L’arte come narrazione | Francesco Arena alla Galleria Raffaella Cortese

"L’arte è narrazione sempre, anche quando si presenta in forme apparentemente lontane dalla narrazione. Le mie opere sono fatte di storie spesso occultate all’interno della forma dell’opera da qui la necessità di esplicitare questi racconti."
20 Marzo 2019
Francesco Arena, Angolo scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud), 2019 Copper, nautical wood, person born in 1939 Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Angolo scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud), 2019 Copper, nautical wood, person born in 1939 Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Per la sua seconda personale alla galleria Raffaella Cortese, Francesco Arena presente tre nuove opere installate nei tre spazi dello spazio espositivo in via Stradella. Tre sequenze per voce sola, titolo della mostra che ricorda quello delle “Sequenze” per voce composte da Luciano Berio, ospita tre opere e tre racconti ognuno narrato da una sola voce, dove storia, tempo e spazio si fondono. Nell’intervista che segue abbiamo chiesto all’artista di raccontarci alcuni aspetti della sua ricerca; il suo interesse per determinati argomenti, soprattutto in relazione alla storia contemporanea. Di fatti, tra le tre opere in mostra, una tocca la triste e annosa vicenda di Stefano Cucchi.

Presentate come tre racconti non-fiction, le opere di Arena condensano, per modalità e gestazione differenti, i temi a cui l’artista ritorna e approfondisce quali la fascinazione per il mondo numerico, la riflessione sullo scorrere del tempo e sull’idea del monumento come indagine sullo spirito collettivo e la sua retorica desueta.
Segue l’intervista con l’artista —

Elena Bordignon: Tre spazi – della galleria in Via Stradella -, tre opere, tre racconti. Una tripartizione che agevola la voglia di raccontare tre storie. Perché consideri le tue opere come veicoli di narrazioni? Perché sei interessato a esplicitare in modo molto dettagliato i racconti che sostanziano le tue opere?

Francesco Arena: Ognuno ha una storia da raccontare, anche la storia apparentemente più semplice è interessante perlomeno per chi la racconta perché è la sua storia; l’arte è narrazione sempre, anche quando si presenta in forme apparentemente lontane dalla narrazione. Le mie opere sono fatte di storie spesso occultate all’interno della forma dell’opera da qui la necessità di esplicitare questi racconti.

Francesco Arena, Linea finita (orizzonte Gianluigi) , 2019 Recording on a 4630 mt long magnetic tape lasting 6 hours, 46 minutes and 8 seconds 21 × 103 × 73 cm Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Linea finita (orizzonte Gianluigi) , 2019 Recording on a 4630 mt long magnetic tape lasting 6 hours, 46 minutes and 8 seconds 21 × 103 × 73 cm Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

EB: Per la tua personale alla galleria Raffaella Cortese, ritornano molte delle peculiarità della tua ricerca: la relazione con lo spazio, i rapporti e le analogie tra la memoria storica e quella personale; non ultimo i nessi con figure importanti della storia occidentale. In merito a questo ultimo aspetto, nell’opera “Angolo Scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud)” – come è evidente nel titolo – fai un omaggio a Freud, il padre della psicanalisi. Perché hai scelto di riverire questa importante personalità? Come nasce il lavoro che esponi?

FA: “Angolo Scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud)” è una scultura di rame che custodisce una presenza umana, la persona all’interno della scultura è nata nel 1939 anno della morte di Sigmund Freud, un assenza quella del padre della psicoanalisi è rappresentata a concretizzata temporalmente tramite la presenza di una vita che è iniziata quando quella di Freud è finita. Le caratteristiche fisiche della scultura, il suo essere esternamente opaca e internamente riflettente, la scelta del rame come materiale in grado di trasmettere energia, sono riferimenti alla figura di Freud e al suo lavoro rivoluzionario.

EB: “Linea finita (orizzonte)” è un’opera che vive solo se ‘adattata’ a chi la fruisce. Mi racconti il funzionamento di questo lavoro? Come viene attivato? 

FA: Linea finita è una scultura sonora, è una scultura sotto forma di nastro magnetico su cui è incisa una traccia audio. Esiste una formula geometrica per calcolare la distanza tra l’osservatore e l’orizzonte che osserva, avendo l’altezza degli occhi di guarda rispetto al suolo è possibile calcolare la distanza tra questo e l’orizzonte. La scultura consiste in una bobina di nastro magnetico per registrazioni audio lunga quanto la distanza tra l’osservatore e il suo orizzonte. Il punto di osservazione della persona ritratta, Gianluigi Trevisi, è a 168 cm di altezza quindi abbiamo una bobina di 4.630 metri, su questa bobina Gianluigi ha inciso per 6 ore 46 minuti e 8 secondi la sua storia.
Le bobine in commercio raggiungono al massimo una lunghezza di 1.100 metri, per la scultura è stata realizzata una bobina su misura e modificato l’impianto di registrazione e ascolto. L’opera è sia un ritratto che un autoritratto, io fornisco alla persona ritratta il mezzo e le regole per la creazione del proprio autoritratto, la distanza fisica tra il proprio punto di osservazione e il proprio orizzonte diventa un tempo oltre ad uno spazio, una sorta di rotazione del proprio orizzonte visivo.

Francesco Arena, Angolo scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud), 2019 Copper, nautical wood, person born in 1939 Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Angolo scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud), 2019 Copper, nautical wood, person born in 1939 Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Angolo scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud), 2019 Copper, nautical wood, person born in 1939 Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Angolo scontento (Hommage à la mort de Sigmund Freud), 2019 Copper, nautical wood, person born in 1939 Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

EB: Nella terza opera in mostra ti concentri su un fatto di cronaca recente molto controverso: la morte di  Stefano Cucchi. “Marmo con 3274 giorni” consiste in un blocco di marmo scavato in modo da ospitare un numero di fogli di agende corrispondenti ai giorni che vanno dal 23 ottobre 2009 – giorno della divulgazione mediatica del decesso di Cucchi – al 10 ottobre 2018, giorno della testimonianza che incrimina i carabinieri coinvolti. Per molti versi in questo lavoro è sottintesa una presa di posizione critica nei confronti di questa vicenda. Me ne vuoi parlare?

FA: La vicenda di Stefano Cucchi è emblematica in quanto è un chiaro tentativo di distorsione della verità. Rra chiaro sin dal primo giorno quando tutti abbiamo visto pubblicate le foto del corpo di Cucchi che lo stesso era stato sottoposto a un pestaggio; nonostante la verità fosse incisa così profondamente sul quel corpo, che da muto diventava corpo parlante, per quasi dieci anni moltissimi, specialmente in un determinato ambiente politico di destra, hanno continuato a negare la verità.
Questo dell’annebbiamento della realtà è un’antica tradizione italiana, la stessa che oggi cerca di convincere la gente che l’immigrazione sia il grande problema del nostro paese.

EB: Cosa ti affascina del mondo numerico?  Molti artisti sono stati attratti da questa fascinazione, penso a Mario Merz e Alberto Garutti. Ti senti vicino a questi artisti? Trovi che ci siano delle analogie tra la tua e la loro ricerca? 

FA: Conosco il lavoro di Merz e di Garutti, entrambi sono artisti a cui ho guardato e con i quali sento delle analogie. Quando andavo a scuola in matematica sono sempre stato un disastro, in prima liceo artistico sono stato rimandato in matematica, non ci capivo nulla dei numeri, anche ora non sono un granché con i conti ma a un certo punto ho capito che i numeri erano una cosa a parte, una lingua condivisa e astratta inventata dall’uomo per mettere ordine nel caos del mondo; per dare un senso al non senso attraverso un astrazione che indica una concretezza.

Francesco Arena, Marmo con 3274 giorni , 2019 Marble, agenda sheets 51 × 109 × 59 cm Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Marmo con 3274 giorni , 2019 Marble, agenda sheets 51 × 109 × 59 cm Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Marmo con 3274 giorni , 2019 Marble, agenda sheets 51 × 109 × 59 cm Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Marmo con 3274 giorni , 2019 Marble, agenda sheets 51 × 109 × 59 cm Ed. Unique  – Photo: Roberto Marossi Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Marmo con 3274 giorni , 2019 Marble, agenda sheets 51 × 109 × 59 cm Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena, Marmo con 3274 giorni , 2019 Marble, agenda sheets 51 × 109 × 59 cm Ed. Unique Photo: Roberto Marossi Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano.

Francesco Arena
Tre sequenze per voce sola

Galleria Raffaella Cortese
Fino al 24 aprile 2019

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