[nemus_slider id=”72345″]
—
Ad ogni edizione cresce in modo esponenziale. Fruit Exhibition – appuntamento dedicato all’editoria d’arte indipendente che si svolge a Palazzo Re Renzo (Bologna) dal 2 al 4 di febbraio 2018 – alla sua VI edizione, tra le novità propone Fashion Documents: un focus a cura di Saul Marcadent con la collaborazione di Anna Carniel dove editoria e moda si incontrano, attraverso una selezione di progetti e oggetti editoriali che utilizzano la lente della moda per guardare il presente.
Saranno presenti all’appuntamento una selezione di realtà editoriali: Encens, Mémoire Universelle, Grossomondo, Phile, Tissue e The Travel Almanac. “Caratterizzati dalla bassa tiratura e un alto grado di interdisciplinarietà e ricerca, questi titoli mettono in circolo il discorso della moda e lo alimentano attraverso i linguaggi della fotografia, del graphic design, dell’art direction e dello styling.”
All’interno del format di Fashion Documents ci saranno anche tre conversazioni con i fondatori e gli editor di Odiseo, Archivist e Hunter, tre pubblicazioni indipendenti tra le più significative in ambito internazionale.
Sabato 3 febbraio, ore 16.30
Conversazione con Emmy Koski e Vincenzo Angileri, editor-in-chief e editor di Odiseo, condotta da Simone Sbarbati, cofondatore e direttore di Frizzifrizzi. Odiseo è una pubblicazione fondata a Barcellona nel 2014. Ideata e prodotta dall’agenzia creativa Folch, esce due volte l’anno e attraversa il tema dell’erotismo, privilegiando di volta in volta un tema e la tiratura limitata.
Sabato 3 febbraio, ore 18
Conversazione con Dal Chodha, editor di Archivist, condotta da Marta Franceschini, studiosa di moda e dottoranda all’Università Iuav di Venezia.
Archivist è una pubblicazione fondata a Londra nel 2012. Senza periodicità, non stagionale, si occupa di cultura della moda e indaga la dimensione dell’archivio e della collezione privata attraverso lo sguardo di fotografi emergenti.
Domenica 4 febbraio, ore 18
Conversazione con Anna Carraro, fashion director di Hunter, condotta da Saul Marcadent, curatore di Fashion Documents.
Hunter Fashion Magazine è una rivista semestrale fondata a Milano nel 2011. Forte di una precedente esperienza editoriale, The/End, il gruppo di lavoro attiva una rete empatica tra fotografi, designer, stylist e collaboratori, dentro e fuori il sistema della moda.
Segue l’intervista con Saul Marcadent —
ATP: Per la sesta edizione di Fruit Exhibition curi la sezione Fashion Documents, presentata come un “territorio” dove l’editoria e la moda si incontrano per “guardare il presente”. In che modo pensi che che queste due discipline possano raccontare la contemporaneità?
Saul Marcadent: Sto concludendo un dottorato di ricerca all’Università Iuav di Venezia – tre anni durante i quali ho avuto modo di studiare le relazioni tra editoria e moda. In particolare mi sono focalizzato su riviste di nicchia come Visionaire, Purple, Self Service, A Magazine Curated By fondate a partire dalla prima metà degli anni novanta e tutt’oggi attive e accreditate nel sistema della moda. E poi sui periodici di nuovo tipo fondati negli anni duemila. Racconto questo perché c’è un legame intimo tra il lavoro che conduco nell’ambito della ricerca e Fashion Documents, sezione di Fruit curata su invito – sono situazioni diverse che si alimentano vicendevolmente. Per rispondere all tua domanda forse più che di “discipline” parlerei di ambiti e guardo con interesse al punto di incontro tra i due – un territorio estremamente produttivo, in cui le cose accadono e c’è spazio per la sperimentazione. Parliamo di editoria in modo generico ma forse è opportuno precisare quale editoria. Non quella generalista e di larga diffusione bensì quella interessata a coprire nicchie di pubblico e di argomento.
ATP: C’è un particolare criterio di selezione delle varie realtà editoriali invitate? Quali ‘contenuti’ significativi emergono?
SM: La selezione è curata in collaborazione con Anna Carniel e non è mossa da criteri rigidi; è costituita in buona parte da riviste ma i lettori potranno sfogliare e acquistare anche pubblicazioni monografiche, antologie, fanzine. Siamo interessati ai temi dell’identità, dell’erotismo, della sessualità, del genere – molto frequentati dalle esperienze coinvolte – così come alla dimensione dell’archivio, all’antropologia del look, alla fotografia. Per questo la selezione tiene insieme editori come DITTO, Yard Press, IDEA, fanzine come OOMK, riviste come C*ndy, Phile, Encens. A completare la rosa di pubblicazioni, alcuni titoli scelti in collaborazione con Edicola 518, un progetto utopico ma reale basato a Perugia: un chiosco nel cuore della città con le migliore riviste internazionali.
ATP: La sezione prevede delle conversazioni con i fondatori di tre realtà editoriali. Chi avete invitato e su cosa verteranno le conversazioni?
SM: Abbiamo invitato gli editor e i fondatori di tre riviste: Dal Chodha, editor di Archivist, Emmy Koski e Vincenzo Angileri, editor-in-chief e editor di Odiseo, Anna Carraro, fashion editor di Hunter.
Archivist è una pubblicazione aperiodica, priva di pubblicità, fondata a Londra nel 2012 che si occupa di cultura della moda attraversando, di volta in volta, l’archivio di un marchio o una collezione privata. Ogni archivio – quello di Hussein Chalyan nel primo numero, di Comme Des Garcon nel secondo, di Chloé nel terzo – è riletto attraverso il lavoro di un fotografo emergente. Odiseo è una pubblicazione erotica fondata a Barcellona nel 2014 da Folch, studio di design e comunicazione dal profilo internazionale. Privilegiando la tiratura limitata, ogni numero osserva la sfera della sessualità attraverso un tema e il lavoro di autori poco conosciuti e fuori dal circuito commerciale. Hunter è una rivista semestrale fondata a Milano nel 2011; forte di una precedente esperienza editoriale, The/End, il gruppo di lavoro attiva una rete empatica tra fotografi, designer, stylist, collaboratori dentro e fuori il sistema della moda.
Dal Chodha conversa con Marta Franceschini, studiosa di moda e dottoranda all’Università Iuav di Venezia, Emmy Koski e Vincenzo Angileri conversano con Simone Sbarbati, fondatore e direttore della rivista online Frizzifrizzi, Anna Carraro conversa con me. Al centro di ciascuna conversazione c’è la rivista: l’origine, l’identità del progetto editoriale, i temi mobilitati, gli autori coinvolti, le relazioni con il linguaggio della moda, la storia numero dopo numero. Attraverso lo sguardo di chi la dirige e la vive. E lo sguardo di chi la osserva da fuori.
ATP: Lo sviluppo dell’editoria indipendente legata all’arte e alla grafica si è sviluppata in modo diametralmente diverso rispetto a quella della moda, più legata al mercato e vincolata da aspetti prettamente commerciali.
SM: Non sono d’accordo, o meglio non direi che si sono sviluppare in modo diametralmente diverso – entrambe pongono pari attenzione al legame con il mercato e con la sfera commerciale. Pensa a una rivista d’arte come Kaleidoscope, per esempio. Oppure a riviste esplicitamente di moda come Archivist e Mémoire Universelle senza alcuna pagina pubblicitaria tradizionale al loro interno, poco interessate a raccontare la stagionalità della moda. Oggi sembra esserci spazio per forme di editoria più morbide e cadono certe etichette e classificazioni proprie dell’editoria periodica tradizionale, fedele a modelli economici e culturali consolidati. Questo non significa che non ci siano differenze e peculiarità ma credo sia urgente cominciare a guardare l’orizzonte editoriale di nicchia con nuovi occhi.
ATP: Ci sono delle realtà editoriali – presenti o meno a FRUIT – che ritieni innovative e all’avanguardia?
SM: In generale, mi interessa il lavoro di chi è calato nel proprio tempo. Per questo leggo e seguo con passione riviste come Girls Like Us, Turps Banana, The Travel Almanac e le produzioni di marchi editoriali come InOtherWords, Nieves, New Documents, Roma Publications.