And I met a bunch of people through Craigslist, and I ended up casting them in the film.
I’m mentioning this to answer your question because that moment kind of became the genesis for a lot of relationships that came after that film. So Aloné [Watts], for instance, was dating one of the men who was in Below Dreams, and I became very close to her. And so, when she became a single mother overnight it really became clear that there was an absence of representation regarding where that loneliness was coming from. And that became the beginning of Alone. The way that I was conceiving of that film was initially as a series of conversations between women in similar situation. In that facilitation of a dialogue, there could be a level of support not only for them in an immediate sense, but also for anybody watching the film. So for Alone, I contacted an organization called Friends and Families of Luisiana’s Incarcerated Children (FFLIC) and Gina Womack picked up the phone. She was the director and co-founder of that organization, and she said, “Aloné really needs to speak with Fox Rich”. And so Fox is briefly in Alone. When Alone was completed as a short film, it become rally important to think about how to extended the conversation around the separation of Black and Brown families in America. And to do that in a way that was wholly unique to them, without creating a monolithic narrative about what that looked like and what that experience was. And that’s how Time came to be.
Lauren Domino is also in America and Donna Crump is in Safe and in America as well. I work with many of the same people, but I would say it really started with first film, Below Dreams. Ultimately, It’s about relationships and having genuine, strong connections with people, being excited about the work we can create together. And I think women carry so much intersectionality within them, no matter what, that it’s an endless exploration.