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Fuoriscena: gli oggetti, gli alberi e i luoghi di Beatrice Meoni | Z2O Sara Zanin, Roma

Beatrice Meoni rappresenta il suo mondo ma nello stesso tempo se ne distacca, lo osserva da fuori, Fuoriscena appunto, termine che richiama anche la sua lunga esperienza teatrale.
Beatrice Meoni – Fuoriscena – Installation View – z2o Sara Zanin – Foto Roberto Apa

Si viene avvolti da un mondo poetico ed evanescente quando si entra in contatto visivo con le opere di Beatrice Meoni, (1960), esposte nella personale Fuoriscena allestita presso la galleria Z2O di Sara Zanin a Roma.
La Galleria propone fino all’8 novembre 2025, 20 opere su tavola, di dimensioni diverse che accompagnano il visitatore attraverso un percorso intimo e personale fatto di oggetti, alberi e luoghi che appartengono al vissuto e al quotidiano dell’artista. Tre punti focali: lo studio, spazio di lavoro, concentrazione e solitudine in cui l’artista si rifugia, il capanno in giardino che offre punti di vista particolari e la casetta sull’albero, luogo che riporta all’immaginario sognato dai bambini, ma che realmente esiste nel giardino dell’artista e nel quale ha realizzato una parte dei lavori esposti.

Le opere sono il frutto di un lungo processo, fatto di gesti lenti, pensati e interiorizzati, in cui anche la scelta delle dimensioni dei supporti non è casuale, le tavole più grandi hanno infatti le misure delle braccia aperte dell’artista mentre quelle più piccole sono delle dimensioni giuste per essere trasportate proprio nella casa sull’albero. La materia pittorica, soprattutto olio e pastello, domina e costruisce l’immagine, senza ricorrere a schizzi e disegni, i colori sono tenui, opachi ma vibranti.
Beatrice Meoni rappresenta il suo mondo ma nello stesso tempo se ne distacca, lo osserva da fuori, Fuoriscena appunto, termine che richiama anche la sua lunga esperienza teatrale.

Beatrice Meoni – Fuoriscena – Installation View – z2o Sara Zanin – Foto Roberto Apa
Beatrice Meoni – Fuoriscena – Installation View – z2o Sara Zanin – Foto Roberto Apa

Ed ecco le immagini degli oggetti che la circondano nello studio, scarpe, cappelli, posaceneri, (Fuoriscena, 2025), il fumo del camino di casa che svela ma nello stesso tempo avvolge gli oggetti sulla mensola (Fumo, 2025) le tavolette della serie Sull’albero (2025), il giardino (I bulbi di ottobre, 2025), sorprendenti sagome di gambe su un non usuale supporto in marmo (Senza titolo, 2019).
Ma il distacco con cui Meoni osserva il mondo che la circonda non vuol dire essere fuori dal mondo attuale, e allora due suggestive opere, In studio, bandiera bianca (2025) e Le mie bandiere (2025), riportano immediatamente alla triste attualità verso la quale l’artista ritiene di non poter fare grandi azioni risolutive, ma con la sua arte può comunicare una intima partecipazione e così le stoffe e gli stracci accumulati nello studio intorno a lei diventano appunto “bandiere”.
Il suo particolare metodo di lavoro la porta a realizzare più opere insieme, lasciandone alcune in sospeso per poi riprenderle, aggiungere o togliere qualche elemento, lavorarle fino a grattare la superficie, in un processo che non sempre si conclude definitivamente. Come accade nei suoi luoghi, nei quali si sposta, ritorna, si allontana e poi ritorna ancora, il risultato “…è la creazione di spazi pittorici che rappresentano il suo andare e venire come il flusso di un mare senza sosta…” come afferma la curatrice Marina Dacci.
Una mostra da vedere con calma, senza fretta, assaporando le sensazioni che le opere riescono a comunicare e imparando così a Coltivare il tempo, come suggerisce il titolo di una delle opere in mostra.

Beatrice Meoni Fuoriscena, 2025 Olio su tavola cm150x150 Courtesy the Artist & z2o Sara Zanin
Beatrice Meoni – Fuoriscena – Installation View – z2o Sara Zanin – Foto Roberto Apa
Beatrice Meoni – Fuoriscena – Installation View – z2o Sara Zanin – Foto Roberto Apa
Beatrice Meoni – Fuoriscena – Installation View – z2o Sara Zanin – Foto Roberto Apa
Beatrice Meoni – Fuoriscena – Installation View – z2o Sara Zanin – Foto Roberto Apa