Testo di Giulia Russo —
La quarta mostra per la sezione Portfolio che ha appena visto chiudersi il 2022 e che apre il nuovo anno, è dedicata a Gabriella Siciliano (1990), giovanissima protagonista del panorama partenopeo, che vive e lavora a Napoli. Nel suo studio, nel cuore del rione Sanità, è possibile seguire le tracce di una ricerca dedicata alle storture di temi come la merce, il lavoro, e l’intrattenimento.
Attraverso la tecnica delle installazioni site-specific, l’artista si concentra principalmente sulle contraddizioni della società contemporanea, mescolando i toni leggeri dei materiali dai colori sgargianti, a cui fa corrispondere necessariamente una controparte malinconica.
L’obiettivo è quello di conferire agli oggetti, creati per essere funzionali e piegati al servizio dell’essere umano, una propria autonomia, una forma che li liberi da questo scopo, restituendo loro un’anima. Proprio come nel caso di Mi manchi (2022), l’installazione pensata per la prima sala al piano terra di Palazzo Braschi.
Si tratta di una cella per animali alla quale si accede attraverso pesanti tende industriali; la stanza viene piastrellata di bianco dozzinale, che ricorda quasi un autolavaggio abusivo, con il tubo pressurizzato e lo scolo in bella vista.
All’interno dello spazio, riposano cavallini da giostra nei loro fiabeschi toni pastello, sdraiati a terra dopo un’estenuante giornata di duro lavoro, trascorsa a scarrozzare su e giù bambini urlanti nel carosello, ed esausti forse anche più dei nani, dopo un turno in miniera.
L’atmosfera resta sospesa. Ci sarà un altro round, dopo? E i cavallini che ora riposano, verranno scalzati da giovani puledri scintillanti e arcobaleno, o torneranno al loro posto? L’asetticità dell’ambiente non promette nulla di buono, si ha la sensazione di essere parcheggiati come giocattoli vecchi a tempo indeterminato. Ed è proprio questa la chiave della ricerca di Siciliano, restituire una dimensione in cui gli oggetti prelevati direttamente dal quotidiano si fanno portavoce di un capitalismo estremo, ma in verità risultano essere lo specchio di un’umanità distratta, svuotata di valori e di contenuti. Una debordiana società dello spettacolo, in cui l’esistenza degli individui diventa un prodotto, fino a che l’individuo stesso si trasforma in prodotto, destinato a svolgere un compito, sempre più distante dalla conoscenza di sé stesso, o in alcuni casi del tutto ignaro della possibilità di conoscere sé stesso.
L’energia del progetto risiede proprio nel combinare abilmente questa doppia natura frivola e nostalgica senza lasciare mai che l’una prevalga sull’altra. L’urgenza è quella di esorcizzare problematiche personali e universali, e questo lavoro viene svolto proprio attraverso l’uso di un’attraente patina di superficialità, apparentemente innocua.
Nonostante il taglio irriverente e ironico, il linguaggio dell’artista risulta intimamente poetico, l’estetica pop amplifica il cortocircuito tra i toni glitterati e le zone d’ombra, evidenziando ulteriormente le sfumature tragiche che derivano dal distacco sostanziale della società contemporanea occidentale dal senso di comunità, dalla necessità di un dialogo con la natura e con il proprio corpo.
Portfolio|Gabriella Siciliano, Mi manchi (2022)
17 dicembre 2022 – 12 gennaio 2023
Museo di Roma, Palazzo Braschi,
Quotidiana – Quadriennale di Roma