In occasione della sua mostra Per fiori agli altari alla Galleria Dino Morra e allo Spazio NEA di Napoli – dal 3 al 30 dicembre 2017 – g. olmo stuppia ci presenta un diary di appunti visivi e testuali. Giovedì 30 novembre alle ore 18:00, Spazio NEA di Luigi Solito, presenta la performance Per fiori […]
In occasione della sua mostra Per fiori agli altari alla Galleria Dino Morra e allo Spazio NEA di Napoli – dal 3 al 30 dicembre 2017 – g. olmo stuppia ci presenta un diary di appunti visivi e testuali.
Giovedì 30 novembre alle ore 18:00, Spazio NEA di Luigi Solito, presenta la performance Per fiori agli altari’. Per l’occasione Spazio NEA traslerà la propria sede espositiva all’interno della Galleria Dino Morra Arte Contemporanea, nel complesso dell’Ex Lanificio Borbonico di Napoli in P.zza Enrico de Nicola 46.
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Carpire il vacuo, colpire l’immenso sotterraneo strisciante come la serpe. Vagare come un proiettile impazzito a Forcella.All’interno di un pigmento, di uno stupido sapone scontato.
Scavare la luce, togliere togliere e togliere. Scolpire, trasformare il proprio tempo in un’improduttività talmente duttile da sembrare un filamento dorato: un pensatoio dove i crani sono quelli del Cimitero delle Fontanelle o della Cappella di San Severo.
E’ una città fatta di scippatori e cuori impavidi che resistono ad un’omogenizzazione sistemica: e “all’improvviso mi innamorai di te cantano allo Stadio San Paolo”
Colla vinilica e fegato di Merluzzo. Frattaglie, consapevole che “incantare gli orecchi dell’altro con vocaboli-gioielli o vocaboli-fiori significa senza dubbio sedurlo con la bellezza della parola ma non ancora entrare in relazione con lui. E curarsi di un fiorire dell’uno e dell’altro grazie ad uno scambio che, a ciascuno, apporta vita e respiro nuovi” (Luce Irigaray).
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Sabani-Cerruti due componenti del gruppo Squallor. Un omaggio “magico” all’epoca dell’epica band cinico partneopea, così pura nel pezzo “USA for Italy” così magica nel grandissimo “Cornutone” e infinita ne “O tiemp se ne va”.
Seguiti tacitamente da grandi della storia dell’arte e della musica, accompagnano la ricerca visiva di “Per fiori agli altari”.
Una metastasi alle orecchie, un sorriso per chi segue il suono goliardico della loro autentica lingua napoletana. Citando il mio brano preferito Usa for Italy dell’album “Tocca l’albicocca” del 1985.
“Caro Bob Dylan, Tu che canti in casa Reagan, Quando c’è Gromiko oppure Gorbaciov, I soldi di quattro teste nucleari, falli mandare qui for Italy”.
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Fiamme, un pezzo di carbone invisibile, un volume etereo consumato da prese elettriche estinte. L’Ex Lanificio Borbonico che fa luce dentro il mio cuore. Riscaldare riscaldare e riscaldare. Questo il compito della scultura. Un resto del processo in una costellazione di materia stratificata, collami, ciarpami, VHS bruciati, acidi e bunsen.
In girum nocte et consumimor ignit (cinema situazionista o motto Virgiliano di vecchia data?)
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Una bara, dei doni lasciati dalle famiglie delle Fontanelle sul suo dorso, un agglomerato di case abusive cresciuto tutto intorno al Cimitero. Il gusto barocco napoletano non smette di evocare il Messico, i colori non cessano di farsi accesi soprattutto in prossimità della morte, a fianco e dentro di essa il Napoletano scava un senso unico e una cura tutta sua. Incomprensibile a chi passa e va via veloce dopo un selfie ma evidente per colui che cerca di perdersi e contemplare.
Ho trovato un senso al vuoto che si dà all’invecchiare, pratica che invece sento già di vivere a pieno e davvero confacente agli altari dell’arte così frenetica e priva di poesia.
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Un ritaglio di una mia foto dell’insieme, un numero infinito di teschi e fiori finti accompagnati da suppliche, invocazioni, voti. Nel pieno delle forme e dell’estetica di “Per fiori agli altari”.
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Un quadro scontornato di giungla appare nel Rione Sanità, storico quartiere di Napoli al Cimitero delle Fontanelle ove, durante la peste del 1656 “infaustissima” persero la vita 250 mila napoletani.
Nasce così una tradizione: ogni famiglia napoletana accudiva (e accudisce) un cranio di “pezzentella” ornandola e pulendola. L’ossario del cimitero delle Fontanelle è la mecca degli artisti in visita e nati a Napoli, capace di mescolare tradizioni ed estrema contemporaneità. Ho deciso di non mostrare le solite immagini ma delle viste insolite e i pozzi luce tra i tufi anche per non profanare ulteriormente con gli scatti l’aura del luogo.
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In un Flash Art di qualche anno fa lessi che da un angolo si vede meglio l’ambiente esterno. Era un’intervista a Maurizio Cattelan. Anche questo frammento di ricordo aiuta e accompagna il brancolare nel buio. Una volta difficile, uno spazio duro, umido. . L’escamotage dell’angolo, degna dei migliori pugili. La bellissima volta dell’Ex Lanificio scompone in prismi e riflessi immaginari; spunti che aprono a nuove voci, è pieno di voci oltre allo scoppio dei motori in ogni dove della Metropoli del Sud. Voci fantasmatiche che cullano l’animo e adornano altari diafani. Un altro piccolo tassello anche questo mirabile angolo.