Se parliamo in questi giorni di mostruosità, il pensiero corre inevitabilmente ai fattacci di cronaca. Riflettiamo quando le notizie sono calde, per poi mettere spesso nel dimenticatoio, buoni pensieri e altrettanto altruisti propositi. Suonano, non dico profetiche, ma sicuramente inquietanti le parole che aprono lo spettacolo Frankenstein (A Love Story), dei Motus – ospitato dal 22 al 26 novembre in Triennale a Milano -: “Abbiamo bisogno di mostruosità, di toccarla, tenerla vicino.”
La compagnia teatrale italiana fondata nel 1991 a Rimini, porta nei teatri uno dei classici tra i più conosciuti della letteratura mondiale, Frankenstein di Mary Shelly. Due secoli dalla prima edizione, il Prometeo della scrittrice britannica ha stimolato le più svariate e bizzarre interpretazioni, diventando mito moderno ma anche orripilante degenerazione della creatività. Lo scienziato e la sua creatura continuano ancora oggi a stimolare, con visioni e discorsi metaforici, artisti, registi e scrittori o, più in generale, continuano ad abitare i prodotti culturali di massa, le controversie scientifiche e non ultime le performance artistiche. Il mito di Frankenstein, nato 200 anni fa dalla mente visionaria di una giovane scrittrice, è quanto mai forte e vitale, pieno delle sue contraddizioni filosofiche, etiche, psicologiche e, non tralasciamo, quelle estetiche.
I Motus rileggono il racconto gotico della Shelly evidenziando l’ambiguità del suo essere astorico e atemporale, ma anche la sua essenza di ‘uomo nuovo’, frutto della ricerca scientifica e tecnologica. La compagnia romagnola ribaltano le tante prospettive sedimentate nei secoli, per ridare una nuova luce sia alla scrittrice (impersonata da Alexia Sarantopoulou), al dottor Victor Frankenstein (Silvia Calderoni), ma soprattutto alla ‘creatura’ (animata da Enrico Casagrande).
Il ‘mostro’, annientato dalla loro visione, ci viene restituito in una diversa prospettiva, diventando metafora della diversità e della non-conformità. Nella loro versione, Frankenstein sembra ritornare all’essenza della parola ‘mostro’: viene riportato a quella che è la sua originaria etimologia: mostro dal latino monstrum = prodigio, cosa straordinaria, che trae direttamente da monére, avvenire (vedi mostrare). Ecco allora che il moderno Prometeo diventa un essere in divenire che sembra assorbire tutte le fragilità umane.
Il nuovo ‘prodigio’, frutto ambizioso di un scienziato che cercava la perfezione, diviene – grazie ai Motus – una creatura fragilissima, summa delle paure, dei desideri, delle speranze e delle angoscia della nostra ‘mostruosa’ società.
Motus Italia
Frankenstein (A Love Story)
22–26 novembre
mercoledì – sabato ore 19.30
domenica ore 16.00
Ideazione, regia: Daniela Nicolò, Enrico Casagrande
Con: Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou, Enrico Casagrande / drammaturgia: Ilenia Caleo / adattamento e cura dei sottotitoli: Daniela Nicolò / traduzione: Ilaria Patano / assistenza alla regia: Eduard Popescu / disegno luci: Theo Longuemare / ambienti sonori: Enrico Casagrande / fonica: Martina Ciavatta / grafica: Federico Magli / video: Vladimir Bertozzi / produzione: Francesca Raimondi / organizzazione, logistica: Shaila Chenet, Matilde Morri / promozione: Ilaria Depari / comunicazione: Dea Vodopi / distribuzione internazionale: Lisa Gilardino / ufficio stampa: comunicattive.it / produzione: Motus con Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro nazionale, TPE – Festival delle Colline Torinesi, Kunstencentrum VIERNULVIER, Kampnagel / residenze artistiche ospitate da: AMAT & Comune di Fabriano, Santarcangelo Festival, Teatro Galli-Rimini, Centro di residenza dell’Emilia-Romagna L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale, Rimi-Imir, Berner Fachhochschule / con il sostegno di: Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna
durata 80 minuti
spettacolo in italiano. Per le repliche del 22 e del 26 novembre sono previsti sovratitoli in italiano e inglese che includono anche informazioni per la facilitazione della comprensione per persone con disabilità uditive